La Corte costituzionale è convocata in udienza pubblica mercoledì 7 giugno per stabilire se i pubblici ministeri della Procura di Firenze titolari del procedimento sulla Fondazione Open (il procuratore aggiunto Luca Turco e il sostituto procuratore Antonino Nastasi) hanno violato i diritti dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, leader di Italia Viva, allegando agli atti dell'inchiesta messaggi delle chat di Whatsapp ed email nonché un estratto del conto corrente bancario di quando lui era già senatore senza chiedere preventivamente l'autorizzazione dell'Aula di Palazzo Madama.

Lo scorso 24 novembre la Consulta aveva dichiarato ammissibile il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Senato nei confronti della Procura fiorentina il 22 febbraio 2022 con votazione d'Aula, ritenendo violati l'articolo 68, comma 3° della Costituzione e l'articolo 4 legge 20/06/2003 n. 140. Nell'udienza pubblica di mercoledì prossimo, la Corte, presieduta da Silvana Sciarra, ascolterà la relazione del giudice Franco Modugno e poi prenderanno la parola le parti in causa: per il Senato della Repubblica gli avvocati Vinicio Settimio Nardo e Giuseppe Morbidelli e per la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze l'avvocato Andrea Pertici. Al termine dell'udienza, la Corte costituzionale si ritirerà in camera di consiglio ma la sentenza non dovrebbe arrivare nella stessa giornata.

Il pronunciamento della Consulta potrebbe avere un riflesso diretto anche sul processo per la Fondazione Open, facendo slittare la discussione sulla richiesta di rinvio a giudizio per Renzi (accusato di finanziamento illecito ai partiti) e altri dieci indagati. E' già in corso da oltre un anno l'udienza preliminare davanti al giudice del Tribunale di Firenze, Sara Farini, e la prossima udienza è fissata per il 22 settembre.

Open è la fondazione che animò e finanziò la scalata politica di Matteo Renzi alla guida del Pd, prima nel 2012 e poi nel 2013, quando fu eletto segretario dopo la vittoria delle primarie, e le sue kermesse politiche come la Leopolda. Il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato è stato sollevato dal Senato in merito all'acquisizione "agli atti, disposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, senza previa autorizzazione del Senato della Repubblica (mai richiesta), a mezzo del sequestro di dispositivi mobili di comunicazione appartenenti a terzi, di messaggi di testo scambiati sulla piattaforma WhatsApp e di corrispondenza tramite e-mail, nei quali era mittente o destinatario" il senatore Renzi, nonché, "a mezzo di apposito decreto, di un estratto del conto corrente bancario personale del medesimo senatore". Da qui la richiesta alla Corte costituzionale di dichiarare "la violazione della sfera delle attribuzioni costituzionalmente garantite al Senato per effetto delle menzionate acquisizioni di corrispondenza nella quale è incorsa la Procura della Repubblica di Firenze, in danno di quelle riferibili alla titolarità del Senato della Repubblica".

L'atto per la richiesta di sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato era stato presentato dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari il 20 dicembre 2021. L'Aula di Palazzo Madama ha deliberato il ricorso alla Corte costituzionale il 22 febbraio 2022 con 167 voti, 76 contrari e nessun astenuto, approvando la relazione della Giunta delle immunità. Secondo la relazione, in sintesi, magistrati fiorentini avrebbero dovuto chiedere prima una formale autorizzazione al Senato per l'acquisizione delle chat private, delle mail e del conto corrente di Renzi. I pubblici ministeri che indagano sulla Fondazione Open hanno chiesto il rinvio a giudizio per il leader di Iv e altri protagonisti del "giglio magico renziano” come la deputata Iv ed ex ministra Maria Elena Boschi, l'ex deputato del Pd ed ex ministro Luca Lotti, l'avvocato Alberto Bianchi, che è stato presidente della Fondazione, e l'imprenditore Marco Carrai. Renzi è accusato di finanziamento illecito ai partiti in concorso con Bianchi e gli altri ex componenti del cda. A Lotti viene contestato anche un episodio di corruzione. Sui conti della Fondazione Open, secondo la Procura, sarebbero transitati 3,5 milioni di euro violando la legge sul finanziamento ai partiti.