Ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini, rispettare la Costituzione, dialogare con l’avvocatura. L’esordio del nuovo vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli in Cassazione, a 24 ore esatte dalla sua elezione, punta sull’equilibrio. Quello tra i poteri dello Stato, quello dei comportamenti, con l’invito a «parlare poco e lavorare tanto», nel solco di un percorso obbligatorio verso il recupero della credibilità della magistratura, minata dagli scandali.

Davanti ai vertici della Cassazione, Pinelli ha ribadito l’intento di “aprire” Palazzo dei Marescialli al dialogo, sia interno, tra le diverse visioni di cui i singoli consiglieri si faranno portatori, sia all’esterno, con un confronto proficuo con i protagonisti della giurisdizione.

Un esercizio obbligatorio, «con animo volto alla composizione di eventuali differenze ideali, che il Consiglio potrà esercitare con equilibrio i delicati compiti affidatigli dalla Costituzione. L’obiettivo - ha sottolineato - sarà quello di trovare sempre una sintesi, nell’interesse esclusivo dei cittadini».

Le sfide del sistema giustizia partono dalla consapevolezza di dover riparare l’immagine del sistema giudiziario, portando avanti un modello di magistrato «che si distingua per il rigore professionale, per il riserbo in tutti i comportamenti, e per il rispetto della dignità delle persone». Insomma, un magistrato diverso da quello emerso dagli scandali dell’Hotel Champagne, ma anche dalle storie di quotidiana ingiustizia, ricordando che «l’esercizio del potere giudiziario deve sempre compiersi nel rispetto della sottoposizione alla legge del magistrato e nella piena tutela della dignità della persona».

Compito al quale il Consiglio non potrà sottrarsi è quello di organo di garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura - concetto più volte ribadito, nei giorni scorsi, dal Presidente della Repubblica e capo del Csm Sergio Mattarella -, «capace di dialogare su un piano di parità con gli altri organi e poteri dello Stato». Ciò «nel rispetto delle competenze attribuite dalla Costituzione a ciascun attore istituzionale e nella consapevolezza di dover fornire il proprio contributo al miglioramento del sistema giustizia, all’interno di una interlocuzione virtuosa anche con l’avvocatura». Insomma, nessuna invasione di campo e sobrietà come parola d’ordine, sembra voler dire Pinelli, consapevole «delle responsabilità che gravano sul Consiglio, dei limiti di competenza che dobbiamo rispettare» e del fatto di dover rispondere «ai cittadini».

Da qui l’invito a far «parlare i fatti», priorità segnata in rosso nell’agenda di Pinelli, chiamato a chiudere la stagione dei veleni. Il tutto garantendo «il rispetto della legalità» e quei valori di indipendenza e autonomia «che devono coniugarsi con la professionalità, la responsabilità, la trasparenza, perché i primi senza le seconde si tradurrebbero in meri privilegi». L’impegno è anche quello di «dare il proprio contributo alla credibilità del sistema giustizia, nel rispetto della sovranità del Parlamento, nell’orizzonte di una ricostruzione del rapporto di fiducia tra magistrati e cittadini».

A commentare le dichiarazioni di Pinelli è stato il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, che a Rai News 24 ha parlato di «parole che condividiamo e che delineano un programma di azione assolutamente apprezzabile. Ci aspettiamo che a queste parole seguano i fatti - ha sottolineato -. La strada è quella del dialogo e del confronto, non per fare prevalere la propria tesi o visione delle cose ma nell'interesse superiore della collettività e del Paese. Il Csm è un'istituzione del Paese, non per i magistrati. Deve guardare agli interessi della comunità tutta, deve svolgere i suoi compiti nel migliore dei modi, e il migliore dei modi è quello del confronto del dialogo costruttivo, mai della contrapposizione».

Dopo l’appuntamento in Cassazione, Pinelli si è recato, nel pomeriggio, a Palazzo dei Marescialli, dove ha presieduto il plenum per l’elezione dei componenti della sezione disciplinare, la più delicata, finita in passato più volte nel mirino dei critici, data la gestione poco chiara di molti dei fascicoli gemmati dal caso Palamara. All’esito della votazione sono stati nominati componenti effettivi Genantonio Chiarelli, Paola D’Ovidio, Roberto Fontana, Antonino Laganà, Rosanna Natoli.

I 14 componenti supplenti eletti sono Maria Francesca Abenavoli, Marco Bisogni, Ernesto Carbone, Edoardo Cilenti, Antonello Cosentino, Isabella Bertolini, Daniela Bianchini, Maurizio Carbone, Roberto D’Auria, Claudia Eccher, Andrea Mirenda, Domenica Miele, Tullio Morello, Dario Scaletta. A presiedere la Commissione il vicepresidente Pinelli.