PHOTO
Poco importa se gli unici giudizi finora ottenuti sono di assoluzione. E poco importa se per gli altri, quelli che non hanno potuto “godere” della velocità del rito abbreviato, il processo è ancora in corso, trovandosi, allo stato attuale, in una condizione di innocenza presunta. Non fa niente: per presentare il ddl Roccella-Nordio sugli affidi, lo slogan è “mai più casi Bibbiano”. Forse è solo una coincidenza che venga rispolverato e tirato a lucido in prossimità di un appuntamento elettorale, così com’era stato quando scattò l’operazione “Angeli e Demoni” sui presunti affidi illeciti, tesi che in Tribunale - stando alle testimonianze finora ascoltate - è ancora tutta da dimostrare. Il governo, oggi, discuterà in Consiglio dei ministri un nuovo pacchetto, che punta ad un unico risultato: evitare di istituzionalizzare l’affido. Di mezzo c’è la famiglia naturale, da tutelare ad ogni costo. E che sia una fissazione per il governo non è un mistero. Quindi al bando il garantismo, che sarebbe un ostacolo di fronte all’esigenza di affermare che Bibbiano - città diventata suo malgrado un’etichetta - sia stata senza ombra di dubbio un’anomalia. Al netto dei dati effettivi, che non indicano alcuna impennata di affidi. E al netto anche delle indagini, che nel mirino mettono meno di dieci casi. Un po’ pochi per parlare di “sistema”.
«Se in vigore ci fossero state le regole di questo disegno di legge, l’anomalia Bibbiano sarebbe venuta a galla subito», spiegavano fonti dell’esecutivo, pochi giorni fa al Messaggero. Di quale anomalia si parli non è dato sapere: non c’è ancora alcuna verità processuale, se non quella che, appunto, vede assolti alcuni dei protagonisti. Le novità principali del ddl sono tre: un registro nazionale degli istituti di assistenza pubblici e privati, delle comunità di tipo familiare e delle famiglie affidatarie, uno in ogni tribunale relativo ai minori allontanati e un Osservatorio per monitorare eventuali anomalie nel numero di affidi. In caso di segnalazioni scattano ispezioni a stretto giro. Per quanto riguarda il primo registro, la finalità è quella «di monitorare il ricorso agli affidamenti» e «contrastare il fenomeno dell’istituzionalizzazione impropria». Nel secondo, invece, vengono annotati i dati relativi al provvedimento di affido, l’eventuale intervento della forza pubblica, la data e gli estremi dei provvedimenti che autorizzano il minore agli incontri, anche in forma protetta, con i familiari e i dati relativi ai provvedimenti che autorizzano il minore a rientrare in famiglia. L’Osservatorio dovrà invece monitorare e segnalare - nonché inviare ogni anno una relazione alle Camere sul punto - possibili situazioni di istituzionalizzazioni e promuovere eventuali ispezioni o sopralluoghi presso gli istituti o le comunità affidatari, sulla base di quanto emerso. Una novità, quest’ultima, che per Giuseppe Spadaro, presidente del Tribunale per i Minori di Trento, «può senza dubbio rappresentare un’importante risorsa volta a rafforzare la tutela dei minori collocati fuori dalla propria famiglia, sia in termini di consolidamento dell’interdisciplinarietà, intesa cioè come una presa in carico ad ampio respiro dei minori e delle loro famiglie, sia in termini di una maggiore omogenizzazione a livello nazionale dell’affido - spiega al Dubbio -. Si auspica che la riforma in parola possa incrementare e arricchire la tutela dei minori che vivono in contesti domestici fortemente privativi e pregiudizievoli, tanto da giustificarne l’allontanamento dalla casa familiare, e non debba invece intendersi quale input per l’avvio di una manovra di decostruzione dell’intero sistema di tutela minorile, specie dell’affido che, non si dimentichi, ha permesso in questi decenni di offrire a migliaia di minori un luogo sicuro di crescita».
Critica, rispetto alla propaganda su Bibbiano portata avanti dall’Esecutivo, è invece l’associazione Minori Diritti. «Auspichiamo che il ministro Nordio, che ama definirsi garantista, voglia prendere pubblicamente le distanze, perché per ora su Bibbiano non abbiamo ancora certezza sia accaduto nulla di quello che si racconta - si legge in una nota -. Dare per scontato in questa situazione che a Bibbiano si siano compiuti illeciti è qualcosa che va contro le basi fondamentali dello Stato di Diritto. Legittimo, giustissimo che il governo si occupi di affidi e tutela (poi sulla qualità di questo operato si può discutere), illegittimo, ingiustissimo ed inaccettabile che nel farlo dichiari colpevoli persone che sono state assolte o sono ancora sotto processo».