L’inchiesta Prisma sulle presunte violazioni contabili della Juventus e sul falso in bilancio si sposterà quasi sicuramente a Milano. A chiederlo, oltre alla difesa del club bianconero, è anche il sostituto procuratore generale della Cassazione Luigi Cuomo, secondo cui «la ricostruzione storica del fatto e la descrizione “tecnico-informatica” della modalità di comunicazione dei dati convergono univocamente nel senso che il “locus commissi delicti” debba individuarsi in Milano, in quanto luogo dal quale la comunicazione è stata diffusa al mercato, divenendo accessibile ad una cerchia indeterminata di soggetti e, quindi, assumendo quella necessaria connotazione di concreto pericolo per gli investitori. L'elemento discriminante ai fini del radicamento della competenza e idoneità della condotta a manifestarsi all'esterno o a palesarsi al pubblico attraverso modalità utilizzabili dalla generalità degli operatori o dei soggetti interessati - scrive la procura generale - non consente di arretrare la consumazione del reato al momento in cui è avvenuto l'uploading della notizia falsa sulla piattaforma telematica». Confermata, di fatto, la tesi dei legali della Juventus, secondo cui il presunto reato di “false comunicazioni di bilancio” si sarebbe consumato dove il comunicato ufficiale e la documentazione del bilancio vengono resi noti - ovvero a Milano, sede della borsa - e non nel luogo in cui tali documenti sono stati redatti o caricati sul sistema informatico, come ipotizzato dai pm torinesi. Che dunque hanno indagato senza avere la competenza per farlo. La difesa aveva chiesto il trasferimento anche per l’atmosfera “da caccia al colpevole” che si respira a Torino, di certo non mitigata dalle parole di Ciro Santoriello, uno dei pm che hanno condotto le indagini, che nel 2019, durante un convegno, si dichiarò tifoso del Napoli e anti-juventino (“odio la Juventus” la frase incriminata). Dichiarazioni, le sue, rispolverate nei mesi scorsi e diventate virali. Al tavolo con Santoriello - che poi ha lasciato l’inchiesta ed è stato promosso procuratore aggiunto a Cuneo - anche il vicepresidente del Collegio di Garanzia Coni Sandulli, poi autosospesosi durante il procedimento che ha coinvolto il club bianconero, e l'avvocato del Napoli Mattia Grassani.

La Cassazione deciderà il 6 settembre, ma l’esito sembra ormai scontato, data la posizione della stessa procura generale e la presenza di una solida giurisprudenza sui reati di market abuse, in base alla quale la competenza territoriale si radica nel luogo in cui è il sito che pubblica le comunicazioni societarie. Giurisprudenza non tenuta in considerazione dalla procura di Torino, che ha intercettato per mesi i dirigenti della società e perfino chiesto gli arresti domiciliari di Andrea Agnelli, negati dal giudice delle indagini preliminari Ludovico Morello, in quanto sulla questione delle plusvalenze, aveva scritto, la Juventus potrebbe essere in buona fede. Se la Juventus si è davvero attenuta alla prassi standard, aveva infatti sottolineato il gip, «risulterebbe difficile ipotizzare un discostamento consapevole, e quindi in definitiva doloso, dai corretti criteri di contabilizzazione delle poste». A Milano il club potrebbe sperare anche nei precedenti positivi di Milan e Inter, la cui posizione, in tema di plusvalenze, è stata archiviata. La Juventus, però, ha già subito pesanti ripercussioni sul piano sportivo e un’eventuale archiviazione o ridimensionamento delle accuse non inciderebbero sulla penalizzazione inflitta dalla giustizia sportiva, che ha condannato il club torinese non sul piano tecnico, ma per un principio più generale, quello di “slealtà sportiva”. Slealtà che non è stata però contestata in altri asseriti casi di plusvalenze. Ciò ha comportato l’esclusione dalla Champions League e, quindi, una grossa perdita economica.