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IL PRESIDENTE MATTARELLA ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL CSM PER LA NOMINA DEL PRIMO PRESIDENTE DELLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
«Ho sempre chiesto la presidenza della Quinta commissione ma, in quasi cinque anni, non mi è mai stata data», commenta con Il Dubbio l’avvocato genovese Stefano Cavanna, ex componente del Consiglio superiore della magistratura nella scorsa consiliatura, quella guidata dal dem David Ermini.
«Ad un certo punto, forse per sfinimento, mi diedero la presidenza della Nona commissione, quella che si occupa delle relazioni internazionali. Una cosa che mi fece molto sorridere in quanto tutti conoscevano il mio forte “scetticismo” a proposito degli organismi europei», aggiunge Cavanna che nel 2018 era stato nominato nell’allora Palazzo dei Marescialli in quota Lega. «Ogni volta che chiedevo la presidenza della Quinta, ricordo, mi veniva risposto che al Csm esistono degli “equilibri” e che non si potevano modificare», precisa ancora Cavanna.
Stessa sorte, per la cronaca, toccò all’epoca all’altro componente laico in quota Lega, l’avvocato Emanuele Basile: anche per lui, nessuna presidenza della Quinta in cinque anni. Per i laici di centrodestra a piazza Indipendenza pare dunque esserci un “tabù” riguardo proprio la presidenza della Quinta commissione, quella più importante di tutte, occupandosi delle ambite nomine dei magistrati a capi degli uffici giudiziari. Scorrendo infatti i nomi di chi in questi anni, fra i laici, ha ricoperto l’incarico di presidente di quella commissione, si scopre che non compare mai un professore o un avvocato, di “destra”, essendo sempre stata appannaggio dei componenti laici in quota ai partiti di sinistra.
La circostanza non può non destare sorpresa anche perché il “tabù” prosegue nell’attuale consiliatura, dove i laici espressione dei partiti della maggioranza sono addirittura sette. Fratelli d’Italia, in particolare, conta ben quattro componenti su dieci. Praticamente, tolto il vicepresidente Fabio Pinelli, si tratta della metà della compagine non togata. Entro il prossimo 10 ottobre, comunque, le Commissione del Csm, ad iniziare dalla Quinta, dovranno essere rinnovate e rimarranno fino alla scadenza natura della consiliatura, prevista agli inizi del 2027.
Le nuove Commissioni si insedieranno in un periodo incandescente per la giustizia, con il referendum costituzionale che, salvo imprevisti, dovrà celebrarsi in primavera. Attualmente la Quinta commissione è presieduta dall’avvocato Ernesto Carbone, eletto in quota Italia viva quando, nel 2023, Matteo Renzi strizzava l’occhio al centrodestra ed era pronto ad una opa su Forza Italia. Quello che è successo poi è storia nota, con Renzi che si è riavvicinato al Pd ed è adesso fra gli azionisti di riferimento del “campo largo”.
Su chi sarà il successore di Carbone regna l’incertezza. Un nuovo laico, va detto, non è affatto scontato. Pinelli, supportato dal Comitato di presidenza del Csm, composto dai capi della Cassazione, potrebbe decidere di affidare la presidenza ad un togato, anche espressione dei gruppi progressisti.
Decisione, va detto, che provocherebbe più di un mal di pancia. Un ruolo fondamentale in questa partita lo avrà il Quirinale. A Sergio Mattarella, che del Csm è il presidente, spetterà l’ultima parola. Il gradimento del Colle è dirimente in questo gioco di incastri dove ogni nomina viene valutata con il bilancino per non creare problemi, evidentemente, agli “equilibri” a cui faceva riferimento Cavanna. Il tutto, va ricordato, in attesa della riforma del Csm che, con il sorteggio dei suoi componenti, dovrebbe nelle intenzioni evitare queste dinamiche che sanno tanto di Manuale Cencelli.