Dissequestri fermi da quasi tre mesi. Con il rischio di fallimento per tutti gli imprenditori costretti a fare i conti con una vacatio non ancora colmata e con le nomine, per il momento, solo ufficiose. È quanto accade con Equitalia Giustizia, società del Gruppo Equitalia che gestisce il Fondo unico giustizia e il recupero dei crediti di giustizia, rimasta senza Cda dai primi di settembre e quindi nell’impossibilità di sbloccare i fondi dissequestrati ai privati. Ma non solo: l’assenza dei vertici societari impedisce anche che finisca nelle casse dello Stato quanto dovuto dai debitori. La questione era stata denunciata nelle scorse settimane dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori di Eqg, che hanno paventato possibili danni erariali. E ciò perché «l’organizzazione dei poteri di delega non consente ai responsabili in servizio di portare a completamento le attività ordinarie istituzionali con evidenti possibili danni erariali ( se non già causati)», chiedendo deleghe ad hoc con lo scopo di sbloccare singoli atti ed evitare che i guai ricadano sui lavoratori ingiustamente. Nulla da fare, però. I vecchi vertici, d'altronde, per legge - e anche in virtù di un parere dell'ufficio legale della presidenza del Consiglio - non possono agire in regime di prorogatio. I nomi nuovi già sarebbero stati fatti, secondo le informazioni in possesso del Dubbio: si tratterebbe dell’avvocato Giuseppina Rubinetti alla presidenza, con la conferma di Paolo Bernardini nel ruolo di amministratore delegato, affian- cati da Domenico Mastrolitto come componente del Cda. Ma senza la loro ufficializzazione decine di dissequestri ( si tratterebbe di somme pari a decine di milioni di euro) sono ad oggi bloccati. Ma non solo: senza l’intervento di Equitalia Giustizia, per i privati finiti nella morsa dei sequestri ingiusti c’è anche la beffa di rimanere nel buco nero delle black list, senza dunque possibilità di avere accesso al credito.

E così lo spauracchio del fallimento è sempre più vicino. «Lo svincolo di Equitalia Giustizia serve anche ad eliminare la segnalazione in Crif, ovvero la centrale dei rischi finanziari», spiega al Dubbio l’avvocato Vincenzo Adamo, che nelle scorse settimane, proprio a seguito di un dissequestro, si è trovato a dover fare i conti con l'impasse causata dall’assenza del cda. «Il mio cliente ha subito un sequestro per circa 500mila euro, tra immobili e conti corrente - spiega -. Una situazione che lo vede vittima di truffa, ma comunque costretto al congelamento dei beni in attesa delle indagini in merito.

La sua vicenda riguarda un reato di natura tributaria, ovvero una indebita compensazione, avendo acquistato da una società, che poi si è scoperto fornire documenti falsi, un credito d’imposta di oltre 400mila euro alla somma di 240mila euro. A settembre il mio cliente ha stretto un accordo con l’agenzia delle entrate, chiedendo lo svincolo delle somme per poter pagare le imposte e ottenendo l’ok del pm. Ma il modello C - che in questo caso è quello che dà il via libera ad Equitalia Giustizia per poter restituire le somme - è fermo lì da metà settembre a causa di questa vacatio». Il rischio è, appunto, che la società fallisca, perché oltre a ritrovarsi con mezzo milione di euro bloccato ingiustamente, l’imprenditore non può nemmeno rivolgersi alle banche.

«In questi mesi ho seguito con la dovuta attenzione, unitamente al dottor Carlo Berardini, che tutti i passaggi burocratici fossero completati, le notifiche, gli avvisi, che tutto quanto fosse necessario per la corretta e tempestiva esecuzione del provvedimento fosse compiuto - conclude Adamo -. Temo, anzi ne sono certo, che il nostro caso non sia isolato e che non si possa rimanere in silenzio, affidandosi esclusivamente alle pur necessarie azioni giudiziarie per danno erariale che seguiranno».