«Oggi ho visto Alfredo Cospito nel carcere di Bancali, l'ho trovato profondamente dimagrito, ha perso 40 kg passando dai 118 del 20 ottobre scorso agli attuali 78 kg». Lo dice l’avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore dell’anarchico al 41bis giunto a tre mesi di digiuno per protestare contro il regime di carcere duro al quale è sottoposto. 

Il legale è andato a trovarlo nel carcere di Sassari, dove Cospito è attualmente detenuto, ed è lui stesso ad affermare che il suo sciopero della fame continuerà ad oltranza. «Continua ad affermare che non arresterà la sua protesta – spiega il legale – se non con la revoca del 41bis a cui è sottoposto, consapevole del significato che questa affermazione può rappresentare. Precisa che la vita al 41 bis non è vita e che se tale deve essere tanto vale sacrificarla in una lotta contro la barbarie». 

Per il suo difensore «Cospito continua a dimagrire superando, oltrepassando, il punto critico della sua protesta, condotto con e sopra il suo corpo e la sua salute, il ministero continua a serbare un incomprensibile silenzio sull'istanza di revoca inviata dalla difesa. Eppure era stato lo stesso ministro a lamentare in una nota l'assenza di un suo formale coinvolgimento. Ciò detto, anche qualora la decisione ministeriale fosse negativa - spiega Rossi Albertini - Cospito e tutti coloro che si sono mobilitati in questi mesi a sostegno del suo sciopero della fame, hanno il diritto di sapere per quali ragioni l'anarchico debba essere condannato ad espiare la sua pena nel regime detentivo speciale. Non vorremmo che, come spesso avviene, il ministero attendesse lo spirare dei 30 giorni dalla presentazione dell'istanza e quindi omettesse qualsiasi esplicita decisione trincerandosi in un silenzio-diniego privo di motivazioni, di ragioni, di senso dell'umanità».

Nei giorni scorsi infatti il difensore ha presentato un’istanza al ministro della Giustizia per chiedere la revoca del carcere duro fondata sulle motivazioni di una sentenza depositata successivamente alla decisione del tribunale di Sorveglianza di Roma che aveva respinto un reclamo di Rossi Albertini.

Intanto la Cassazione dovrà fissare una data per trattare il ricorso presentato dopo la decisione della Sorveglianza. Il 9 gennaio all'attenzione dei Supremi giudici è arrivato l'incartamento con gli atti del tribunale di piazzale Clodio. Nel motivare il "no" all'istanza, i giudici capitolini sostengono che l'anarchico debba restare in regime di 41 bis perché possa continuare ad esercitare "il suo ruolo apicale" nella Fai (Federazione anarchica informale) anche dal carcere. In questo ambito la dotazione ordinaria anche "in regime di alta sicurezza, non consente di contrastare adeguatamente l'elevato rischio di comportamenti orientati all'esercizio" del suo ruolo all'interno dell'associazione di appartenenza. Per i magistrati le comunicazioni di Cospito "con le realtà anarchiche all'esterno del circuito carcerario appaiono assidue e producono l'effetto di contribuire ad identificare obiettivi strategici e a stimolare azioni dirette di attacco alle istituzioni".
La Corte di Assise di appello di Torino, davanti ai quali si celebra il processo contro Cospito e la compagna Anna Beniamino accusati di strage politica per aver piazzato nel 2006 due ordigni nelle vicinanze della caserma degli allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, hanno accolto una richiesta dei legali dell'uomo, sollevando una questione di legittimità costituzionale. Gli atti sono stati trasmessi alla Consulta, di cui si attende la pronuncia.