Un fatto inedito che sottolinea la delicatezza e l’importanza del momento. Per la prima volta magistrati e avvocati si sono presentati insieme nel corso di una conferenza stampa per riflettere sulle criticità legate all’imminente entrata in vigore della riforma civile.

È avvenuto nella sede dell’Anm, presso la Corte di Cassazione. Per ottenere i finanziamenti previsti dal Pnrr l’Italia ha preso con l’Unione europea alcuni impegni precisi. Il primo – e più impegnativo – riguarda la riduzione dell’arretrato dei processi civili del 55-65% entro la fine del 2024 e del 90% entro la metà del 2026. Un traguardo che riguarda tutti i protagonisti della giurisdizione e il personale degli uffici giudiziari.

Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ha aperto la conferenza stampa partendo dall’esigenza prospettata da Bruxelles, che ha chiesto all’Italia profondi interventi sulla giustizia civile. «Una riforma importante – ha detto Santalucia - con obiettivi ambiziosissimi, rientranti nelle riforme condizionali del Pnrr. Riforme che devono raggiungere gli obiettivi da cui dipende l’erogazione dei finanziamenti per la giustizia». È stato lo stesso presidente dell’Associazione nazionale magistrati a sottolineare il carattere particolare dell’iniziativa: la presenza congiunta di magistrati e avvocati. «Magistrati ed avvocati – ha affermato - sanno dialogare insieme, sanno affrontare problemi concreti non nella prospettiva di risolvere o porre problemi della loro categoria professionale, ma nell’interesse dell’utenza, dei cittadini che dovrebbero trovare nella giustizia civile delle risposte migliorative dell’esistente. Noi siamo qui per denunciare che questa riforma non è migliorativa dell’esistente. Il legislatore insiste sulle riforme del rito, ma queste si sono susseguite nel corso degli anni senza proporre gli effetti sperati. Le questioni sono altre, riguardano le risorse materiali, le risorse umane, le strutture informatiche, che possono davvero velocizzare la giustizia. La nostra non è una denuncia del tutto pessimistica. Siamo consapevoli della importanza della riforma e del quadro delle riforme che sono legate al Pnrr. Magistrati e avvocati devono fare la loro parte perché le riforme possano centrare gli obiettivi indicati».

Rispetto alla possibilità di interventi sulla riforma civile, Santalucia ha rilevato che «chi ha un sapere tecnico è una risorsa per il legislatore, che dovrà fare dei correttivi». «Siamo qui – ha aggiunto - per dire: ascoltate la magistratura e l’avvocatura». Di qui la proposta. Verte sulla costituzione negli uffici giudiziari distrettuali di nuclei di monitoraggio, composti da avvocati e magistrati, al fine di individuare «soluzioni applicative congiunte che possano attenuare le tante criticità che emergeranno a seguito dell’entrata in vigore della riforma Cartabia sul processo civile».

Francesco Perchinunno, presidente dell’Aiga, si è soffermato sull’indicatore a livello europeo, denominato disposition time, che permette di tenere sotto controllo la durata dei processi. «La giustizia civile – ha affermato - è stata ed è messa spesso in secondo piano rispetto a quella penale. Sappiamo però quanto sia essenziale per raggiungere gli obiettivi del Pnrr. L’Italia è all’ultimo posto nella classifica europea della durata dei processi». Le riforme del rito, a detta del numero uno dei giovani avvocati, non servono se si pensa alla differente durata dei processi che varia da Tribunale a Tribunale. «È un problema – ha commentato Perchinunno - di strutture e di organico della magistratura con scoperture del 14%. È questo il motivo per il quale la durata dei processi in Italia è irragionevole. Non dimentichiamo poi la piaga dell’edilizia giudiziaria. Il problema dell’efficienza del sistema giustizia è la vera causa della irragionevole durata del processo civile».

Marco Di Benedetto, consigliere della giunta nazionale delle Camere civili, ha ribadito l’importanza della collaborazione tra avvocati e magistrati: «Sono insieme perché non sono preoccupati per loro, ma per i cittadini. La riforma non è utile perché introduce barriere e sanzioni, con difficoltà di accesso alla giustizia. Occorrono più magistrati e più personale amministrativo. La Commissione europea ha rilevato che in Italia mancano i magistrati. Il problema, dunque, è nelle risorse. È importante che governo e legislatore ascoltino chi ogni giorno è nelle aule dei Tribunali».

Secondo Giampaolo Di Marco, segretario nazionale Anf, la «giurisdizione è cura della democrazia». «Da tempo – ha affermato - si parla di efficienza della giustizia. Spero che il cittadino non sia portato fuori dalla cornice costituzionale. L’avvocatura si è sempre adoperata per fare la propria parte, così come la magistratura. La questione “sì soldi”, “no soldi” è qualcosa di pericoloso rispetto proprio alla cornice costituzionale».

Alla conferenza stampa sono intervenuti altri autorevoli esponenti dell’Anm (il vicesegretario generale Italo Federici, il segretario generale Salvatore Casciaro, Angela Arbore della giunta esecutiva centrale) e Cecilia Bernardo, giudice del Tribunale di Roma.