Contemperare il diritto di cronaca con la presunzione di non colpevolezza, ma soprattutto tutelare il diritto alla reputazione in un contesto in cui, a dispetto dei richiami reiterati lanciati su questo tema dall’Ue all’Italia, il nostro Paese continua a zoppicare. Un problema, però, che non si limita al processo mediatico, ma investe anche quello del dibattimento vero e proprio.

Se ne è parlato diffusamente a Roma, alla Sala Capitolare di piazza della Minerva, in un convegno dal titolo “La presunzione d’innocenza è un diritto costituzionale”, organizzato su impulso del presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni, al quale hanno partecipato numerosi relatori di prestigio, tra giuristi, legislatori, avvocati, magistrati e giornalisti. «Siamo in una situazione - ha osservato Balboni nel suo saluto ai presenti - in cui i processi si fanno dappertutto tranne che nelle aule di tribunale. Il processo accusatorio si sta facendo spazio su una cultura plurisecolare inquisitoria, che va contro la Costituzione». «Sembra assurdo», ha replicato il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto a chi gli chiedeva se i continui richiami europei all’Italia siano il sintomo di una cultura giuridica più arretrata rispetto alla media dell’Unione, «che ci sia stato bisogno di una direttiva europea per affermare delle cose ovvie.

Oggi in Italia non c’è processo senza misura cautelare. La misura cautelare è diventata una sorta di griffe per dare rilevanza al processo. Questo è un sintomo di grave arretratezza ed è anche per questo che bisogna liberare il processo dalla necessità della misura cautelare e del condizionamento dell’accusa sui media». Inevitabile, in quest’ottica, un riferimento al ddl Nordio sulla riforma dell’ordinamento giudiziario: «La separazione delle carriere - ha sottolineato Sisto - fa parte di questo tema: intervenire sulla terzietà del giudice è una garanzia del rispetto del principio della presunzione d’innocenza. Governo garantista» , ha concluso il viceministro, «significa governo rispettoso della Costituzione».

Su questo punto, le opinioni dell’ex- magistrato ed ex presidente della Camera Luciano Violante (che ha preso la parola dopo di lui) divergono: «Di fatto - ha osservato - le carriere sono già separate e io francamente avrei paura di un sistema con 1200 pm autogestiti, separati da tutti. Questo non è un sistema che a mio avviso garantisce i cittadini. Francamente - ha proseguito - sono più contento di un organismo unitario che tenga un po’ sotto controllo la giurisdizione, piuttosto che un organismo separato».

Tornando al processo mediatico, il problema, per Guido Alpa, professore emerito di Diritto civile e presidente emerito del Consiglio nazionale forense, è che «sostanzialmente la giurisprudenza esclude la responsabilità del giornalista e in sostanza ogni cittadino è esposto alle azioni del giornalista. C’è dunque un problema - ha proseguito - di deontologia professionale, ma sappiano che l’Ordine dei giornalisti, in questo campo, non è particolarmente solerte. Per questo un’attenzione al bilanciamento degli interessi sarebbe opportuna». Quanto al tema più vasto della presunzione d’innocenza, Alpa ha osservato che «la nostra Costituzione su questo punto è un po’ recessiva rispetto a molte altre. A livello civilistico il danno è irreparabile: una volta che la reputazione e la dignità di una persona è stata lesa, diventa difficile recuperare integralmente la posizione e non è facile dare la prova del danno».

A riportare il focus sulla presunzione di non colpevolezza all’interno del processo è stato Antonio Gagliano, consigliere del Cnf: «Il tema dell’aggressione alla reputazione è gravissimo ha affermato -, ma non dobbiamo far passare in secondo piano lo scarso impatto della presunzione di non colpevolezza nelle regole processuali. Possiamo dire - ha proseguito - che anche in assenza di processo mediatico questo principio venga rispettato? Ci sono le regole probatorie e le regole del giudizio: la regola del giudizio è quella secondo cui non si può condannare quando c’è un ragionevole dubbio, ma questo principio si lega alla cultura della prova, che in questi anni ha preso un crinale di scivolosa discesa».

Oltre ai danni derivanti dall’attacco alla reputazione, per Gagliano non bisogna dimenticare quelli delle aggressioni al patrimonio. «Oggi i diritti del patrimonio sono anche diritti della persona, in molti casi. Abbiamo un abuso dell’istituto del sequestro preventivo, e in questi casi non è nemmeno necessaria la condizione di gravità giudiziaria ma basta il fumus. Il principio di innocenza - ha concluso Gagliano – non dovrebbe mai trovare eccezioni al difetto di motivazione».