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“Premesso che prima di dare un giudizio completo bisognerebbe leggere per intero il libro, di per sé non mi sembra possibile ipotizzare profili di reato: non credo quindi, che qualche procura intervenga d'ufficio, anche perché non si può certo monitorare tutta la pubblicistica. Diverso è ovviamente se nelle pagine del testo ci sono affermazioni oggettivamente lesive di qualcuno o di qualche istituzione e se qualcuno, leggendolo, si sentisse offeso”. Marco De Paolis, procuratore generale militare presso la corte militare di appello di Roma, parla con l'AGI delle polemiche innescate da "Il mondo al contrario", il libro pubblicato dal generale Roberto Vannacci, ex comandante della Folgore.
“Nel '99 - ricorda De Paolis - da gip presso il tribunale militare di La Spezia mi occupai dello 'Zibaldone' del generale Celentano che venne rimosso, ma quello era un caso diverso (una raccolta di pensieri e vignette satiriche destinato ai militari, fossero o meno comandanti, ndr): in questo caso il ministro Crosetto ha avviato l'esame disciplinare, un doveroso iter amministrativo, e Vannacci rischia sanzioni commisurate alla gravità delle contestazioni". Per il procuratore, "in tutti i casi in cui a parlare sia un rappresentante, in servizio, delle istituzioni pubbliche non ci si può nascondere dietro la libertà d'espressione, che pure è naturalmente tutelata dalla Costituzione. Se a parlare è una persona qualsiasi, un anonimo e sconosciuto Mario Rossi, si è di certo liberi di scrivere quello che si vuole, ma se sei un rappresentante delle istituzioni, come un generale dell'Esercito, per di più in servizio, quello che viene detto ha un altro impatto, perché - e ciò vale soprattutto per i militari che vivono in un ambiente gerarchico dove la voce del comandante ha, all'interno, un peso diverso da quella di un privato cittadino - gli effetti e le ricadute sono assai diverse".
“Ovviamente non bisogna nemmeno cadere nell'errore opposto, associando a tutte le forze armate quelle che sono esternazioni del tutto personali ed oggettivamente inaccettabili ma riconducibili ad un singolo individuo”. In questo senso, “l'intervento del ministro della Difesa Crosetto, oltre che importante è stato del tutto appropriato e tempestivo”. “Da quello che ho potuto capire dagli estratti pubblicati sui giornali - prosegue De Paolis - si tratta di una miscellanea di banalità e di luoghi comuni, che non mi sembrano proprio appropriate per un pubblico dipendente con incarichi di rilievo nella pubblica amministrazione. Occorre anche considerare l'esposizione all'estero di un comandante che ha comandato uno dei reparti più importanti e conosciuti delle nostre forze armate. E peraltro, non credo che esternazioni del genere possano essere non solo condivise, ma neppure comprese da colleghi di forze armate straniere anche e soprattutto alleate dove ai vertici dei comandi vi sono da tanti anni persone di colore e dove gli orientamenti sessuali non sono mai stati di ostacolo a ricoprire incarichi di comando”.
“Affermazioni del genere - conclude il procuratore - sono contraddittorie, anacronistiche, fuori dal tempo e dalla logica, anche pericolosamente divisive, e rischiano di spaccare il Paese in un momento in cui - al contrario - c'è bisogno di unità e di integrare nel migliore dei modi tutti i cittadini, di qualsiasi orientamento sessuale e di qualsiasi colore di pelle. Anzi, direi che proprio nelle forze armate che sono un meraviglioso mondo 'di eguali' in cui tutti coloro che mettono la propria vita al servizio della patria si ritrovano uniti in ciò in cui credono (ed eventualmente, anche combattono) – occorre fare ogni sforzo per unire e non per dividere e accogliere anche i nuovi cittadini che provengono da terre diverse ma che sono a tutti gli effetti cittadini italiani. Come si dovrebbe sentire un giovane di origini somale, o cinesi o romene che - nato in Italia da genitori o nonni di un diverso Paese - oggi sceglie di servire il nostro Paese, che è anche il suo Paese? Dobbiamo evidentemente ringraziarlo per la sua scelta e fare di tutto perchè si senta orgogliosamente italiano”.