La vicenda dell’arresto di Mattia Messina Denaro, dopo 30 anni di latitanza, ha riportato alla ribalta anche il tema dell’importanza della criminologia, come tecnica per interagire con successo con soggetti sospettati di atti efferati.

Si tratta, a tutti gli effetti, di una competenza professionale specialistica, di natura multidisciplinare, che è perfino oggetto di una norma dell’Uni (l’Ente Italiano di Normazione), identificata con la sigla UNI 11783: Attività professionali non regolamentate – Criminologo.

Questa norma definisce i requisiti relativi all’attività professionale del Criminologo, a partire dalla descrizione dei compiti e delle attività da svolgere, in conformità al Quadro europeo delle qualifiche (European Qualifications Framework- EQF), in modo tale da rendere omogenei, per quanto possibile, i processi di valutazione e convalida dei risultati dell’apprendimento delle relative tecniche.

La norma parte dalla definizione di criminologo, che è colui il quale studia il delitto nella sua realtà oggettiva e nelle sue cause, per cui il suo campo di azione investe lo studio del fenomeno criminale e dei mezzi atti a reprimerlo.

La norma UNI 11783 prevede 3 livelli professionali: Criminologo, Criminologo expert, Criminologo senior. Negli ultimi 2 livelli sono previste 2 aree di specializzazione: Criminologo specialista in criminologia generale, e Criminologo specialista in scienze forensi.

Sono previsti 24 compiti, doveri e responsabilità per il professionista criminologo, tra cui quelli di agire nell’interesse pubblico, e con integrità, onestà e correttezza, senza fare discriminazioni; non fornire informazioni fuorvianti; adempiere regolarmente alle obbligazioni assunte; evitare qualsiasi relazione che possa influenza indebitamente il proprio giudizio; dedicare a ciascuna questione esaminata la cura e il tempo necessari, e svolgere la propria attività con coscienza e diligenza, nonché dotarsi di un’organizzazione coerente con le necessità imposte dalla tipologia di prestazioni professionali rese.

Nel caso della specializzazione in criminologia generale, le tecniche e le tematiche da conoscere sono Criminalità nel suo generale impatto, Criminalità organizzata e mafiosa, Criminalità urbana, Devianza giovanile, Criminalità informatica, Sicurezza Urbana, Sicurezza e ordine pubblico, Urbanistica per la sicurezza.

Invece, se si sceglie la specializzazione nelle scienze forensi, bisogna acquisire competenze in materia di Genetica forense, Archeologia forense, Digital forensics, Sopralluogo forense, Botanica forense, Dattiloscopia forense, Balistica forense, Grafologia e grafologia forense.

Per acquisire la specializzazione di Criminologo occorre, oltre al possesso di un adeguato cv, superare un esame scritto e uno orale svolto da un ente di certificazione, che a sua volta deve essere accreditato.

Assumono quindi interesse, per coloro che sono intenzionati ad acquisire le competenze tipiche del criminologo, i corsi universitari, come quello previsto dall’Università Link e dalla Fondazione Icsa, che stanno organizzando un master in criminologia e criminalistica, basato su 200 ore di docenza e 400 di case studies, esercitazioni, project work, test, in cui si trattano 6 argomenti (Fenomenologia criminale, Area giuridica, Criminalistica, Psicologia e Psicodiagnostica forense, Cybercrime e Cybersecurity, Ordine pubblico e sicurezza urbana), a loro volta suddivisi in molte tematiche specifiche (es. l’analisi della scena del crimine, l’interrogatorio dell’indiziato).

Ma quanto sono utili queste competenze per gli avvocati penalisti? «Fermo restando che il nucleo delle competenze di un buon penalista sono la conoscenza approfondita del diritto penale e della procedura penale, indipendentemente dalla tipologia di reato – sottolinea Paola Rubini, vicepresidente dell’Unione Camere Penali Italiane e responsabile nazionale della formazione dell’avvocato penalista – è innegabile che le specifiche conoscenze del criminologo, come le modalità di indagine, l’individuazione del profilo dei responsabili di specifici reati (si pensi alla pedo-pornografia o ai delitti seriali) hanno un duplice profilo di utilità per il difensore: da una parte maggiori possibilità di individuare lacune ed errori nella conduzione delle indagini, che potrebbero risultare di vantaggio per il proprio assistito, e dall’altra, interagire con più efficacia e competenza con i consulenti di parte, esperti nelle materie criminologiche, al fine di raccogliere prove favorevoli per la difesa».

Dunque le tecniche della criminologia potrebbero essere un buon investimento formativo per un avvocato penalista, che avrebbe così la possibilità di valutare concretamente se le indagini siano state condotte correttamente o meno. Ma quali sono, quindi, gli errori più significativi? «Nella mia esperienza personale – continua Rubini – fermo restando la buona qualità media degli investigatori italiani, che sono a volte chiamati anche dall’estero, effettivamente vi possono essere criticità, in particolare, in due momenti: quello del “congelamento” della scena del crimine, che deve essere il più possibile tempestivo e completo nell’estensione, e la perquisizione, ad esempio nel domicilio o nel luogo di lavoro del presunto colpevole, che a volte può essere superficiale, o comunque non ben organizzata, e in altre perfino sovrabbondante, nel senso che si apprendono in gran quantità cose non proprio pertinenti all’ipotesi di reato contestata».