«La “profezia” di Baiardo? Una coincidenza, ma io posso assicurarvi che è stata una indagine pura, fatta con le intercettazioni». Il Procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido risponde così, a conferenza stampa terminata, a chi gli chiede un commento sulle dichiarazioni rese di recente da Salvatore Baiardo, uomo di fiducia dei boss Graviano di Palermo. «Che arrivi un regalino?…Che magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso?», disse di recente a La7.

Per il governo, aveva aggiunto Baiardo, «sarebbe un fiore all'occhiello». E a Giletti, che gli chiedeva se dunque la trattativa Stato-mafia non fosse mai finita, "si", rispondeva laconico, ipotizzando un legame con l'ergastolo ostativo. «Se non si avvererà quel che ho detto - aveva dunque chiuso Baiardo - ci rivedremo e lei mi dirà che ho raccontato una fesseria. Vedremo…».

Ma oggi arriva la replica di Paolo Guido, che da 15 anni coordina l'inchiesta sulla cattura di Messina Denaro. «E' stata una attività classica - dice - investigativamente abbiamo sfruttato i dati che emergevano e abbiamo fatto accertamenti in assoluta riservatezza fino ad arrivare al risultato. Cioè a oggi quando un uomo di nome Andrea Bonafede, che però non era Andrea Bonafede, si è presentato alla clinica Maddalena».

«Gli elementi acquisiti - prosegue - sono assolutamente affidabili, e quando dico affidabili potete immaginare da dove arrivano, da un contesto geneticamente mafioso che non lo tradirebbe mai». E quando i giornalisti insistono nel chiedere se è stata una mera coincidenza con la “profezia” di Baiardo, il magistrato ha aggiunto: «Le voci sulle sue condizioni di salute sono vecchie di almeno venti anni, un po' la storia dell'occhio, un po' altri malanni, abbiamo riscontrato ciclicamente problemi di salute»