«Dover giustificare la libertà di scelta è di per sé un paradosso. Ma in un mondo in cui bisogna chiedere il permesso per decidere sul proprio corpo, sono felice di avere tante persone che combattono per un ideale comune. Questa non è solo la mia storia, è la storia di chiunque». Inizia così la lettera di Ada, 44enne campana, letta durante il Congresso dell’Associazione Luca Coscioni in corso a Orvieto dalla sorella Celeste poiché Ada, colpita dalla SLA diagnosticata lo scorso anno, non riesce più a parlare.

La donna aveva scelto il nome “Coletta” per raccontare la sua storia senza rivelare la propria identità, ma ora ha deciso di uscire dall’anonimato, raccontando la propria situazione in un video-appello alla politica e all’azienda sanitaria che le ha negato il diritto al suicidio assistito.

«Quando lavoravo come OSS, operatrice socio sanitaria, ero solita dire alle colleghe che faticavano a empatizzare di guardare i nostri assistiti come eventuali specchi – recita la lettera - Di chiedersi: se quello fosse lo specchio del loro futuro, come avrebbero voluto essere trattate? Cosa avrebbero voluto? Il mio messaggio non è solo un testamento morale ma anche una denuncia per tutte le donne e uomini che si trovano o che si troveranno a dover condividere i pensieri più profondi e i retroscena più intimi per essere ascoltati da chi, da dietro una scrivania, decide delle nostre sorti. La mia speranza è di lasciare un mondo migliore. Un mondo dove si possa essere liberi di essere liberi. Spero che il mio corpo mi dia la forza per congedarmi da un mondo in cui è valsa la pena vivere». 

«Queste parole sono un manifesto: Ada non si limita al diritto che chiede per sé, ma che riguarda anche i diritti delle altre persone, dal concepimento alla fine della vita. Ed è per questo che le abbiamo espresso la nostra gratitudine per aver accettato di entrare nel Consiglio Generale dell'Associazione Luca Coscioni, del quale faceva parte Laura Santi. La sua risposta positiva per noi è un onore», è il commento di Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, intervenuto a seguire.

Dopo il no dell’Asl, la donna ha dovuto presentare, tramite il collegio legale coordinato dall’avvocata Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, un ricorso d’urgenza al tribunale di Napoli e ora è in attesa degli esiti. Il diniego iniziale si basava sull’assenza di tre dei quattro requisiti stabiliti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale (“Cappato-Antoniani”) per accedere alla morte volontaria assistita in Italia. L’unico requisito riconosciuto era la patologia irreversibile di cui soffre Ada. Mancavano, secondo l’azienda sanitaria, la volontà di procedere con la morte volontaria assistita, la dipendenza da trattamento di sostegno vitale e la presenza di sofferenze ritenute intollerabili dalla paziente.