«Da sempre l’equilibrio è la prima valutazione che si fa, la si fa sul campo. Quando si parla di test psico- attitudinali chiariamo di cosa si parla. L’impressione è che siano un modo per mettere un dito nell’occhio ai magistrati. Non dico no, vorrei capire come si fanno. Se si vogliono arricchire i controlli con i test, dal proclama urticante di passi a qualcosa su cui discutere». Parole e musica del presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia, il quale interviene sulla questione assai delicata dei test psicoattitudinali dei magistrati. Un vecchio pallino dell’ex presidente Silvio Berlusconi e che oggi torna al centro del dibattito politico.

Qualche settimana fa la commissione Giustizia del Senato aveva infatti incardinato l’esame dei decreti attuativi della riforma Cartabia e il relatore Pierantonio Zanettin (Forza Italia) e la presidente della Commissione Giulia Bongiorno (Lega) si erano detti a favore dell’inserimento nei decreti della norma che introduce i test attitudinali per i magistrati. La misura era stata ampiamente discussa all’interno della maggioranza, con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano che anche in un Cdm di novembre aveva sollecitato la norma, mentre contrario si era detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Il segretario Anm Casciaro, qualche giorno fa, aveva espresso la sua contrarietà spiegando che «il concorso in magistratura è già selettivo e dà adeguate garanzie sulle attitudini non solo tecnico-giuridiche, anche in considerazione dell’affiancamento del neo-magistrato negli uffici giudiziari per ben diciotto mesi prima dell’assunzione delle funzioni giurisdizionali si tratta di un’innovazione che ritarderebbe le già lunghe procedure di concorso».