ENNESIMA PARALISI DELLE NAZIONI UNITE DI FRONTE ALLA CRISI UCRAINA

Lo aveva detto martedì sera Zelensky di fronte al consiglio di sicurezza dell’Onu, e lo ha ripetuto ieri mattina il Papa mentre tratteneva tra le mani la bandiera ucraina che fino a qualche giorno prima sventolava sul municipio di Bucha, la città del massacro, il simbolo del martirio: «Nell'attuale guerra in Ucraina, assistiamo all'impotenza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite», ha denunciato Bergoglio nel corso dell'udienza del mercoledì.

GIANNI ALATI E ANTONELLA RAMPINO IL CREMLINO PRESENTA BUCHA COME LA GRANDE FAKE NEWS E PUTIN PARLA APERTAMENTE DI «PROVOCAZIONI ROZZE E CINICHE »

Bergoglio bacia la bandiera ucraina che sventolava su Bucha e chiede la pace Ma l’Alleanza lo gela e prevede tempi lunghi: «Serviranno mesi, forse anni»

Lo aveva detto martedì sera Zelensky di fronte al consiglio di sicurezza dell’Onu, e lo ha ripetuto ieri mattina il Papa mentre tratteneva tra le mani la bandiera ucraina che fino a qualche giorno prima sventolava sul municipio di Bucha, la città del massacro, il simbolo del martirio: «Nell'attuale guerra in Ucraina, assistiamo all'impotenza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite», ha denunciato Bergoglio nel corso dell'udienza del mercoledì.

«Dove sono le garanzie che deve dare l’Onu? Dov’è la pace che il Consiglio di sicurezza deve costruire?», aveva urlato Zelensky il giorno prima di fronte ai delegati del Consiglio di sicurezza. «Il proposito di questa organizzazione è garantire la pace - aveva continuato -, Altrimenti potete anche chiudere».

Parole che sono risuonante a lungo nelle orecchie dei delegati che ascoltavano impietriti.

E oggi il Papa torna a dar forza a quelle parole, a quella denuncia di immobilismo che rischia di delegittimare la stessa Onu, a renderla, come tante, troppe volte è accaduto, spettatrice silente e impotente di fronte ai crimini commessi dal dittatore di turno. Ma ieri è stata la giornata di Mosca, del tentativo di smontare quella che il Cremlino presenta come la grande fake news di Bucha, parlando di «provocazioni rozze e ciniche» da parte ucraina. Lo riferisce il Cremlino, secondo cui i due leader hanno inoltre discusso delle relazioni bilaterali e dei colloqui con Kiev.

Ma a smentire chi nutre ancora qualche dubbio sull’autenticità di quelle immagini di morte, è arrivata . E poi: «I russi hanno trasformato l'intera città in un campo di sterminio. Sfortunatamente l'inquietante analogia sta ottenendo sempre più conferme». Boychenko, è questo il nome del sindaco, ha aggiunto anche che «questa non è più la Cecenia o Aleppo. Questa è la nuova Auschwitz o Majdanek». Il sindaco parla di «decine di migliaia» di vittime civili, ricordando che una settimana fa stime in difetto parlavano di 5mila persone uccise a Mariupol.

E neanche dalla Nato arrivano notizie rassicuranti. Secondo gli analisti questa terribile guerra sarà ancora assai lunga: «Prima di tutto, questa guerra deve finire ora e il presidente Putin deve concluderla ritirando le truppe. Smettere di attaccare il paese sovrano indipendente Ucraina, sedersi e in buona fede trovare una soluzione politica. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo essere realistici e renderci conto che questo può durare a lungo, molti mesi e anche anni. Ed è per questo che dobbiamo essere preparati anche per una lunga guerra», ha affermato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

E intato arrivano singolari retroscena sul primo pacchetto di sanzioni decise a Marzo dall’Ue. Secondo la ricostruzione del Financial Times, il premier italiano Mario Draghi avrebbe avuto un ruolo decisivo.

Il quotidiano racconta che la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha chiamato il premier italiano chiedendogli di discutere i dettagli delle misure direttamente con la segretaria del Tesoro Usa. «Un accordo era vicino, ma, a Washington, la segretaria del Tesoro Janet Yellen stava ancora rivedendo i dettagli della misura più pesante e sensibile per il mercato: sanzionare la stessa banca centrale russa», scrive il Ft.

Gli europei erano ansiosi di fare in fretta, così von der Leyen ha chiamato Draghi. ' Eravamo tutti in attesa, chiedendoci: «' Come mai ci vuole così tanto tempo?'», dichiara un funzionario dell'Ue al Financial Times. «Poi è arrivata la risposta: Draghi deve usare la sua magia con Yellen. Entro la sera, l’accordo era stato raggiunto», aggiunge il giornale.

Prorpio in quei giorni l’Italia era descritta come l’anello debole dell’allenza atlantica, la nazione che più di ogni altra frenava sulla durezza delle sanzioni. Evidentemente si è trattato di una retroscena decisamente azzardato e privo di fondamento.

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