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Gli avvocati di Catania hanno fatto due giorni fa una spiacevole scoperta negli uffici della Corte d’appello. Le infiltrazioni d’acqua dalle coperture dello stabile hanno danneggiato numerosi fascicoli, che, in alcuni casi, sono stati ricoperti dalle muffe. Da qui la necessità di provvedere per 344 fascicoli alla surrogazione di copie degli atti originali mancanti.
La Corte d’appello catanese ha anche chiesto la collaborazione degli avvocati interessati per provvedere alla ricostituzione dei fascicoli danneggiati o distrutti. Dopo l’emissione dei decreti di “surrogazione di copie agli originali mancanti”, come previsto dall’articolo 112 del codice di procedura penale, 44 fascicoli sono stati già ricostituiti. Nonostante l’episodio spiacevole, la Corte d’appello non ha mostrato eccessivi segnali di preoccupazione, ritenendo l’attività di ricostituzione dei fascicoli alla portata. Nel caso però in cui questo lavoro fosse impossibile, il procedimento connesso all’incartamento andato perduto dovrà essere ripetuto.
La mancanza di manutenzione di alcune parti degli immobili che ospitano gli uffici giudiziari ha avuto questa volta come conseguenza il danneggiamento dei fascicoli a causa delle infiltrazioni provocate dalle piogge. Si tratta però di un episodio non isolato. Due anni fa, ad ottobre, nel palazzo di Giustizia di Catania crollò addirittura il soffitto di uno degli uffici del Giudice per le indagini preliminari. Per fortuna solo danni materiali. In quella occasione non ci furono feriti, poiché il distacco di interi pezzi di soffitto avvenne nella notte.
Quanto accaduto negli uffici della Corte d’appello dimostra un contesto problematico in cui è collocata l’edilizia giudiziaria di Catania e che richiede l’interesse di soggetti a più livelli. Dalla Corte d’Appello, a seguito delle infiltrazioni d’acqua dei giorni scorsi, è stata chiesta la collaborazione degli avvocati indicati nei procedimenti dei fascicoli danneggiati. Non vi è stato un coinvolgimento diretto del Coa, che, però, ha monitorato con attenzione la vicenda.
«La notizia della Corte di Appello – dice al Dubbio Antonio Guido Distefano, presidente del Coa di Catania - che chiede aiuto agli avvocati per recuperare gli atti rovinati dalla muffa, non è altro che la punta dell’iceberg di un problema strutturale del Tribunale di Catania. In questo caso si è trattato di un episodio minore, ma nel corso degli anni abbiamo assistito a diversi incidenti che hanno messo a rischio le condizioni e la qualità del lavoro e, in alcuni casi, anche l’incolumità degli operatori, avvocati e magistrati, dirigenti, cancellieri e forze dell’ordine, e degli stessi cittadini. Si pensi al crollo di un soffitto per la pioggia e alle temperature torride nei mesi estivi».
L’Ordine degli avvocati di Catania è da sempre in prima linea nel far presente alle istituzioni le condizioni critiche in cui versano i locali uffici giudiziari e spera che ci sia una inversione di tendenza in tempi rapidi. Il grido di dolore non può essere più ignorato. «Ripetutamente – aggiunge il presidente Distefano - abbiamo denunciato una serie di problemi, insieme ai vertici degli uffici giudiziari, e dialogato con le istituzioni, ma siamo ancora lontani da soluzioni soddisfacenti. La muffa sui fascicoli è, appunto, l’ennesima cartina di tornasole. Nel mio intervento, in occasione dell’ultima inaugurazione dell’anno giudiziario, ho sottolineato, per esempio, come fosse imprescindibile un’effettiva modernizzazione delle strutture e dell’organizzazione degli uffici, per un uso consapevole dell’innovazione tecnologica nel processo telematico civile e penale. Con particolare riferimento al processo penale, il percorso di digitalizzazione è fondamentale. Stesso discorso vale per le sedi giudiziarie periferiche, frammentate e, spesso, dislocate a notevole distanza tra loro, con intuibili disagi per gli addetti ai lavori e gli utenti, con carenze che rendono particolarmente gravoso l’esercizio della professione».
In questo ragionamento si inserisce pure la questione degli uffici del Giudice di Pace. Un “nodo irrisolto”, come lo definisce Antonio Guido Distefano, causa di ritardi, con continui rinvii, e malcontento soprattutto fra i cittadini. «Si tratta – commenta il rappresentante degli avvocati di Catania – di un tema particolarmente spinoso per la totale mancanza, in alcuni casi, di mezzi e risorse che dovrebbero consentirne il funzionamento, tanto che a volte si assiste ad un vero e proprio diniego di giustizia, con giudizi introdotti da anni per i quali non si è ancora celebrata la prima udienza».
Infine, l’edilizia giudiziaria dell’intero distretto di Corte d’appello. I ritardi accumulati per la realizzazione della “Cittadella giudiziaria” non fanno ben sperare e allontanano la prospettiva di avere nel capoluogo etneo un unico polo della giustizia. «La futura “Cittadella” – conclude Distefano -, quantomeno a Catania, potrà determinare un punto di svolta, ma in attesa del completamento dei lavori, si devono mettere in campo risposte concrete a problemi concreti, perché gli avvocati incontrano esasperanti difficoltà connesse ai limiti strutturali e logistici degli uffici giudiziari».