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CESARE PARODI, PRESIDENTE ANM
Sono inestinguibili, pare, i riverberi del caso in cui si è trasformata una semplice iniziativa dell’Ordine forense di Milano, che ha messo a disposizione una piattaforma per l’invio riservato, da parte degli avvocati, di segnalazioni sulla «professionalità» dei magistrati. Il portale aveva il solo obiettivo di rendere più accessibile un’opzione che la legge attribuisce ai difensori da quasi 20 anni.
Ebbene, l’Anm l’ha presa male e, anche per voce del proprio leader Cesare Parodi, ha paventato «strumentalizzazioni». Dopodiché sabato l’Unione Camere penali ha replicato al sindacato delle toghe, e ieri Parodi è di nuovo intervenuto, contro i penalisti. I quali avevano fatto notare come «il sistema delle valutazioni di professionalità dei magistrati è totalmente ineffettivo. Richiede grandi sforzi burocratici ma non produce alcun risultato pratico perché sono tutti promossi sempre a pieni voti». Nel riferimento a «possibili strumentalizzazioni» fatto da Parodi, l’Ucpi coglie dunque l’eco di una «ritenuta superiorità etica del magistrato o, se si preferisce, l’inferiorità dell’avvocato che non sarebbe degno di fiducia e, se chiamato a giudicare, userebbe “strumentalmente” la facoltà attribuitagli contro l’integerrimo magistrato». Ma Parodi appunto contesta la denunciata, dagli avvocati, “ineffettività” dei giudizi su cui si basano le promozioni di giudici e pm: «Ogni magistrato è sottoposto a sette differenti valutazioni durante tutta la sua attività: mi domando quale altra categoria di lavoratori ne ha altrettante».
Fino all’avviso: se «i cittadini hanno il diritto di sapere in quali casi magistrati hanno superato le valutazioni di professionalità, pur non essendo idonei a fronte di fatti specifici incompatibili con tale valutazione», il presidente Anm assicura che continuerà a battersi «per fare in modo che le accuse rivolte ai magistrati siano specificamente e tempestivamente documentate in modo da consentire anche ai magistrati quel diritto di difesa del quale giustamente gli avvocati si dichiarano paladini. Un diritto di difesa che soprattutto, consenta, ove le accuse si rivelino infondate o ingiuste, quelle legittime reazioni, in tutte le competenti sedi». Aggressiva, insomma, come replica. Ma esposta certamente al contropiede, come sempre quando si va in forcing.