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Elly Schlein, segretaria del Partito democratico
Nazareno, abbiamo un problema. Il disegno di legge portato in Consiglio dei ministri dal Guardasigilli Carlo Nordio sta creando un bel grattacapo alla segretaria del Pd, Elly Schlein. In particolare, è l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio a spaccare in due il partito, con la dirigenza che da un lato parla della «montagna che partorito il più classico dei topolini» e con i sindaci dem dall’altro che, vedi il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci, parlano invece di «una vittoria» per un provvedimento «che chiedevamo da dieci anni e che non dobbiamo contestare per forza solo perché l’ha fatto la destra».
Opinione largamente condivisa dai rappresentanti dem e di area centrosinistra sui territori, con il sindaco di Bari e presidente Anni Antonio Decaro che definisce l’abuso d’ufficio «un problema» per i sindaci pur sottolineando che i primi cittadini avevano chiesto non l’abrogazione ma una maggior circoscrizione della fattispecie di reato.
Ventiquattro ore prima il sindaco di Milano Beppe Sala aveva «suggerito» al Pd «di non scagliarsi contro la riforma ma che guardi non ideologicamente la cosa perché tutti i suoi sindaci sono convinti che si debba mettere mano all’abuso d’ufficio». Argomento condiviso in una chat «dei sindaci di centrosinistra» e confermata dal primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori e da quello di Firenze Dario Nardella. «Il 90 per ceto dei processi si conclude con un nulla di fatto e allora c’è qualcosa che non va», ha aggiunto Sala.
Ma i vertici del Nazareno, che si trovano mediaticamente a rincorrere il Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte sui temi del lavoro come reddito di cittadinanza e salario minimo (oggi Schelin parteciperà alla manifestazione organizzata da Giuseppe Conte a Roma) non può mollare sul tema della giustizia. «L’abolizione del reato di abuso d’ufficio è un errore che non risolve le giuste preoccupazioni dei sindaci, non interviene sulla Severino e non circoscrive le loro responsabilità ma apre un contenzioso con l’Europa proprio mentre si sta discutendo del Pnrr - sottolinea Franco Mirabelli, vice presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama - Ma ciò che più preoccupa è il fatto che questa è l’ennesima scelta del governo che si fonda sull’idea sbagliata e pericolosa che racconta che, per una maggiore efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione, la strada debba essere quella di ridurre regole e controlli e che quindi sono i controlli e le regole la causa delle inefficienze».
Ed è proprio sul Pnrr che punta la dirigenza dem, collegandolo direttamente le due questioni. «Siamo per una riforma, ma contrari all’abrogazione dell’abuso d’ufficio, che renderebbe ancora più difficile negoziare il Pnrr con l’Ue, dove tutti gli altri Paesi hanno una fattispecie di questo tipo», ha detto Schlein poche ore dopo l’approvazione della riforma in Cdm, tesi ribadita anche dal responsabile Pnrr del partito, Alessandro Alfieri. «Vedo il rischio di un corto circuito con l’Europa - sottolinea il senatore dem - C’è il progetto di direttiva dell’Unione Europea sulla corruzione che prevede il reato di abuso d’ufficio, quella norma si può restringere, tipizzare, ma bisogna valutare anche l’impatto che la riforma voluta del governo potrebbe avere sull’attuazione del Pnrr».
Neanche il tempo di inviare le note alle agenzie, che a intervenire è colui che da settimane ha ormai dichiarato guerra alla nuova segreteria, Vincenzo De Luca.
«È stata presentata una proposta di eliminazione dell’abuso dell’atto d’ufficio e altre misure che riguardano il mondo della giustizia: credo che sia importante e positiva l’iniziativa assunta dal governo - ha detto il presidente della Campania - Ancora in queste ho ascoltato esponenti del Pd che sono per la loro storia politica degli esempi di trasformismo e di opportunismo». E parlando poi di «supponenza davvero insopportabile».
Insomma, il clima non è certo di quelli da barricata contro il governo, e per quanto Schlein si sforzi di apparire come l’esatto opposto del governo di Giorgia Meloni, è inutile negare che in quanto a compattezza di partito è il M5S di Giuseppe Conte a risultare più credibile. Per non parlare del terzo polo, che ha annunciato il suo sostegno in Aula alla riforma Nordio, pur tramite alcuni emendamenti da presentare al momento della conversione in legge in Aula.
E la maggioranza, intanto, gongola.