Gino Cecchettin, padre di Giulia, vittima di un femminicidio che ha sconvolto l’Italia, si è aperto sul delicato tema del perdono. Le sue parole, intense e profonde, mostrano un uomo ferito ma determinato a trasformare il dolore in un messaggio di cambiamento. Durante l’intervista a Quarto Grado, Cecchettin ha condiviso le sue riflessioni sulla possibilità di perdonare Filippo Turetta, l’ex fidanzato della figlia, condannato all’ergastolo.

«Mi ci vorrà del tempo» ha detto Cecchettin, «ma potrebbe essere una tappa, se accompagnata da un percorso sincero». Questo percorso, secondo lui, dovrebbe includere un contributo attivo da parte di Turetta nel comprendere e spiegare le dinamiche che portano a tali atti estremi. Per Cecchettin, il perdono non è immediato né scontato; è una possibilità da costruire, ma solo attraverso un profondo processo di pentimento e riabilitazione.

Disgusto per la mercificazione della vita

Tra i momenti più dolorosi del processo, Cecchettin ha raccontato il disgusto provato nel vedere la vita di sua figlia paragonata a cifre economiche. «Non c'è cifra che possa riparare l’affetto mancato di una figlia» ha detto con voce ferma. Questo aspetto, ha aggiunto, è stato uno dei più avvilenti, sottolineando quanto sia necessario spostare il focus dalla quantificazione materiale al valore umano e morale della vita.

Collaborazione con il Ministero

Cecchettin non si è fermato al dolore personale. Insieme al Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ha deciso di promuovere un protocollo per la prevenzione della violenza di genere. Questo progetto, che sarà siglato a gennaio, punta a inserire nelle scuole un programma educativo mirato a sensibilizzare i giovani sul rispetto reciproco e sull’importanza di combattere ogni forma di violenza.

Valditara ha spiegato che il programma includerà lezioni dedicate e momenti di confronto, con l’obiettivo di formare una coscienza civica più attenta e rispettosa. «L’educazione al rispetto deve contaminare tutte le materie» ha sottolineato, evidenziando il ruolo chiave delle scuole nella formazione dei cittadini di domani.

Messaggio di speranza

Nonostante il dolore, Cecchettin guarda avanti, consapevole che la lotta alla violenza richiede uno sforzo collettivo. Le sue parole e il suo impegno sono un esempio di come il lutto possa trasformarsi in un’occasione per migliorare la società. L’educazione, per lui, è la chiave per prevenire altri tragici episodi come quello che ha coinvolto la povera Giulia.

Il protocollo con il Ministero è solo il primo passo. Cecchettin e Valditara hanno espresso la volontà di monitorare i risultati e condividere le buone pratiche emerse dal progetto. Il loro obiettivo è chiaro: formare una generazione consapevole e rispettosa, capace di riconoscere e combattere la violenza in tutte le sue forme.