"Dovremo pensare a una soluzione legale per i bambini nati fin qui". Così la ministra della Famiglia Eugenia Roccella, che durante la registrazione de La Confessione di Peter Gomez, in onda sul Nove domani alle 22.45, ha lanciato questa proposta, pensata per quando sarà entrata in vigore la nuova legge che renderà la maternità surrogata un “reato universale”.

"Dovremo pensare a una sorta di sanatoria una volta che ci sarà la nuova legge per la perseguibilità dell'utero in affitto, anche per chi lo fa all'estero, visto che in Italia è già vietato per fortuna - ha detto l'esponente del governo Meloni -. Io penso che sia utile introdurre una soluzione legale che non sia un modo di aggirare le leggi per i bambini nati fin qui".

La proposta della ministra arriva nel giorno della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha dichiarato irricevibili, in tre diverse decisioni, i ricorsi presentati da diverse coppie omosessuali italiane, che contestavano il rifiuto opposto dalle autorità italiane di trascrivere nei registri dell'Anagrafe i certificati di nascita esteri (in diversi casi emessi negli Usa) di bambini legalmente concepiti all'estero tramite la maternità surrogata.

I ricorsi denunciavano la violazione dell'articolo 8 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, che sancisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare. In una delle decisioni, che sono state pubblicate il 30 maggio scorso, la Corte tra l'altro ricorda che la maternità surrogata, grazie alla quale i ricorrenti hanno creato una famiglia, era ed è "contraria all'ordine pubblico italiano", e che, peraltro, "gli interessati non pretendono di essere stati all'oscuro" di questo fatto.

I giudici di Strasburgo rilevano che, se è vero che lo Stato italiano "non ammette la trascrizione dell'atto di nascita per quanto riguarda il padre putativo", garantisce però, "attraverso l'adozione", la possibilità di riconoscimento legale. Inoltre, la Corte ritiene che il mancato riconoscimento da parte delle autorità dei certificati di nascita stranieri non ha, in pratica, "intaccato in modo significativo" il godimento da parte degli interessati del proprio diritto alla vita familiare.

La Corte conclude quindi che le "difficoltà pratiche" che i richiedenti incontrano nella loro vita familiare in assenza di riconoscimento nel diritto italiano della filiazione "potrebbero essere in parte risolte dal riconoscimento del padre biologico, a seguito di richiesta di trascrizione parziale degli atti di nascita". Alla luce di tutto ciò, "dopo aver condotto un riesame in profondità delle osservazioni delle parti e dei terzi e dall'analisi della giurisprudenza in materia, la Corte ritiene che l'Italia non abbia, in questo caso, superato l'ampio margine di apprezzamento di cui dispone, per quanto concerne i mezzi per stabilire o riconoscere la filiazione". Per questi motivi, la Corte, "all'unanimità, dichiara inammissibili le richieste".