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Con la pubblicazione, lo scorso 15 gennaio, in Gazzetta ufficiale del decreto del ministro della Giustizia, di concerto con il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e con quello dell'Università e della Ricerca, sono stati modificati i requisiti soggettivi di inserimento nell'elenco e le cause di incompatibilità con l'esercizio dell'attività di mediatore esperto in giustizia riparativa. Le modifiche hanno riguardato anche il termine di presentazione della domanda di iscrizione nell’apposito elenco.
A sollecitare gli interventi ai dicasteri competenti è stata l’avvocatura laziale. Sono state infatti accolte tutte le censure, sottoposte nell’agosto 2023 al Tar di Roma, dell'Unione degli Ordini forensi del Lazio, insieme ai Consigli degli Ordini degli avvocati di Roma, Civitavecchia, Latina, Tivoli, Velletri, Viterbo e Rieti, con l’aggiunta di alcuni mediatori. Il giudizio incardinato ha riguardato la disciplina del dm 9 giugno 2023, recante «l’istituzione presso il Ministero della Giustizia dell’elenco dei mediatori esperti in giustizia riparativa» nella parte in cui era stata stabilita l'impossibilità per i mediatori civili di aspirare a ottenere l'abilitazione anche per la mediazione penale e l'incompatibilità distrettuale, anziché circondariale, dei mediatori penali con l'esercizio della professione forense.
Il presidente dell'Unione degli Ordini forensi laziali, David Bacecci, evidenzia che «la scelta ministeriale di accettare le nostre fondate e articolate critiche dimostra l'apertura verso il nuovo istituto della mediazione penale, che speriamo possa essere utile in concreto per la nostra professione per il sistema della giustizia penale». Dello stesso parere Paolo Nesta, presidente dell'Ordine degli avvocati di Roma. «Sono molto soddisfatto – commenta – dell’esito amministrativo stragiudiziale del contenzioso». Secondo l’avvocato Nesta, «si è posto riparo per tempo ai profili di illogicità ed irragionevolezza presenti nella prima disciplina della mediazione penale che avevamo doverosamente evidenziato» . L'amministrativista Antonino Galletti (è anche consigliere del Cnf) ha patrocinato pro bono il giudizio innanzi al Tar e ha intrattenuto i successivi rapporti con l'Avvocatura generale dello Stato. Galletti ringrazia i colleghi dell'avvocatura erariale «per la sensibilità e la leale collaborazione che hanno consentito di evitare la sentenza di merito del Tar».
«Ringrazio anche – aggiunge – il capo di gabinetto del ministero e quello dell'ufficio legislativo per la disponibilità all'interlocuzione. Ci hanno consentito di conseguire in breve tempo il risultato sperato per consentire all'istituto della mediazione penale di partire, senza inutili appesantimenti» .
Anche il Consiglio Nazionale Forense prende atto con soddisfazione della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto ministeriale del 15 dicembre 2023 di modifica del dm del 9 giugno, istitutivo degli elenchi dei mediatori esperti in giustizia riparativa. «Grazie alla interlocuzione con il ministero della Giustizia – si legge in una nota di via Del Governo Vecchio -, che ha accolto le proposte del Cnf, è stata eliminata l'incompatibilità tra mediatore civile e familiare e mediatore penale ed è stata limitata al circondario del tribunale, anziché al distretto di Corte d'appello, l'incompatibilità tra l'attività di avvocato e quella di mediatore penale per coloro che hanno entrambe le abilitazioni. Il risultato raggiunto costituirà un'ulteriore occasione di sviluppo del procedimento di mediazione, come mezzo deflattivo del contenzioso».