Se volessimo semplificare il discorso su alcune dinamiche all’interno del Csm, potremmo parlare di tentazioni e manifestazioni correntiste da un lato, per quanto riguarda la componente togata, e indicazioni della politica dall’altro, per quanto concerne i “laici” di Palazzo dei Marescialli, vale a dire i 10 tra avvocati e professori universitari eletti dal Parlamento.

Domenica scorsa Luigi Ferrarella ha descritto sul Corriere della Sera quanto accaduto neanche una settimana fa: il plenum del Csm ha disposto il collocamento fuori ruolo del magistrato Lorenzo Jannelli, distaccato a Strasburgo alla Corte europea dei Diritti dell’uomo. In quella occasione non sono mancate le fibrillazioni, dato che Jannelli, in procinto di trasferirsi in Francia, ha ricoperto nel 2021 l’incarico di gip a Palermo nel procedimento sulla nave Open Arms che ha coinvolto il leader leghista, attualmente vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Una circostanza che ha messo in allerta proprio i “laici” del Csm – tra questi anche l’avvocata Claudia Eccher, già legale di Salvini, eletta su indicazione della Lega – con la presentazione di motivi tra i più svariati per giustificare l’assenza in occasione del voto e l’attuazione di tecniche ostruzionistiche. La conseguenza è stata la contrapposizione con la componente togata, tanto che, stando al resoconto del Corriere, il primo presidente della Cassazione Margherita Cassano ha parlato di rischio paralisi del Csm e di un “precedente gravissimo”. Nella vicenda per il collocamento fuori ruolo del giudice Jannelli viene tirato in ballo anche Alberto Rizzo, capo di Gabinetto del guardasigilli, il quale aveva trasmesso al Csm, appena due ore prima, una richiesta di rinvio della seduta del plenum «per la generica doglianza di un altro candidato non selezionato da Strasburgo».

Possiamo dunque parlare di correntismo anche tra i laici che siedono nel Csm? Rispondono alle indicazioni della politica, dato che i partiti sono decisivi nella loro elezione? Il professor Alessio Lanzi, già componente laico del Csm e, dal prossimo ottobre, nel Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria, è prudente sulla questione. «La vicenda di cui stiamo parlando – premette – l’ho appresa dai giornali. Mi sembra però inappropriato il parallelismo che si fa fra correnti dei magistrati e nomine dei laici. Questo concetto l’ho sostenuto tante volte e lo ribadisco. La componente laica è prevista anche dalla Costituzione, perché vuole che l’organo di autogoverno di un potere così importante come la magistratura sia costituito non solo da magistrati ma anche da esponenti della società civile. Per la precisione da esponenti tecnici della società civile, vale a dire avvocati con una certa anzianità o professori ordinari di materie giuridiche. Tale bilanciamento ha una origine ben precisa, essendo il Csm un organo di rilievo costituzionale: si vuole che accanto ai togati, eletti dai magistrati, ci siano pure dei tecnici esponenti e rappresentanti della società civile, nominati da quest’ultima indirettamente tramite il Parlamento».

Lanzi si sofferma in particolare sul ruolo delle Camere, che diventa pure uno snodo fondamentale per le questioni legate al funzionamento del Csm. «Il Parlamento – aggiunge – fornisce la rappresentanza laica per evitare che il Csm sia composto solo da magistrati. Se nell’organo di autogoverno ci fossero solo magistrati, non ci sarebbe la prospettiva di un autogoverno demandato, dalla Costituzione, a tutti quelli che sono interessati alla giustizia per il bene della giustizia stessa. Non possiamo quindi fare un parallelismo tra correnti e rappresentanze laiche. Le correnti sono composte da eletti dai magistrati. Nell’ambito dei regolamenti e delle posizioni culturali e ideologiche dei singoli possono comunque succedere tante cose».

Secondo Lanzi, il rischio che i componenti eletti dal Parlamento possano subire pressioni dalla parte politica che ha permesso loro di entrare a Palazzo dei Marescialli è un falso problema. «Su questo tema – conclude – bisogna sempre vedere chi viene eletto. È un discorso che vale per tutti gli organi di autogoverno. Anche nella Corte costituzionale ci sono cinque giudici eletti dal Parlamento, sempre con lo spirito della rappresentanza della società civile al quale facevo riferimento e che bisogna sempre prendere in considerazione. Non si può, dunque, parlare di una stretta derivazione di carattere politico. Il condizionamento, alla fine, è una questione delle singole persone».