PHOTO
I fantomatici appartenenti alla loggia Ungheria hanno deciso di presentare il conto all'ex avvocato esterno dell'Eni Piero Amara. Accusati da quest'ultimo di far parte di tale associazione segreta che si proponeva quale naturale continuazione della loggia P2 di Licio Gelli, con lo scopo di pilotare le nomine dei magistrati al Consiglio superiore della magistratura e di aggiustare i processi scomodi a carico dei sodali, hanno deciso in massa questa settimana di costituirsi parte civile nel processo per calunnia nei suoi confronti.
«La reputazione è uno dei valori maggiormente vulnerabili nell’era dei social, della disinformazione e delle fake news. Ora confidiamo che una accusa così grave come l’aver preso parte ad una associazione segreta a carattere eversivo o affaristico, giudicata dalla magistratura inquirente e giudicante di Perugia totalmente infondata e assurda, trovi una risposta in termini di giustizia altrettanto grave e seria a ristoro di chi è stato ingiustamente calunniato e diffamato dopo una vita spesa al servizio delle più alte istituzioni della Repubblica», ha dichiarato il professore Vittorio Manes, difensore di parte civile del primo presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, del procuratore generale Pasquale Ciccolo, e del procuratore di Bologna Gimmi Amato. «È una questione di principio - ha aggiunto - che sta prima e più in alto di ogni aspettativa risarcitoria».
«L’onore e la reputazione di chi ha ricoperto i più alti vertici dello Stato sono beni che appartengono non solo al singolo, ma anche alle istituzioni. La nostra costituzione nel processo è diretta ad ottenere una condanna da parte dell’autorità giudiziaria nei confronti di chi discredita inventando falsità verso chi ha servito con onore e per una vita intera lo Stato», ha commentato invece il professor Pieremilio Sammarco, difensore dell'ex comandante generale della guardia di finanza Giorgio Toschi.
Furono 65 i nomi fatti da Amara come appartenenti a questa fantomatica loggia, fra essi funzionari dello Stato, importanti magistrati, vertici delle Forze armate, imprenditori, alti esponenti vaticani. Alcuni di loro nel frattempo sono morti, come Silvio Berlusconi o gli ex presidenti della Cassazione Vincenzo Carbone e Giorgio Santacroce.
Amara, fino a quel momento “gola profonda” di molte Procure, ad iniziare proprio da quella di Milano che vedeva in lui l'accusatore ideale dei capi del colosso petrolifero del cane a sei zampe, imputati di aver corrotto mezzo governo nigeriano per assicurarsi i diritti di estrazione sui giacimenti del paese africano, rivelò l'esistenza di questa loggia super segreta alla fine del 2019 davanti al pm milanese Paolo Storari che si era convinto della bontà del suo racconto al punto da chiedere poi aiuto all'allora componente del Csm Piercamillo Davigo sul modo di procedere con le indagini in quanto i propri capi erano restii ad effettuare le iscrizioni nel registro degli indagati.
Tutto ebbe iniziò il 6 dicembre di quell'anno quando Amara rappresentò inizialmente ai pubblici ministeri che avrebbe preferito riferire della vicenda della loggia Ungheria soltanto alla Procura di Perugia. Successivamente, dopo una ampia discussione con Storari lungo i corridoi del quarto piano del Palazzo di giustizia, sarebbe stato convinto da quest'ultimo a rendere le dichiarazioni dinnanzi alla Procura di Milano. Amara, tuttavia, pose come condizione che non fossero presenti all'audizione ufficiali della guardia di finanza in quanto temeva una immediata fuga di notizie (chiunque fosse l'ufficiale delle fiamme gialle). I pm, quindi, condividendo le esigenze di segretezza che aveva evidenziato Amara, decisero di affidare le attività di verbalizzazione, fonoregistrazione e custodia delle dichiarazioni esclusivamente al luogotenente della guardia di finanza Daniele Spello, rappresentato come uomo di assoluta fiducia della Procura di Milano per essere stato a lungo il braccio destro di Ilda Boccassini.
Spello, un paio di settimane dopo la fine dell’interrogatorio di Amara, morirà però per un “malore improvviso” nel suo appartamento lasciando gli atti a Storari.
Durante la prima udienza di questa settimana, l'avvocato Salvino Mondello, difensore di Amara, ha chiesto la trascrizione delle registrazioni di tali interrogatori che dovrebbero però trovarsi a Perugia dove Amara venne poi successivamente interrogato anche nell'ambito del procedimento a carico dell'allora presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara.
Stralciata al momento la posizione di Giuseppe Calafiore, all'epoca socio di Amara, non presente in aula l'altro giorno. Fra gli interventi si segnala quello dell'avvocato Fabio Repici, difensore dell'ex togato del Csm Sebastiano Ardita. Repici ha presentato una memoria segnalando che Mondello ed il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo sono stati ciascuno testimoni di nozze dell'altro. Ielo era il magistrato assegnatario del fascicolo nei confronti di Amara per corruzione, frode fiscale e bancarotta, definito quindi con un patteggiamento con versamento volontario di qualche miglia di euro a fronte di una distrazione di denaro di oltre un milione di euro.