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LaPresse
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio si dice “incredulo” e chiede spiegazioni alla Corte di Cassazione. L’oggetto del contendere è una relazione dell’Ufficio del Massimario che demolisce il decreto Sicurezza voluto dal governo e già convertito in legge. Il documento, di natura tecnica, solleva una lunga serie di dubbi sul piano costituzionale e sostanziale. Ma per il guardasigilli, il problema è un altro: la diffusione del testo.
La reazione del ministro non è piaciuta all’Associazione nazionale magistrati, che in una nota della Giunta esecutiva replica con parole dure: «Siamo increduli nell’apprendere che un magistrato con tanti anni di esperienza come il ministro Nordio abbia inteso acquisire informazioni sul regime di divulgazione delle relazioni dell’Ufficio del Massimario che sono pubbliche. Una relazione dell’Ufficio del Massimario non può essere letta come un atto politico, bensì come ciò che è: un contributo tecnico, proveniente da giuristi di indubbio spessore. La giurisprudenza si evolve proprio grazie a un confronto continuo e trasparente. Mettere in discussione questo meccanismo significa minare il ruolo stesso della magistratura in uno Stato democratico».
La vicenda nasce dalla pubblicazione della relazione dell’Ufficio del Massimario, organo della Suprema Corte che supporta l’elaborazione giurisprudenziale. Il documento analizza nel dettaglio il decreto Sicurezza e ne evidenzia le numerose criticità: dalla mancanza dei requisiti di “straordinaria necessità e urgenza” al rischio di violazioni dei principi costituzionali, passando per norme considerate lesive della libertà di manifestazione e del diritto di sciopero.
Nordio ha reagito ordinando al suo ministero di acquisire formalmente il documento e di verificare “l’ordinario regime di divulgazione”. Una mossa che ha scatenato le proteste dell’Anm, che ha difeso il ruolo e la legittimità dell’ufficio della Cassazione.
Dietro lo scontro, c’è una frattura più profonda: il rapporto tra potere politico e potere giudiziario. Il governo accusa la magistratura di voler interferire con l’indirizzo legislativo, mentre le toghe denunciano tentativi di delegittimazione.
La relazione della Cassazione, per quanto non abbia effetti vincolanti, potrebbe essere utilizzata in sede giuridica per eventuali ricorsi. Ma il suo scopo, precisano i magistrati, è solo quello di fornire elementi di riflessione sui possibili profili critici delle nuove norme.
La preoccupazione di Nordio che un organo tecnico si trasformi in un attore politico è condivisa anche da esponenti della maggioranza, come Maurizio Gasparri (Forza Italia), che parla senza mezzi termini di “invasione di campo”. «Questa relazione – ha detto – è l’ennesima provocazione di un certo mondo giudiziario. Sono 130 pagine inutili che mostrano perché è urgente riformare la giustizia».
Nel merito, il documento della Cassazione è molto critico. Il decreto Sicurezza viene definito “eterogeneo nei contenuti”, privo di una reale urgenza e potenzialmente in contrasto con diversi articoli della Costituzione.
In particolare, si evidenzia come il governo abbia trasformato un disegno di legge già in discussione parlamentare in un decreto-legge, senza che vi fossero motivazioni straordinarie. Un passaggio che, secondo la relazione, rischia di rendere invalida non solo la decretazione, ma anche la legge di conversione.
Inoltre, vengono segnalati possibili profili di incostituzionalità legati alle nuove norme penali, che introducono aggravanti e nuove fattispecie legate al contesto delle manifestazioni, alla resistenza passiva, alla protesta sociale. Il documento ricorda che la discrezionalità del legislatore non può mai tradursi in arbitrio, e che le sanzioni penali devono sempre rispettare il principio di proporzionalità.
Lo scontro tra Nordio e l’Anm riaccende le tensioni tra il governo e una parte della magistratura, già emerse in passato su altri fronti, dalla separazione delle carriere alla riforma del Csm. E potrebbe segnare un passaggio decisivo nel dibattito sul rapporto tra giustizia e politica.
Intanto, la relazione del Massimario continuerà a circolare. E, con essa, le critiche di chi vede nel decreto Sicurezza un attacco alle libertà fondamentali, e di chi – come Nordio – teme che la magistratura stia alzando troppo la voce fuori dal suo ambito.