Sarà discusso oggi alla Corte costituzionale il delicato tema dei congedi parentali per le coppie omogenitoriali. Al centro del giudizio c’è la presunta illegittimità dell’articolo 27-bis del decreto legislativo 151/2001, sollevata dalla Corte d’appello di Brescia, che ha accolto un’istanza promossa da Rete Lenford, con il sostegno della CGIL, contro l’Inps.

La vicenda nasce da una denuncia per condotta discriminatoria dell’Istituto di previdenza, il cui portale informatico – pur non negando formalmente il diritto – impedirebbe di fatto alle coppie dello stesso sesso, regolarmente riconosciute nei registri dello stato civile, di presentare domanda per i congedi parentali. Il sistema non consente infatti l’inserimento di due codici fiscali dello stesso genere, bloccando la procedura.

Il Tribunale di Bergamo aveva ordinato all’Inps di modificare entro due mesi la propria piattaforma per consentire l’accesso senza discriminazioni, con una penale da 100 euro al giorno in caso di inadempienza. L’Inps ha però ottenuto dalla Corte d’appello di Brescia la sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza. In opposizione, Rete Lenford e Cgil hanno chiesto di confermare l’ordine di modifica del sistema e di riconoscere pienamente il diritto delle coppie omogenitoriali.

La Corte d’appello ha quindi rimesso la questione alla Consulta, ritenendo che solo un intervento sui profili di legittimità costituzionale possa rimuovere la discriminazione in modo strutturale ed erga omnes. Al centro del dibattito vi è l’articolo 27-bis, così come modificato nel 2022, che attribuisce al “padre lavoratore” dieci giorni di congedo obbligatorio attorno alla nascita del figlio.

Secondo i giudici, la norma potrebbe violare gli articoli 3 e 117 della Costituzione, oltre che la direttiva 2000/78/CE sul divieto di discriminazione per orientamento sessuale e la direttiva UE 2019/1158, che impone parità nei congedi per il secondo genitore, anche nei casi in cui si tratti di una lavoratrice in coppia omogenitoriale.