Non è arrivata la tanto attesa e annunciata terza proposta in merito alla nuova circolare sulle nomine che il Consiglio superiore della magistratura dovrà licenziare a stretto giro. Le proposte A e B sono pronte da oltre un mese, mentre il termine di legge per il varo del Testo unico era fissato al 21 giugno scorso. Ma niente da fare: la V Commissione, che si è riunita ieri per la votazione delle proposte, ha rinviato la riunione, in attesa della proposta C, che dovrebbe essere frutto - secondo le indiscrezioni - di un accordo tra le posizioni di Area e Magistratura indipendente.

In questi giorni era circolata un testo, buttato giù dal consigliere Antonello Cosentino di Area, che proponeva una valutazione attraverso i parametri del merito (basato sulla carriera e l'impegno), attitudini (abilità organizzative e di leadership) e anzianità (valutata in modo secondario). Sulla base di questo testo, il merito verrebbe analizzato con un esame complessivo delle valutazioni di professionalità, tenendo conto anche della capacità di dare attuazione ai progetti organizzativi degli uffici in cui ha lavorato, dando rilevanza alle criticità emerse nell’ambito di qualunque procedimento di competenza del Csm.

Il giudizio attitudinale si baserebbe sulle esperienze maturate nell’esercizio dell’attività giudiziaria, le esperienze dirigenziali, organizzative e di collaborazione nella gestione degli uffici, mentre riguardo alla valutazione del lavoro giudiziario assumerebbero speciale rilievo i risultati quantitativi e qualitativi dell’attività giudiziaria svolta, la capacità di efficiente organizzazione del lavoro proprio e dei collaboratori, la pluralità di esperienze nelle diverse materie e nei diversi gradi della giurisdizione, nonché le capacità relazionali nei rapporti interni all’ufficio e con gli interlocutori esterni e l’efficace utilizzo delle tecnologie.

Tale proposta non avrebbe però raggiunto una condivisione e ieri, dunque, si è deciso di rinviare, con una proposta di sintesi che dovrebbe, a quel punto, sostituire la proposta A, che nella sua versione attuale apporta solo alcuni ritocchi al Testo unico attualmente vigente. L’idea di Area era circolata nei giorni scorsi, con un commento pubblicato sul sito della corrente: l’ipotesi di lavoro si baserebbe su «un quadro fondato su una preliminare valorizzazione della durata dell’esperienza giudiziaria degli aspiranti nel settore del posto a concorso, e, a seguire, in una selezione per passaggi successivi, diversi a seconda della funzione da conferire: più stringente per i posti iniziali della catena dirigenziale (semidirettivi di primo e secondo grado, direttivi di uffici piccoli o medi), che sono numerosi e nei quali normalmente iniziano le esperienze direttive dei colleghi; più elastica – ma pur sempre ancorata a un ordine preferenziale di indicatori – per i posti direttivi di primo grado di grandi dimensioni, di secondo grado e di legittimità».

Ora, però, toccherà attendere ancora per conoscere gli esiti del confronto tra Area e MI. Confronto che per alcuni è preludio di quanto avverrà per il rinnovo dei vertici dell’Anm e funzionale a una proposta di sintesi finalizzata a garantire al Consiglio quell’ampia discrezionalità, madre delle tante distorsioni bene evidenziate dalla vicenda Champagne.