Altro che Qatargate: la definizione più corretta è “Belgium-gate”. Il copyright è di Sven Mary, avvocato di Eva Kaili, che insieme al collega Cristophe Marchand ora bussa alla porta del Parlamento europeo per verificare se ci siano state o meno violazioni della sua immunità.

Come anticipato sul Dubbio, l’ex vicepresidente ha inviato una lettera di messa in mora, sollecitando una risposta a cinque mesi dalla richiesta inoltrata alla Commissione Juri. Ma a Bruxelles, per il momento, tutto tace. Complice, forse, il timore che l’inchiesta si allarghi e colpisca altri parlamentari, che rimangono in vigile attesa e in religioso silenzio, nonostante dagli atti ufficiali emerga un monitoraggio della loro posizione politica, perfino dall’interno dello stesso Parlamento, dove i servizi segreti e la polizia si sono introdotti in borghese. Da settimane, infatti, circolano voci impazzite sull’imminente richiesta di revoca dell’immunità per altri eurodeputati, diversi dei quali italiani.

Intanto, però, sono diversi gli elementi che consentono di mettere in dubbio la tenuta dell’inchiesta, sempre più simile ad un’attività di lobbying che ad un affare di corruzione. Mentre il Belgio rinuncia al proprio mandato di cattura nei confronti del ministro del Lavoro del Qatar Ali bin Samikh al-Marri, da quando il Qatar si è detto pronto a intercedere per il rilascio degli europei detenuti in Iran, tra cui l'operatore umanitario belga Olivier Vandecasteele, i legali di Kaili, in un’intervista a Euronews, ribadiscono che l’ex vicepresidente è vittima di un «errore giudiziario» e della «violazione delle norme sui diritti dei membri dell'Europarlamento».

«Il Parlamento europeo ha il dovere di agire subito, e se non lo farà si dimostrerà colpevole di non aver fissato neanche un'audizione» per comprendere se le prerogative parlamentari di Kaili siano state violate, così come sembrerebbe analizzando i documenti dell’inchiesta, dai quali emerge un vero e proprio “spionaggio” da parte dei servizi segreti. Che nel loro fascicolo non hanno mai evidenziato elementi a carico della stessa politica greca, il cui arresto, secondo Mary e Marchand, sarebbe stato una «forzatura». «Non c'erano sospetti su di lei, ce ne erano invece su molti altre persone che all'inizio non sono stati nominati in questo dossier».

Anche perché le posizioni di Kaili sul Qatar erano totalmente coerenti con il piano della Ue. L’ex vicepresidente, infatti, si è recata in Medio Oriente come rappresentante del Parlamento europeo, rilasciando discorsi e interviste in accordo con la presidente Roberta Metsola, la cui stessa linea politica è stata monitorata dai servizi. E anche il discorso ritenuto prova principe della corruzione di Kaili, in occasione della risoluzione di novembre 2022 sui mondiali in Qatar, non sarebbe altro che il riassunto delle note inviate dall’Alto rappresentante Josep Borrell e dal Commissario per gli Affari interni Ylva Johansson, che avevano deciso, a livello di Commissione, «di cooperare con Qatar, Kuwait e Oman», come sottolineato dall’avvocato Michalis Dimitrakopoulos poco dopo l’arresto di Kaili. L’ordine impartito a tutti i vicepresidenti era quello «di rappresentare la posizione del Parlamento. Nient’altro».

E quel discorso pronunciato in plenaria, spacciato dai media come la fotocopia di un documento con il quale il Qatar si rivolgeva al Congresso americano per difendere le proprie politiche in tema di lavoro e di diritti umani, sarebbe invece fedele al mandato conferito a Kaili dai vertici del Parlamento. Nella sua nota, Borrell poneva l’attenzione sul «momento positivo senza precedenti» delle relazioni tra Ue e Qatar. «Lodiamo le riforme intraprese dal Qatar - affermava Borrell -, in particolare sulle questioni relative al lavoro e vi incoraggiamo a continuare con fermezza su quel percorso promettente aldilà della Coppa del Mondo Fifa, che siamo certi sarà un successo. A beneficiare delle riforme saranno soprattutto i cittadini del Qatar».

Il discorso pronunciato da Kaili il 21 novembre 2022 è totalmente sovrapponibile a quello di Borrell. Che pur non essendo presente ha dato mandato di spiegare il proprio punto di vista alla Commissaria per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Stella Kyriakides, che ha letto un documento a suo nome. «Negli ultimi anni il Qatar ha compiuto progressi significativi anche sul fronte dei diritti dei lavoratori», si leggeva in quel documento, in cui si evidenziava inoltre che «il Qatar ha adottato una nuova legge che stabilisce un salario minimo non discriminatorio». Tutti elementi evidenziati anche nel discorso di Kaili, secondo cui il Qatar avrebbe «fatto più di ogni altro paese della regione per rafforzare i diritti dei lavoratori migranti», perché «ha introdotto il salario minimo».