“La Cassazione francese ha confermato il no alla estradizione dei 10 ex terroristi italiani rifugiati da molti anni a Parigi. Era un’illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso. Ma c’è un dettaglio fastidioso e ipocrita: la Cassazione scrive che i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (…) e quindi l’estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare. Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà…”. Lo scrive sui social Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi Calabresi, assassinato nel 1972 da un attentato terroristico di estrema sinistra, commentando la decisione dei giudici parigini di negare l’estradizione in Italia di dieci ex brigatisti rifugiati in Francia. “Ce lo aspettavamo, ma fa male. C'è il dolore per il fatto che non è stata fatta giustizia”, è il commento di Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, l'orefice ucciso nel 1979 dai terroristi dei Pac di Cesare Battisti a Milano. “Cosa posso dire? Hanno vinto i terroristi, come al solito. E' una pagina triste della storia”.

A dare il via alle polemiche in particolare sono le argomentazioni addotte dai giudici francesi, che respingendo il ricorso del procuratore generale, fanno proprie le motivazioni della Corte d’Appello di Parigi, per la quale va rispettato il loro diritto alla vita privata e familiare così come quello a un processo equo. “E' un immenso sollievo, sono veramente molto emozionata. Questa decisione della Corte di Cassazione rappresenta la vittoria del diritto a cui ho sempre creduto contro gli smarrimenti politici”, dichiara Irene Terrel, l'avvocata francese di sette dei dieci ex militanti italiani fermati in Francia. “Questa decisione definitiva - sottolinea Terrel - si basa sul merito e sul fondo. Riconosce che il procedimento in contumacia come previsto in Italia viola l'articolo 6 e dall'altro perché viene violato l'articolo 8 sul diritto alla vita privata e famigliare, i principi fondamentali previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo come aveva affermato la Corte di Appello di Parigi. E' la consacrazione giudiziaria del diritto di asilo e chiude un capito lungo 40 anni”, conclude Terrel.

“Prendiamo atto della decisione”, commenta il ministro della Giustizia Carlo Nordio. “L’Italia – aggiunge - ha fatto tutto quanto in suo potere, perché fosse rimosso l’ostacolo politico che per decenni ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste. Avevo già avuto modo di ringraziare di persona, nel nostro primo incontro, il collega Eric Dupond-Moretti per essere stato al fianco dell’Italia e per la sua costante attenzione nei confronti delle nostre richieste. Con lui ho avuto anche un colloquio telefonico. Il Ministro Dupond-Moretti ha compreso il nostro bisogno di verità e giustizia e, dando corso alle nostre domande di estradizione, ha testimoniato la piena fiducia del Governo francese nella nostra magistratura, che ha giudicato gli imputati degli anni di piombo sempre nel rispetto di tutte le garanzie”.
“Ho vissuto da pubblico ministero in prima persona quegli anni drammatici e oggi – aggiunge il Guardasigilli - il mio primo commosso pensiero non può che essere rivolto a tutte le vittime di quella sanguinosa stagione e ai loro familiari, che hanno atteso per anni, insieme all’intero Paese, una risposta dalla giustizia francese – spiega Nordio -. Faccio pertanto mie le parole di Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso 51 anni fa, nella speranza che chi allora non esitò ad uccidere ora ‘senta il bisogno di fare i conti con le proprie responsabilità e abbia il coraggio di contribuire alla verità’”.

“Auspicavamo una sentenza libera e la Corte di Cassazione francese si è mossa su questo solco. È stato riconosciuto che la quasi totalità degli ex terroristi ha vissuto in Francia dai 25 ai 40 anni, trovando nel paese una situazione familiare stabile, un inserimento professionale e sociale, senza più nessun legame con l'Italia. Non stiamo parlando cioè di mafiosi che mantengono il loro solido legame con la struttura criminale ma di uomini e donne reinseriti nella società che li ha accolti in nome della dottrina Mitterand. Pur non facendo sconti morali e politici alle persone coinvolte che hanno gravi responsabilità, riteniamo che la sentenza sia una lezione di civiltà giuridica che deluderà chi si aspettava un dono politico di Macron alla presidente italiana Meloni”, commenta Luana Zanella, Capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera. Per la Lega la decisione della Cassazione francese è invece “sconcertante”. “Respingono i bambini immigrati alle frontiere ma coccolano gli assassini brigatisti”, scrive in una nota il partito di Via Bellerio. “Riteniamo inspiegabile la decisione della Corte di Cassazione. E' uno smacco alla nostra Nazione, alle vittime e alle loro famiglie, che non hanno ancora ottenuto giustizia e verità. L'Italia ha fatto tutto quanto in suo potere affinché fosse rimosso l'ostacolo politico che, per decenni, ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste. Il governo Meloni sarà sempre dalla parte di tutte le vittime del terrorismo e dalla parte di una giustizia che garantisca pene esemplari ai crudeli assassini”, dichiara Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera.

“La decisione della Cassazione francese è senz'altro legittima giuridicamente, quali sempre sono i verdetti di un organo giudiziario indipendente di un Paese democratico. Trovo tuttavia che si tratti di un pronunciamento estremamente deludente e discutibile, in primo luogo perché riguarda 10 latitanti 7 dei quali sono stati oggetto di sentenze definitive di condanna per omicidi compiuti in Italia tra il 1972 e il 1980. Di questa decisione, che tra l'altro va in totale contrasto con l'azione messa in campo da Macron e dai vertici del governo francese, prendo atto con enorme rammarico, anche immaginando il dolore, il rammarico e l'amarezza dei familiari delle vittime. A mio modo di vedere, giustizia non è fatta”, commenta il senatore del Pd, Dario Parrini, vice presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama.