SCONTRO PD- IV

Traditori. Risarcimento danni. Silenzio imbarazzante. Sono alcune delle parole che riecheggiano in queste ore lungo le strade di Palermo e della Sicilia intera, dopo lo strappo nel cosiddetto “campo largo” in vista delle Regionali del 25 settembre. A tradire, secondo il Pd, è stato il Movimento 5 Stelle, che ha tolto il sostegno alla dem Chinnici, scelta attraverso le primarie di coalizione. Silenzio imbarazzante è la definizione data ieri, dal dominus renziano in Sicilia Faraone, a proposito dell’indifferenza dei vertici dem circa l’estromissione di due candidati. Il populismo giudiziario travolge i candidati del Pd in Sicilia

Tre aspiranti consiglieri regionali ( imputati) costretti a farsi da parte per evitare polemiche. Faraone ( Iv): «I dem si sono fatti contagiare dai grillini manettari »

Traditori. Risarcimento danni. Silenzio imbarazzante. Sono alcune delle parole che riecheggiano in queste ore lungo le strade di Palermo e della Sicilia intera, dopo lo strappo nel cosiddetto “campo largo” in vista delle Regionali del 25 settembre. A tradire, secondo il Pd, è stato il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, che lunedì ha tolto il sostegno alla dem Caterina Chinnici, scelta attraverso le primarie di coalizione nelle quali è arrivato seconda Barbara Floridia, del Movimento 5 Stelle, e terzo Beppe Fava, di Sinistra italiana. Di tribunali ha parlato invece il segretario del Pd regionale, Anthony Barbagallo, in un’intervista rilasciata martedì a La Sicilia. «Ho dato mandato ai nostri legali di verificare la fondatezza di una causa civile per chiedere il risarcimento dei danni che abbiamo subito da chi non ha rispettato le regole che ci eravamo dati - ha detto l’esponente dem - Roba da cerchio dantesco, l’ultimo dell'inferno, quello dove sono confinati i traditori». Infine, silenzio imbarazzante è la definizione data ieri, ultima in ordine di tempo, dal capogruppo di Italia viva al Senato e dominus renziano in Sicilia, Davide Faraone, a proposito dell’indifferenza dei vertici dem circa l’estromissione di due candidati dalle proprie liste. Ma andiamo con ordine. Tutto è iniziato quando il leader grillino, Giuseppe Conte, a inizio settimana ha tolto il sostegno del proprio partito a Chinnici. Motivo ufficiale dell’addio alla coalizione la volontà dei vertici dem di inserire in lista Giuseppe Lupo, capogruppo dem in Assemblea regionale e coinvolto in un processo per corruzione, e Angelo Villari e Luigi Bosco, ex assessori del comune di Catania che in quanto tali sono imputati nel processo in corso sul dissesto del comune. «Da una settimana c’è un’impasse dovuta all’insistenza dei democratici per infilare nelle liste esponenti impresentabili - aveva scandito Conte - Una posizione che ha messo in imbarazzo anche Caterina Chinnici, che è stata costretta a richiamare il Pd su questo punto: chi ha procedimenti penali pendenti deve restare fuori dalle liste». Ma la scelta di Conte è stata criticata dagli stessi vertici pentastellati regionali, a partire da Giancarlo Cancelleri, ex vice presidente dell’assemblea regionale siciliana, e Giampiero Trizzino, deputato regionale, entrambi favorevoli al mantenimento dell’alleanza con il Pd. Fatto sta che la mossa dell’ex presidente del Consiglio ha provocato un bel problema per il Nazareno, che aveva già depositato il simbolo con il nome di Chinnici. La quale è stata in fretta e furia contattata sia dal segretario nazionale, Enrico Letta, che dal suo vice, Peppe Provenzano, che l’hanno infine convinta a rimanere. Non senza togliersi qualche sassolino dalle scarpe con gli ex alleati. «Penso che la delusione Conte l’abbia data soprattutto ai siciliani che hanno partecipato alle primarie - ha detto Letta - Per motivi incomprensibili si è tradito il patto con i cittadini e credo che questo sia un danno». Accusando poi di «levantinismo» lo stesso Conte.

Nel frattempo l’allarme scatenato da Conte è rientrato, visto che Lupo si è fatto da parte mentre Villari è passato con Cateno De Luca, ex sindaco di Messina e candidato da una coalizione di centro. «Un disastro», secondo la corrente dei Giovani Turchi siciliani che fa riferimento al deputato dem Matteo Orfini. Un gesto, quello di Lupo, definito «di grande responsabilità» da parte di Provenzano, che l’ha definito «oggetto di una polemica ingiusta».

Il vicesegretario del Pd ha apostrofato Giuseppe Conte come «sleale», perché «è venuto meno alla parola data e ha tradito il patto con i siciliani». Secondo il numero due del Nazareno «ci vuole rispetto per le regole e le garanzie, Lupo ha un procedimento in corso che sta affrontando a testa alta, con piena fiducia nei confronti della magistratura». Fatto sta che nessuno dei tre definiti «impresentabili» da Conte sarà candidato nelle file dem, così da far tirare un sospiro di sollievo alla stessa Chinnici.

Ma dando fiato, al tempo stesso, all’amarezza di Faraone. «Che tristezza assistere al populismo giudiziario che si è impossessato del corpo del Pd - ha detto ieri l’esponente di Italia viva - Che profonda amarezza veder in un sol colpo fatte a pezzi la Costituzione, la legge e l’anima liberale e riformista di una forza politica che riformista, liberale e garantista non lo è più». Faraone parla della vicenda di Lupo e Villari come della «fotografia ingiallita della disfatta della politica prima che della negazione della giustizia», sorprendendosi per il silenzio della gran parte dei vertici dem. Chi sta in silenzio, intanto, è Renato Schifani, candidato del centrodestra che intravede già la vittoria.