Questa volta tocca a Roberto Occhiuto, l’informazione di garanzia per corruzione. Ancora in Calabria, e sembra di tornare a quell’anno 2018, quando un’inchiesta del procuratore Nicola Gratteri andò a colpire il presidente Mario Oliverio, di fatto chiudendo la stagione delle giunte di sinistra.

Occhiuto è di Forza Italia ed è considerato un po’ da tutti persona di grande rettitudine e onestà. Non molto garantista nei confronti del suo predecessore di sinistra, forse. E un po’ troppo ottimista sull’amministrazione della giustizia. Tanto che, pur dichiarandosi indignato per l’iniziativa che dal quotidiano Domani è arrivata alla Guardia di Finanza e poi alla procura, continua a gridare «Indagate! Indagate!». Come se il fatto di essere innocente lo dovesse preservare, lo dovesse mettere al riparo, da qualunque attenzione o sospetto da parte degli investigatori. Il che è doppiamente strano se si pensa non solo a quel che è successo, oltre che a Oliveiro, a Marcello Pittella piuttosto che a Giovanni Toti. Ma anche al fatto che Occhiuto è un militante di Forza Italia, il partito delle battaglie sulla giustizia nel nome del garantismo nei confronti di tutti, e del ricordo, proprio a due anni dalla sua morte, delle ingiustizie subite da Silvio Berlusconi.

Tra un anno in Calabria ci saranno le elezioni regionali, alle quali l’attuale presidente sicuramente vorrà ricandidarsi. Non è malizioso domandarsi, lo dice lo stesso Antonio Tajani, leader del partito di Occhiuto e ministro degli esteri: questa di Catanzaro non sarà un’inchiesta a orologeria? Per saperlo, non resta che leggere il quotidiano di De Benedetti, come già ai tempi dell’inchiesta su Pasquale Striano e i dossieraggi. Anche se i giornalisti, i tre indagati e gli altri, continuano a dirsi cronisti “d’inchiesta”. Ed eccola qui l’inchiesta del procuratore di Catanzaro Salvatore Curcio e del pm Domenico Assumma, che avrebbe portato, a quanto pare, ma il governatore non lo conferma, a una perquisizione personale o dei suoi uffici già da venerdì della scorsa settimana. Non proprio un fulmine a ciel sereno, l’informazione di garanzia, quindi.

E del resto, sempre dalla lettura degli articoli dei “mandanti”, l’inchiesta della magistratura non metterebbe in discussione l’attività del governo della Regione, ma fatti precedenti, risalenti agli anni in cui Roberto Occhiuto era parlamentare. Anche in questo caso, proprio come nelle inchieste che hanno riguardato i dossieraggi, si parte dai sospetti del settore antiriciclaggio di Bankitalia. Viene preso di mira un bonifico di 21.000 euro incassato dal deputato di Forza Italia nel 2020, quando era candidato alla presidenza della Regione Calabria, e si nota una “coincidenza”. Perché nello stesso mese la sua società “Fondazione patrimonio artistico retail” aveva beneficiato della garanzia del medio credito centrale per ottenere prestiti bancari per oltre 350.000 euro, sfruttando il decreto liquidità Covid.

Insieme a Occhiuto ci sarebbero altri quattro indagati. Uno è il manager Paolo Posteraro, che proprio di quella società è tuttora Ceo, e che all’epoca era anche amministratore di beni pubblici a Cosenza, il comune di cui era sindaco il fratello d Roberto Occhiuto, Mario, attualmente parlamentare di Forza Italia. Il terzo uomo presente nelle indagini dovrebbe essere Ernesto Ferraro, oggi al vertice di Ferrovie della Calabria, l’azienda di trasporto pubblico di proprietà della Regione di cui fino al dicembre 2024 era consulente anche Paolo Posteraro, che oggi riveste anche il ruolo di capo di gabinetto di Matilde Siracusano, sottosegretario di Stato e compagna di Roberto Occhiuto.

Tutte queste relazioni, tra il politico, il familiare e l’amministrativo, puzzano in realtà molto di pettegolezzo. Come il fatto che Posteraro sia anche il liquidatore di una società del figlio di Mario Occhiuto e anche di un’altra di cui ha alcune quote l’ex moglie di Roberto, il fratello. Proprio roba da giornalisti d’inchiesta. Pare quasi che a Catanzaro si respiri l’aria di Garlasco, dove la procura di Pavia fa dragare un corso l’acqua per cercare (e non trovare) l’arma di un delitto di 18 anni fa, sulla base della segnalazione di una trasmissione tv satirica. Possibile che in Calabria la Guardia di Finanza e la procura si facciano dare l’imbeccata per le indagini dai cronisti di un quotidiano, soprattutto dopo tutto quel che è successo nei rapporti con i servizi, l’antimafia, le Sos e l’antiriciclaggio di Bankitalia?