Aria tesa al Csm, dove ieri il plenum ha votato la delibera relativa al calendario delle sedute del Consiglio da maggio a dicembre 2023, che secondo i piani del comitato di presidenza presieduto dal vicepresidente Fabio Pinelli prevedeva l’abolizione della settimana bianca. Una seduta convocata per le ore 13, slittata poi alle 15 a seguito della defezione dei laici di Fratelli d’Italia, che poco prima dell’inizio dei lavori hanno inoltrato ai colleghi di Palazzo dei Marescialli un messaggio che annunciava la volontà di disertare il plenum.

«In considerazione delle posizioni sin qui emerse in ordine alla struttura del calendario e prendendo atto che tutti convergiamo nella necessità di riaffermare la centralità “costituzionale” del Consiglio e delle Commissioni - si leggeva nel messaggio -, vi informo che non parteciperemo al plenum di oggi. Siamo, infatti, convinti - come anche affermato da alcuni colleghi consiglieri togati - che occorra una responsabile pausa di riflessione affinché si possa articolare una soluzione adeguata a garantire reale efficienza, i necessari spazi di operatività ai magistrati segretari e all’intera struttura amministrativa, nonché gli essenziali momenti di studio e approfondimento delle pratiche da trattare per tutti i Consiglieri». Tradotto: il calendario così non va bene, perché non consente alle Commissioni di lavorare in maniera tale da recuperare le pendenze e preparare le pratiche da portare in Consiglio.

Ma dietro la ragione “pratica” - definita da tutti, in fondo, di poco conto - si nasconde una tensione ben più profonda, ovvero quello che molti, a Palazzo dei Marescialli, definiscono il malcontento dei laici - soprattutto di centrodestra - nei confronti dell’impostazione «dirigista» di Pinelli. Che a sostegno della sua strategia porta i numeri: dall’esordio del nuovo Consiglio le pratiche definite sono state 5.771, contro le 4.428 del Csm precedente nello stesso periodo. Un più 30% che è valso a Pinelli le lodi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e che il vicepresidente ha portato in Consiglio per accreditare la propria scelta.

Per gli addetti ai lavori, però, si tratterebbe di numeri che non danno conto dello stato reale dell’arte: se è vero, infatti, che il numero di pratiche approvate è aumentato in maniera decisa, si tratterebbe di pratiche votate a pacchetto, dunque in pochi secondi, consentendo così di ingrossare le statistiche. E l’atteggiamento di Pinelli - definito da alcuni membri del Consiglio come «un’operazione di marketing» - avrebbe indispettito diversi inquilini di Palazzo dei Marescialli, pronti alle barricate pur di ammorbidire il comportamento del vicepresidente.

La posizione oltranzista dei laici di FdI ha dunque reso necessario un compromesso: alle ore 13, infatti, in aula erano presenti soltanto Pinelli e i laici Enrico Aimi (FI) ed Ernesto Carbone (IV). Da qui una riunione durata circa due ore tra i consiglieri di matrice meloniana e il Comitato di presidenza, al termine della quale il plenum è iniziato regolarmente, risolvendo la questione in pochi minuti, con il voto unanime della delibera targata Pinelli. Per chiudere la polemica, però, sono state necessarie «alcune puntualizzazioni», in base alle quali non sono previste riunioni di Commissione il quarto giovedì del mese, salvo iniziativa dei presidenti delle stesse, dando quindi più di spazio all’elaborazione di atti impegnativi e, durante tutto il mese, ai lavori dell’Ottava Commissione, che si occupa della magistratura onoraria e che registra un arretrato del 19,2% e circa 15mila pratiche da smaltire nei prossimi quattro anni. Per le prime tre settimane l’unica variante è lo slittamento del plenum alle 10, in modo di assicurare all’Ottava due ore piene di lavoro il mercoledì.

La sensazione, all’interno del Consiglio, è che i consiglieri di Fdi abbiano voluto esplicitare il proprio peso dentro il Consiglio e una certa insofferenza per lo stile di Pinelli, rendendo evidenti i pericoli di una loro defezione, che rischierebbe di mettere in minoranza il vicepresidente. Una scelta diametralmente opposta a quella delle toghe, che hanno preferito la prudenza, in questa polemica, data la scivolosità del terreno e il rischio di essere additati come lavativi. «È stata una prova di forza su una vicenda di per sé marginale, ma che si è caricata di significati più ampi», commenta una toga al termine del plenum. Secondo cui Pinelli, in un primo momento, avrebbe rifiutato qualsiasi mediazione, salvo poi recepire le richieste a fronte della ostinazione dei laici del suo stesso gruppo. Così alla fine, fa notare la fonte, «nella quarta settimana non si farà plenum, dal momento che viene definito “eventuale” e non c’è ragione per farlo senza flussi in ingresso. Lunedì, martedì e mercoledì di tale settimana - conclude - lavoreranno quasi esclusivamente le quattro commissioni in sofferenza (Quarta, Quinta, Settima e Ottava, ndr), oltre alla sezione disciplinare».