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Mentre nel mondo forense infiamma la polemica per il caso della penalista romana Ilaria Salamandra, a cui è stata rigettata un’istanza di legittimo impedimento per accompagnare il figlio di due anni in ospedale, torna alle cronache la vicenda di un giudice del Tribunale di Treviso, che ha lasciato l’aula nel bel mezzo dell’udienza per raggiungere la moglie in procinto di partorire.
I fatti risalgono allo scorso 4 aprile: come riporta il Corriere del Veneto, il magistrato ha abbondato in fretta e furia la postazione dopo aver ricevuto un messaggio che lo informava dell’imminente nascita. «Scusate ma il collega deve andare via perché è arrivata un’ottima notizia: sta per diventare papà per la seconda volta», aveva spiegato il presidente, al quale il collega aveva mostrato il telefono prima di precipitarsi in ospedale lasciando tutti a bocca aperta. All’esame dei tre giudici del collegio, racconta il Corriere, un caso particolarmente importante e delicato: un uomo aveva denunciato sua moglie per aver picchiato i propri figli, un ragazzo e una bimba che, all’epoca dei fatti, avevano 14 e 7 anni. Il caso risaliva al 2020, e la coppia si era nel frattempo riappacificata. Il fuoriprogramma in tribunale è arrivato proprio durante il racconto dell’uomo, che dal banco dei testimoni era intento a riportare i messaggi con cui il figlio gli chiedeva aiuto quando è stato interrotto. Il giudice intanto ha raggiunto l’ospedale in tempo per assistere al parto, e sono stati rinviati tutti i processi in programma. Un episodio che dal punto di vista dell’avvocatura mette in luce ancora una volta la disparità di trattamento a cui sono sottoposti i legali che si vedono negare il differimento dell’udienza anche quando alla base della richiesta di rinvio ci sono motivi gravi e urgenti.
Come, un anno fa, nel caso dell’avvocato del Foro di Potenza Antonio Murano, indagato e sottoposto a controlli nel suo studio legale di Rionero in Vulture, dopo essersi assentato in una udienza penale per motivi di salute, certificati da un medico. Oppure nel caso segnalato nel 2022 a Vercelli, dove il Tribunale è andato avanti spedito senza tener conto dell’istanza di legittimo impedimento presentata dall’imputato per poter partecipare ai funerali del padre. O ancora nella vicenda avvenuta a Brescia, dove un legale del Foro di Varese aveva chiesto il rinvio delle udienze per assistere alla cremazione della madre, per poi ritrovarsi i carabinieri sul posto «per accertare - su ordine della procura - l'identità della salma e chi fosse il figlio». Senza considerare che la normativa sul legittimo impedimento delle avvocate in gravidanza e maternità è stata introdotta soltanto nel 2018, dopo una lunga battaglia da parte dell’avvocatura.