A distanza di quasi cinque anni, la Cassazione è tornata ieri ad occuparsi della vicenda dell’hotel Champagne, vale a dire del presunto “complotto” cui avrebbero partecipato politici e togati del Csm ( Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Pierluigi Morlini e Luigi Spina) per far nominare Marcello Viola procuratore di Roma, poi nominato a capo della procura di Milano. Dopo la condanna alla sospensione del servizio comminata nei loro confronti dalla Sezione disciplinare del Csm, Spina si è dimesso dalla magistratura per esercitare la professione forense e Lepre è transitato della magistratura tributaria. Il primo punto che dovrà essere analizzato riguarda, ovviamente, la legittimità della predetta condanna e l’utilizzabilità delle intercettazioni nei procedimenti disciplinari anche dopo la pronuncia della Corte costituzionale che, nel conflitto di attribuzione tra il Parlamento e la sezione disciplinare del Csm, aveva dato ragione a quest’ultima.

Lo scorso luglio, a distanza di tre mesi dall’udienza e a oltre un anno e mezzo dalla delibera della Camera del gennaio 2022, la Consulta, sostituito il relatore Franco Modugno con il giudice Stefano Petitti, aveva stabilito che le intercettazioni di Cosimo Ferri, allora parlamentare del Pd, captate ben quattro volte in meno di un mese con il trojan inserito nel cellulare di Luca Palamara, fossero “casuali”. Per giungere a tale decisione la Corte costituzionale aveva “bypassato” il dato documentale, come più volte raccontato su questo giornale, rappresentato dal progressivo 187 del 7 maggio 2019 ore 23.19, classificato dalla stessa Guardia di finanza che svolgeva le indagini “molto importante”, che era stato ascoltato alle ore 18.42 dell’ 8 maggio 2019 e quindi 5 ore e 25 minuti prima dell’incontro all’hotel Champagne che ebbe inizio il 9 maggio 2019 alle ore 00.07.29, da cui risultava che Palamara e Ferri avessero stabilito di vedersi.

Su tale pronuncia il giudice costituzionale Nicolò Zanon lo scorso dicembre, durante la presentazione a Milano del libro di Alessandro Barbano “La Gogna. Hotel Champagne la notte della giustizia in Italia”, si era lasciato scappare che il conflitto di attribuzione tra la sezione disciplinare e il Parlamento sarebbe stato deciso dalla Corte costituzionale sulla base della volontà di dare “pregiudizialmente” ragione al Csm. In contrario, tutte le decisioni disciplinari adottate dallo stesso Csm e dalla Cassazione, compresa la rimozione dalla magistratura di Palamara, avrebbero potuto essere azzerate. La Cassazione ( la pronuncia è attesa nelle prossime settimane, ndr), superando la sentenza della Corte costituzionale potrebbe allora sancire, impregiudicata la decisione del giudice delle leggi sul conflitto tra parlamento e Csm, la definitiva inutilizzabilità delle intercettazioni nei procedimenti disciplinari. Una pronuncia contraria, peraltro, creerebbe problemi all’Italia poiché la Corte di Giustizia europea, con una giurisprudenza consolidata, ha da molti anni stabilito che le intercettazioni non possono essere utilizzate nei procedimenti disciplinari, anche a carico dei magistrati e dei pubblici dipendenti in genere. Concetto ben ricordato ieri del professor Vittorio Manes, difensore di Morlini. Una eventuale conferma da parte della Cassazione della sentenza di condanna emessa dal Csm contro i partecipi alla riunione dell’Hotel Champagne, come chiesto invece dalla procura generale, sarebbe sicuramente impugnata davanti al giudice europeo.