Brenton Tarrant, l'«ordinario uomo bianco» autore con tre complici della strage di Christchurch aveva postato la foto dei caricatori pronti alla mattanza con una sopra un serie di scritte.

Quasi tutte sono richiami storici a battaglie del passato tra paesi cristiani e musulmani o impero ottomano. C'è un richiamo a Roterham, la cittadina inglese dove furono vittime di abusi 1400 bambini, tra il 1997 e il 2014, e buona parte dei colpevoli erano pachistani.

Ma ci sono anche due ' omaggi' precisi agli autori di precedenti crimini razzisti: uno è l'italiano Luca Traini, che il 3 febbraio 2018 a Macerata ferì sei immigrati ' per vendicare' Pamela Mastropietro, morta in circostanze ancora non chiare ma il cui corpo era stato dissezionato da alcuni nigeriani, l'altro è il canadese Alexandre Bissonnette. Si tratta dello studente franco- canadese di 27 anni che, il 29 gennaio 2017, uccise sei persone e ne ferì altre 19 nella moschea di Quebec City. Bissonnette, condannato nel febbraio scorso all'ergastolo senza possibilità di condizionale per 40 anni, non spiegò il suo gesto. Era però un suprematista bianco, e i post che scriveva su Fb si dividevano tra l'odio per le donne e quello per i musulmani.

Probabilmente Tarrant ha citato questi due casi perché si tratta di processi recenti che hanno riportato i colpevoli sui giornali e nei Tg ovunque. Ma avrebbe potuto spaziare molto di più. Le stragi razziste sono una costante degli ultimi anni e decenni, ovunque nel mondo.

In Italia, come in realtà in parecchi Paesi d'Europa, episodi di razzismo e attacchi sono relativamente frequenti ma solo in un caso si era data un'azione efferata come quella di Traini.

Il 13 dicembre 2011 Gianluca Casseri, vicino a Casa Pound, apre il fuoco in pieno giorno con una 357 Magnum su un gruppo di senegalesi fermi in pazza Dalmazia, a Firenze, uccidendone 2. Di lì il killer si sposta verso il mercato centrale, dove spara di nuovo ferendo gravemente un altro senegalese e più lievemente una quarta vittima. Poi, braccato dalla polizia, si uccide nel parcheggio del Mercato. Pochi mesi prima, il 22 luglio, c'era stata in Norvegia la strage più sanguinosa. Anche in quel caso il killer, Anders Behring Breivik, 32 anni, fece tutto da solo, ma con una cura meticolosa prolungatasi secondo lui per ben nove anni. Iniziò con un'autobomba fatta esplodere di fronte al palazzo del primo ministro Stoltenberg, laburista. Il leader si salvò: 8 passanti rimasero uccisi, 209 feriti.

Di lì il killer si spostò sull'isola di Utoya, dove erano in campeggio di giovani laburisti. Su Internet si era procurato una divisa simile a quella della polizia: i responsabili del campeggio si insospettirono lo stesso e lui li freddò a colpi di pistola Glock. Poi passò al fucile e uccise 69 ragazzi tra i 12 e il 20 anni. Breivik era nemico giurato del multiculturalismo, del marxismo, dei musulmani, dei laburisti che riteneva responsabili dell' ' invasione'. Si definiva «il salvatore del cristianesimo» e posta foto in abito da crociato.

E' stato condannato 24 anni, massima pena in Norvegia. In carcere ha rivisto le proprie idee aderendo senza mezze misure al nazismo. Breivik, come spesso capita in questi casi, diventò oggetto di emulazioni.

Era lui l'idolo di Alì David Sonboly, tedesco di origine iraniano diciottenne che il 22 luglio 2016, quinto anniversario delle stragi di Oslo, uccise 9 persone e ne ferì 35 in un centro commerciale di Monaco. Sonboly non aveva collegamenti con l'estrema destra, però si considerava in quanto iraniano di origini, ' ariano puro' ed era molto colpito dall'essere nato lo stesso giorno di Adolf Hitler.

Breivik comunque non era il solo idolo di Sonboly. Nutriva immensa ammirazione anche per Dylan Roof, il redneck di 21 anni che l'anno prima, il 17 giugno a Charleston, aveva ucciso 9 persone, tutti neri, incluso il pasto- re Clementina Pinckney. Prima di sparare aveva spiegato: «Stuprate le nostre donne e state prendendo il sopravvento. Devo farlo». Inevitabilmente la furia omicida razzista colpisce anche gli ebrei. Il 27 ottobre 2017 a Pittsburgh Robert Powers, 46 anni, attualmente sotto processo, ha ucciso 11 persone in una sinagoga. Considerava gli ebrei «tutti figli di Satana» e riteneva che pertanto «dovessero morire tutti».

Il grosso degli attentati antisemiti in realtà va inserito nel quadro dell'antisemitismo jihadista o anti- israeliano. Era un franco- algerino musulmano Mohammed Merah, 28 anni, l'autore della strage di Tolosa del 19 marzo 2012, quando quattro persone tra cui tre bambini furono uccisi di fronte a una scuola ebraica ed era un jihadista francese, Mehdi Nemmouche, allora ventinovenne, l'autore della strage al museo ebraico di Bruxelles del 24 maggio 2014, nella quale persero la vita quattro persone. Non è ancora guerra razziale, nonostante il molto sangue versato. Ma comincia ad andarci vicino.