LUIGI SBARRA ( CISL)

«Nel “decreto aiuti” ci sono provvedimenti che abbiamo sollecitato e che consideriamo importanti come il bonus da 200 euro». Il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, considera positivi i risultati del confronto con il governo Draghi.

A IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CISL: «IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO HA FATTO TESORO DELLE NOSTRE PROPOSTE»

«Abbiamo salvaguardato salari e pensioni dall’inflazione e dall’aumento di prezzi e tariffe. L’Italia ha bisogno di una nuova politica dei redditi che tuteli i più deboli »

«Nel “decreto aiuti” ci sono provvedimenti che abbiamo sollecitato e che consideriamo importanti come il bonus da 200 euro per i lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati con redditi sino a 35 mila euro l'anno. Una misura che interessa 28 milioni di persone e costa da sola 6,5 miliardi». Il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, considera positivi i risultati del confronto con il governo Draghi in questa fase difficile per la vita del Paese.

«È vero, si tratta di un’una tantum, ma lavoriamo per migliorarla e rafforzarla, verificando la possibilità di renderla strutturale per aiutare le famiglie a fronteggiare questo difficile momento. La grande priorità che abbiamo è salvaguardare salari e pensioni dall’inflazione e dall’aumento di prezzi e tariffe».

Segretario Sbarra possiamo considerare il Dl Aiuti una boccata d’ossigeno?

È un sostegno concreto, fuori dalla logica del populismo e delle proposte velleitarie.

L’emergenza è pesante, non poteva essere affrontata con i 6- 7 miliardi previsti originariamente. Abbiamo detto al premier Draghi che andava rafforzata e la nostra sollecitazione è stata accolta, visto che il decreto, oggi, muove 14 miliardi.

Recuperiamo le risorse aggiuntive dall’incremento della tassazione sugli extra profitti energetici, come richiesto da tempo dalla Cisl. Un bel segnale redistributivo.

Alcune di queste aziende hanno protestato per questo intervento.

Pensiamo sia una protesta priva di fondamento ed anche abbastanza offensiva per le imprese che oggi rischiano di chiudere. Dico di più: per recuperare ulteriori risorse ci sono ancora margini di innalzamento, così come si dovrebbe reinvestire tutta l’iva incrementale generata dall’innalzamento dei prezzi di gas e carburanti. Entrando nel merito del decreto, oltre ai 200 euro, apprezziamo la proroga del taglio delle accise fino a luglio e quella del bonus energia fino a settembre, come pure i 3 miliardi stanziati per contenere il caro- prezzi sulle materie prime che sta danneggiando i cantieri, con riflessi negativi sulla tenuta dell’occupazione e la dilatazione dei tempi di realizzazione delle opere. Importanti anche i 100 milioni per sostenere gli affitti ed il fondo di 600 milioni rivolto alle grandi città per l’attuazione del PNRR.

Il premier Draghi vi ha ascoltato, insomma?

Il presidente del Consiglio ci ha incontrato all’indomani del Primo Maggio, ascoltando e facendo tesoro delle nostre proposte. Il risultato parla da solo. Ed è anche significativo che il premier abbia riconosciuto il ruolo del sindacato responsabile in conferenza stampa. Una bella “prova di concertazione” che ha dato risposte fondamentali sul piano emergenziale. Ora però bisogna dare continuità a questo metodo, avviando un confronto stabile che porti ad un grande patto sociale tra governo, associazioni di impresa e sindacati come fece Ciampi nei primi anni Novanta. È agendo insieme che possiamo sciogliere i tanti nodi che frenano investimenti e riforme, lavoro e produttività, coesione territoriale e sociale, contrasto alle disuguaglianze e sviluppo.

Di che cosa ha bisogno il Paese?

In primo luogo di una nuova politica dei redditi che tuteli i più deboli, generando e redistribuendo ricchezza e produttività.

Dobbiamo avviare e portare rapidamente al traguardo il cammino della riforme del fisco e della previdenza, della giustizia e della concorrenza, concertando investimenti pubblici e privati, rilanciando scuola e pubblica amministrazione, qualità e stabilità dell’occupazione, frenando il precariato, assicurando la sicurezza nei luoghi di lavoro. Vanno rafforzate le condizionalità sociali sugli investimenti del PNRR: quanti chiedono sostegni devono assumere l'obbligo di incremento delle assunzioni soprattutto di giovani e donne ed impegnarsi ad applicare i contratti nazionali siglati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Bisogna alleggerire il carico impositivo sui lavoratori dipendenti e sui pensionati, ma anche sulle imprese che investono nelle nuove tecnologie e che non licenziano. Vanno rinnovati i contratti pubblici e privati scaduti ed aggiornati i meccanismi di riallineamento salariale all’inflazione reale. C’è da rilanciare la lotta all'evasione e all'elusione che portano via ogni anno 100 miliardi alla collettività. I dossier sono tanti, e vanno messi nel quadro organico e coerente di un grande Accordo nazionale per il lavoro, la coesione e lo sviluppo.

La guerra in Ucraina non aiuta la ripresa… Direi proprio di no. Anzi. Sono sempre più convinto che si debba recuperare l'autonomia energetica e rompere la dipendenza dalla Russia. Per questo va almeno triplicata la produzione nazionale di gas e costruita una nuova politica energetica basata sulla diversificazione degli approvvigionamenti. Bisogna stringere nuovi accordi commerciali, puntare sui combustibili verdi, sostenere l'economia circolare, continuare a tagliare le procedure autorizzative sulle rinnovabili e far crescere una cultura legata al risparmio ed all' efficientamento energetico. Il tema dell'energia è centrale per sostenere il tessuto economico produttivo e determinante per dare solidità alla crescita.

Al momento quello che cresce in Italia è il numero dei morti sul lavoro.

Purtroppo è così. Ogni anno siamo di fronte ad un bollettino di guerra. All’Esecutivo abbiamo consegnato un documento unitario per una strategia comune che metta insieme governo, organizzazioni sindacali, associazioni datoriali in una nuova offensiva nazionale, articolata su due campi di intervento. Il primo consiste nel rafforzare verifiche ed ispezioni, controlli e vigilanza, nell’assumere più ispettori e medici del lavoro ed elevare la qualità del coordinamento tra enti proposti. Il secondo piano riguarda la prevenzione, la formazione e la comunicazione necessarie a far crescere la cultura della sicurezza e della legalità già dai banchi di scuola. I Ministri del Lavoro e della Salute, o direttamente Palazzo Chigi, convochi al più presto le parti per arrivare al patto cui ha fatto riferimento il Capo dello Stato. Noi siamo disponibili a sederci al tavolo di confronto anche domani mattina.