Il fatto che le Commissioni d’inchiesta parlamentare siano diventate tante, per alcuni troppe, è un dato di fatto. Potremmo aggiungere, spesso inutili. Lo posso testimoniare personalmente, avendo io preso parte a una delle più prestigiose, la Commissione Antimafia. Un ottimo bancomat per consulenti, quasi sempre magistrati, molta scenografia negli spostamenti , con scorte e sirene, e poi poco più di qualche gruppo di studio. Come la mia ricerca sulle intercettazioni, che in Italia, dati alla mano, già 25 anni fa, superavano quelle degli interi Stati Uniti. Relazione inutile, visto che da allora nulla è cambiato sulle intercettazioni, se non in peggio. Troppe e con la conseguenza di troppe gogne.

La polemica sul numero e sull’utilità di queste commissioni speciali non è dunque infondata. Specie quando interviene, con linguaggio molto esplicito, il Presidente della Repubblica, che è anche, non va dimenticato, il capo delle toghe, nella sua veste di numero uno del Csm. Certo, nel guazzabuglio esistente in questo momento tra i ruoli dei poteri esecutivo e legislativo e quello dell’ordine giudiziario, qualcuno che invitasse autorevolmente a mettere un po’di ordine ci voleva proprio. Anche se, dopo la tirata di orecchi da parte di Sergio Mattarella nei confronti del Parlamento, qualcuno potrebbe ricordargli che ben altre e ben più significative sono state, nell’arco di trent’anni, le esondazioni della magistratura in terreni non propri, come quello di chi ha il compito di scrivere e approvare le leggi. Che dire della famosa giurisprudenza creativa, che è ben più del libero convincimento del magistrato nell’interpretazione della norma? E come dimenticare il fatto che la giurisprudenza, che in regime di civil law non dovrebbe avere la forza della legge, ha addirittura creato un nuovo reato? Parliamo naturalmente del “concorso esterno in associazione mafiosa”, arbitraria sommatoria degli articoli 110 e 416 del codice penale per dare legittimità al reato che non c’è. Che non c’è, ma che è diventato mero strumento di lotta politica, spesso da parte di qualche toga frustrata che ha voglia di randellare il politico di turno.

Ben vengano dunque le parole del Presidente Mattarella, a rimettere tutti quanti in riga. Ciascuno, Governo, Parlamento, Ordine giudiziario, torni nel proprio alveo. Qualche decreto in meno, per esempio, e qualche proposta di legge parlamentare in più. E anche qualche commissione speciale da sfrondare, anche se l’articolo 82 della Costituzione, che le istituisce e ne definisce limiti e compiti, persino gli stessi dell’autorità giudiziaria, non ne limita il numero. E neanche la qualità. Ma il Presidente Mattarella chiama in causa esplicitamente, ed è chiaro che sta parlando della Commissione sul Covid, il cui testo è stato già approvato alla Camera, la possibilità che la contiguità con le inchieste della magistratura non diventi una sorta di «contropotere giudiziario del Parlamento, usato parallelamente o peggio in conflitto con l’azione della magistratura».

Se così stessero le cose, se qualcuno pensasse di far risorgere d’improvviso il reato di epidemia colposa, su cui i giudici di Brescia hanno detto parole chiarissime con una valanga di assoluzioni, il problema non si porrebbe neppure. Si potrebbe forse precisare, fatto che i giornalisti, anche quelli che di solito leggono le ordinanze prima degli altri, hanno ignorato, che i giudici hanno tagliato in modo inequivocabile la testa al toro sulla querelle su chi avesse la responsabilità di creare la famosa zona rossa di Nembro e Alzano, nella bergamasca. È sicuro, dicono le toghe bresciane: spettava al governo, e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, è doppiamente assolto, in fatto e in diritto.

E’ chiaro che se la Commissione parlamentare avesse l’intenzione di riaprire la vicenda sanitaria, potremmo veder correre il sangue. Si riaprirebbero le tombe e ne emergerebbe qualche migliaio di fantasmi no-vax a rivendicare il proprio diritto a morire da ignoranti non curati, come a qualcuno è capitato. E allora, quale è la “verità” invocata anche dal leader di Italia Viva Matteo Renzi in un appassionato editoriale del quotidiano da lui diretto? A quella gridata dagli istigatori dei parenti delle persone morte, hanno già risposto i giudici. Le cose stavano così: davanti alla violenza improvvisa di un virus violento e contagiosissimo, ma soprattutto sconosciuto, uomini di governo, enti locali e autorità sanitarie erano “a mani nude”, come disse allora l’assessore al welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera. Ognuno ha fatto quel che poteva. Vogliamo andare a rivivere lo schifo dei giornali scandalistici del tempo, che rinfacciavano alle parti politiche avverse responsabilità non provabili e spesso inesistenti? Se le cose stanno così questa Commissione sarà solo un luogo di faide, di violenza e di degrado del Parlamento. A meno che invece non ci siano sospetti sulle iniziative economiche e commerciali di Enti pubblici o di privati cittadini, e su certe relazioni internazionali. È abbastanza chiaro che molti indici sono puntati verso l’ex premier Giuseppe Conte. È una battaglia politica che rischia di trasformarsi in un corpo a corpo non degno del Parlamento. Non sarebbe meglio evitarlo?