Riforma del procedimento di tutela del minore, riducendo il potere in mano ai servizi sociali. Sono queste le due priorità espresse in Commissione speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia- Romagna da Celestina Tinelli, presidente dell’Ordine degli avvocati di Reggio Emilia ed ex Consigliera del Cnf.

«Un sistema che non ha contraddittorio è un sistema che può produrre errori», ha spiegato l’avvocata, evidenziando tutte le criticità che minano l’efficacia del procedimento: la mancanza di un vero processo di parte, l’impossibilità di impugnare i provvedimenti e avere accesso agli atti. A cui si aggiunge, secondo Tinelli, la carenza di personale presso i Tribunali e il ruolo «promiscuo» dei servizi sociali, che avrebbero un potere eccessivo e si muoverebbero su prassi non regolamentate dalla legge, ma diverse da distretto a distretto.

«L’assistente sociale è organo quasi giudiziario quando allontana il minore, è organo di raccolta istruttoria, dà pareri sulle soluzioni da mettere in campo ed esegue i provvedimenti dei magistrati. Una sorta di unicum nell’ordinamento italiano», ha precisato Tinelli, che dalla direzione del Cnf aveva già avviato una lunga trattativa su un testo di riforma, poi naufragato.

«I casi finiti al centro dell’inchiesta della val d’Enza sono così eclatanti che possono sembrare unici, ma in realtà nelle piccole realtà le situazioni simili sono tantissime», ha sottolineato l’avvocata, che chiede di riformare il sistema secondo le ultime linee guida stilate dal Garante Infanzia nazionale.

Anche Roberta Mori del Pd è intervenuta in Commissione sottolineando proprio la mancanza di contraddittorio nel processo. Silvia Prodi ( Misto) ha fatto notare invece come sarebbe stato utile ascoltare anche il punto di vista del Tribunale dei minorenni, invitando in commissione il suo presidente, Giuseppe Spadaro. Michele Facci di Fratelli d’Italia ha sottolinea to, infine, il problema dell’inco mpatibilit à e dei conflitti d’interess e dei magistrati ordinari.