«L'emergenza è finita, e vorremmo che fosse finito il tempo delle dispute polemiche, del dibattito pubblico e delle misure straordinarie d'urgenza. Vorremmo che il Consiglio, che ci è stato consegnato indubbiamente ammaccato dalle vicissitudini intercorse, tornasse all'esercizio fisiologico delle proprie funzioni, con un rinnovato impegno di correttezza, trasparenza, fedeltà al proprio mandato costituzionale, per ricostituire quel tessuto di lealtà istituzionale e di legittimazione democratica che in alcuni momenti è sembrato lacerarsi». Lo ha detto il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, aprendo il plenum di questa mattina, il primo dopo l'insediamento della nuova consiliatura e dell'elezione del vicepresidente e della disciplinare.

Ritardi nelle nomine

«C'è oggi una riforma legislativa da attuare e, soprattutto, c'è da ritornare all'esercizio fisiologico serio, ordinato scrupoloso e rigoroso delle proprie attribuzioni», ha ricordato Pinelli ai consiglieri. Il governo autonomo - ha detto ancora Pinelli - non costituisce il privilegio di una categoria, ma la garanzia dei diritti dei cittadini» e il Csm «deve quindi mostrarsi a sua volta puntuale e rigoroso nell'esercizio delle proprie attribuzioni. Ciascuno di noi deve essere, e dimostrare di essere, efficiente, corretto e trasparente per fare sì che allo sguardo esterno il Consiglio ritorni ad essere una istituzione meritevole della fiducia di coloro che subiscono gli effetti delle sue determinazioni». Quindi, Pinelli ha sottolineato, «prima di tutto dei cittadini che quotidianamente vengono coinvolti nelle attività degli uffici giudiziari, ma anche dei magistrati che guardano all'organo di governo autonomo come un riferimento e che oggi si sentono sfiduciati, a volte abbandonati».

Pinelli e il problemi della giustizia

«La giustizia soffre un problema di lentezza che presso il Consiglio si manifesta nei tempi dilatati di discussione e decisione e, in ultima analisi, nell'eccessiva lunghezza del tempo intercorrente tra l'avvio delle pratiche, l'istruzione e la loro definizione. Dai dati che in questi giorni ho acquisiti risulta che il Consiglio è in grave difficoltà funzionale, un notevole arretrato che non si riesce, evidentemente, a scalfire con i ritmi e le modalità di lavoro attuali» ha rilevato il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, in apertura del plenum di oggi, sottoponendo al voto dei consiglieri il nuovo calendario dei lavori fino al 30 aprile prossimo, che è stato poi approvato all'unanimità dall'assemblea, con «l'eliminazione di ogni soluzione di continuità dell'attività consiliare, che deve rimanere costante per promuovere la tempestività delle misure assunte, e non ha motivo di essere ordinariamente interrotta con la previsione di settimane prive di sedute di commissione e dell'assemblea plenaria», ha detto Pinelli, spiegando che tale innovazione è stata proposta «previa interlocuzione e piena condivisione con il presidente della Repubblica, ritenendo che, oltre che in termini di effettivo recupero di efficienza, essa sia utile a dare adeguata rappresentazione della priorità assoluta che l'organo di governo autonomo e ciascuno dei componenti deve attribuire all'esercizio delle funzioni consiliari».

“Lavori forzati” per i prossimi novanta giorni

Dunque, ha aggiunto il vicepresidente, «stabiliamo un lavoro senza soluzioni di continuità per i prossimi novanta giorni, e parallelamente il Comitato si farà carico di costituire un gruppo di lavoro, dedicato alla individuazione dei più opportuni aggiustamenti organizzativi, anche regolamentari. Avviamo così un percorso costituente, o, meglio dire, ricostituente, di cui tutti sentiamo il bisogno».

Altra innovazione nel calendario, quella legata alle nuove norme introdotte con la riforma Cartabia sulle “incompatibilità” nella composizione delle Commissioni. «Atteso che i consiglieri che fanno parte quali titolari della sezione disciplinare non possono fare parte delle commissioni prima, quarta e quinta - ha spiegato Pinelli in plenum - il Comitato ha ritenuto, modificando sul punto il calendario fino ad ora stabilito per i lavori delle Commissioni, di proporre che dette commissioni siano tenute negli stessi orari, in cui non sono fissate altre commissioni, per consentire, ove ritenuto utile, i lavori della sezione disciplinare».