Per una settimana il Palazzo di Giustizia di Milano sarà il luogo di discussione più importante sull’Intelligenza artificiale. Numerosi i temi trattati nella terza edizione di “Talk to the future”, iniziativa organizzata dall’Ordine degli avvocati di Milano.

Quale impatto avrà l’IA sulla professione forense? Le norme in cantiere serviranno a garantire la giusta cornice per l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale? La vita lavorativa degli avvocati migliorerà? Sono solo alcune domande alle quali giuristi ed esperti cercheranno di dare una risposta nel corso di una serie di dibattiti che si svolgeranno fino a venerdì.
I lavori di “Talk to the future week” sono stati aperti oggi dal presidente del Coa di Milano, Antonino La Lumia. Tra gli ospiti anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il presidente del Consiglio nazionale forense (in collegamento da remoto), Francesco Greco.
«Mi complimento con il Coa di Milano – ha esordito Greco - per aver dato vita ad un appuntamento che è una preziosa occasione di confronto alla quale guardiamo con interesse per la qualità dei temi e dei relatori. L’approccio dell’avvocatura verso l’IA ha fatto emergere una certa preoccupazione. Preoccupazione determinata dalla scarsa conoscenza di questa importante innovazione tecnologica che contribuirà a migliorare la vita del genere umano. Spesso prendo in considerazione quanto accaduto con la rivoluzione industriale, che ha avuto un impatto sulla vita delle persone con cambiamenti sociali ed economici epocali. Lo stesso dobbiamo fare con la rivoluzione digitale; a mio avviso rappresenta un momento delicato e importante con il quale confrontarci».

Il futuro dell’avvocatura passa non solo dalle innovazioni tecnologiche, ma pure da un nuovo apparato normativo. «La nostra legge forense – ha detto il presidente del Cnf - ha coinvolto cinque tavoli che hanno elaborato un disegno di legge». Qualche giorno fa il ministro Nordio ha dichiarato che il governo intende giungere all’approvazione della riforma attraverso il percorso della legge delega e dei decreti legislativi. Si tratta, a detta di Greco, «di un percorso indispensabile, affinché si giunga ad una approvazione della riforma nel corso di questa legislatura».

La riforma guarda all’avvocato del futuro e a come dovrà rapportarsi alla società che verrà. «Quando i gruppi di lavoro hanno iniziato ad esaminare il testo della riforma – ha spiegato il presidente del Cnf -, ho chiesto di fare uno sforzo di fantasia e immaginare la società del futuro ed elaborare un testo normativo in grado di andare proprio in questa direzione. Rispetto all’accesso alla professione forense abbiamo pensato all’esame della lingua inglese e abbiamo voluto rivolgere attenzione all’innovazione tecnologica. Abbiamo previsto tra le materie delle scuole forensi l’informatica giuridica. L’avvocato del futuro deve sapersi confrontare con un panorama nuovo, governato dall’informatica giuridica». Greco ha inoltre ribadito la “ferma contrarietà” dell’utilizzo dell’IA nella redazione dei provvedimenti giudiziari.


Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha esposto ancora una volta la sua visione della cultura della giurisdizione. «È unitaria», ha affermato. «Avvocatura e magistratura hanno una funzione consustanziale all’amministrazione della giustizia con le dovute differenze, si pensi a quelle tra difensore e accusatore». Il guardasigilli ha parlato delle riforme in cantiere: «È una promessa solenne: non ci sarà mai alcuna sottoposizione del pm all’esecutivo, ognuno manterrà la sua indipendenza. Il nostro obiettivo sarebbe stato ed è ancora, anche se mi rammarico di non averlo potuto inserire nel progetto di riforma costituzionale che è in Parlamento, di inserire la figura dell’avvocato proprio nella Costituzione per dare all’avvocato la stessa dignità formale e sostanziale della magistratura».
Antonino La Lumia, presidente del Coa di Milano, ha sottolineato che la settimana dedicata all’IA da parte del Foro meneghino deve essere vista come un momento di confronto su un tema che non deve inquietare l’avvocatura. Tutt’altro. «In tre anni – ha detto - Talk to the future ha dimostrato che l’avvocatura sa essere motore del cambiamento culturale e istituzionale, anche su un terreno sfidante come l’Intelligenza artificiale. L’Ordine degli avvocati di Milano ha scelto fin da subito di non subire l’innovazione, ma di governarla, costruendo strumenti, dialoghi e visioni condivise. Oggi guardiamo avanti: il nostro obiettivo è consolidare questa esperienza in una vera e propria piattaforma permanente di confronto tra diritto, tecnologia e democrazia. Perché decidere la direzione del futuro è, prima di tutto, una responsabilità pubblica».

L’iniziativa del Coa milanese si distingue per alcune caratteristiche precise. «Non è un convegno – ha commentato il presidente La Lumia -, non una vetrina, ma un laboratorio: di idee, di diritti, di regole. Un appuntamento che è cresciuto, che ha guadagnato autorevolezza e che oggi si impone nel panorama nazionale come momento alto e necessario di confronto sui rapporti tra Intelligenza artificiale e giustizia. È la nostra palestra di pensiero. È lo strumento con cui costruiamo consapevolezza in una materia che oggi sta dimostrando tutto il suo essere presente».


Sono intervenuti nella prima sessione di lavoro anche Mario Scialla (coordinatore dell’Organismo congressuale forense-Ocf) e Fabio Roia (presidente del Tribunale di Milano). Nella seconda parte della giornata riflettori puntati sulle nuove norme che il Parlamento si appresta ad approvare sull’IA, durante un focus moderato dal direttore del Dubbio, Davide Varì. Il Coa di Milano, come rilevato dall’avvocato Alessandro Mezzanotte, ha scritto una carta di valori, Horos, sull’Intelligenza artificiale. «Milano – ha affermato Mezzanotte – ha colto la sfida. Horos rende gli Ordini degli avvocati dei soggetti regolatori di prossimità». Secondo Accursio Gallo (segretario Ocf), con l’utilizzo degli strumenti di IA ci potrebbe essere «il rischio di una diminuzione dell’attività lavorativa nella professione forense a vantaggio di altre». Elisa Demma (presidente del Movimento forense) ha sostenuto che occorre farsi trovare pronti («Non a caso Movimento forense già nel 2022 ha istituito al proprio interno un dipartimento sull’IA»).
Il consigliere Cnf e vicepresidente della Fondazione dell’avvocatura italiana, Vittorio Minervini, mette in guardia i colleghi. «Dobbiamo avere la consapevolezza – ha riflettuto – sull’impatto dell’IA sull’amministrazione della giustizia, sull’attività professionale e sulla giurisdizione. In quest’ultimo ambito ritengo di fondamentale importanza la fase della decisione». «Che cosa aggiunge l’Intelligenza artificiale – si è chiesto Minervini – all’attività del giudice? L’IA vuole assomigliare ad un sistema di osservazione attraverso un momento induttivo e arrivare a un prodotto di sintesi. Pertanto, la risposta dell’IA sarà diversa da quella dell’umano. Queste osservazioni mi portano a dire che nel diritto non è possibile avvalersi di sistemi di IA che attingono a sistemi chiusi». I rischi non mancano. L’Intelligenza artificiale applicata, che parte dal precedente, non tiene conto della norma con buona pace del sistema di Civil law.