La modifica del sistema elettorale del Consiglio superiore della magistratura, voluta dalla ex ministra della Giustizia Marta Cartabia ed entrata in vigore lo scorso anno, non ha raggiunto l'obiettivo sperato, quello di togliere potere alle correnti delle toghe, ottenendo invece il risultato contrario. Il sorteggio “temperato”, però, non è la soluzione corretta. In estrema sintesi, è quanto emerso ieri al termine della giornata di audizioni disposte dalla Commissione giustizia del Senato dove è attualmente incardinato il ddl di riforma presentato dal forzista Pierantonio Zanettin.

Il primo ad essere audito è stato Piergiorgio Morosini, presidente del tribunale di Palermo ed ex consigliere del Csm. Per Morosini, esponente di punta della sinistra giudiziaria, sorteggiare i togati del Csm significherebbe mandare il messaggio che la magistratura non è in grado di scegliersi i propri rappresentanti all'interno dell'Organo di autogoverno. Meglio, piuttosto, aumentare la presenza di toghe con particolari professionalità, ad esempio chi si occupa di diritto del lavoro, di famiglia o protezione internazionale, da sempre poco rappresentate.

È stato poi il turno del pm antimafia Sebastiano Ardita, anch'egli ex consigliere del Csm. Ardita, inizialmente favorevole al sorteggio, ha sottolineato i pericoli della Cartabia, come l'eccessiva ' burocratizzazione' del lavoro giudiziario, e quindi la necessità di un Csm in grado di garantire una vera autonomia ed indipendenza alle toghe. La vice presidente delle Camere penali, l'avvocata Paola Rubini, ha chiuso la giornata di audizioni proponendo di aumentare il numero dei componenti laici, attualmente pari ad un terzo del totale.

Un rapporto paritario potrebbe diminuire il potere delle correnti. «Il messaggio che esce da questa tornata di audizioni, comunque, è che il sorteggio eliminerebbe le carriere parallele. Ci sono magistrati che si “preparano” ad andare al Csm appena entrati in servizio, costruendo una rete di consenso su territorio. Ed è ciò che vogliamo evitare. Ovviamente tutto è perfettibile». «Per limitare il potere delle correnti si potrebbe iniziare eliminando gli incarichi semidirettivi, da assegnare con il criterio dell'anzianità senza demerito», ha proposto il senatore pentastellato Roberto Scarpinato.