Cosimo Maria Ferri torna al ministero della Giustizia, rinfoltendo la squadra di toghe di Magistratura Indipendente nell’entourage del ministro Carlo Nordio. La toga in aspettativa, ex sottosegretario alla Giustizia ed ex deputato di Italia Viva, aveva infatti chiesto al Csm di essere ricollocato in ruolo, non essendo riuscito a conquistare un posto in Parlamento alle ultime elezioni Politiche. Un’istanza, la sua, in merito alla quale il Csm ha chiesto chiarimenti, dato il ruolo di consigliere comunale ricoperto a Carrara, comunicando il preavviso di rigetto.

Ferri, il 24 marzo, si è dunque dichiarato disponibile a dimettersi dalla carica di consigliere (dimissioni poi comunicate il 27 marzo) pur di tornare ad indossare la toga. Ma ad impedire all'ex deputato il rientro in Tribunale sono stati solo pochi giorni: l’articolo 19 della legge 71/2022 sull’ordinamento giudiziario stabilisce, infatti, che i magistrati che abbiano ricoperto ruoli politici, al termine del mandato, siano «collocati fuori ruolo, presso il ministero di appartenenza». Una disposizione che si applica alle cariche assunte dopo la data di entrata in vigore della norma e, dunque, dopo il 21 giugno scorso, sette giorni prima della proclamazione di Ferri a consigliere comunale, risalente al 28 giugno.

La Terza Commissione del Csm ha quindi chiesto a via Arenula la disponibilità di posti per collocare fuori ruolo i magistrati che cessano dal mandato elettorale, richiesta alla quale il Gabinetto del ministro della Giustizia ha risposto il 3 marzo, precisando che i magistrati «dovrebbero potersi collocare fuori ruolo presso il ministero della Giustizia anche in deroga ai limiti quantitativi» previsti. Ferri torna dunque a via Arenula dopo aver trascorso lì il quinquennio 2013-2018, quando ricoprì sotto tre diversi governi - all’epoca solo come tecnico - il ruolo di sottosegretario. Un’avventura iniziata con il governo di larghe intese guidato da Enrico Letta, quando Forza Italia lo volle al fianco della ministra Anna Maria Cancellieri, e proseguita sotto i governi Renzi e Gentiloni, con Andrea Orlando Guardasigilli. Da lì la sua discesa in politica, con la candidatura nel Pd alle politiche del 2018 e il passaggio a Italia Viva dopo la scissione dei renziani.

Storico esponente di MI, Ferri ha attraversato la bufera con lo scandalo toghe del Palamaragate, finendo sotto procedimento disciplinare per aver tenuto un comportamento idoneo «ad influenzare, in maniera occulta, la generale attività funzionale della V Commissione» del Csm, dato il suo «contributo consultivo, organizzativo e decisorio sulle future nomine di direttivi di vari uffici giudiziari», tra le quali quella del procuratore di Roma. Il procedimento ora è fermo in attesa della pronuncia della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzioni sollevato dal Csm a seguito del no della Camera alla richiesta di autorizzazione ad utilizzare le intercettazioni dell’Hotel Champagne. Insomma, una nuova avventura per Ferri, vero e proprio highlander della magistratura.