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E alla fine il Pd Salvò Renzi. Il Senato ha approvato il conflitto di attribuzione nell’ambito del caso Open con 167 voti favorevoli. I no sono stati 76, tra cui quelli del Movimento 5Stelle come annunciato da Conte nel pomeriggio. Il muro di Letta a difesa dell’ex segretario del Pd è un fatto politico notevole e da non sottovalutare. Almeno per due aspetti. Il primo: Letta cerca in tutti i modi di non regalare i voti di Italia Viva al centrodestra e ha l'obiettivo di creare un campo largo che va dai 5Stelle a Renzi passando per Calenda: tanti auguri, ne ha davvero bisogno. Ma c’è un secondo aspetto che non va sottovalutato: il voto dem di stasera è un voto decisamente garantista e in controtendenza rispetto alla scelta di ieri di non votare i referendum sulla giustizia. Degno di nota il discorso di Renzi, che ha ribadito l’autonomia della politica dalla magistratura: «In questa vicenda i denari sono trasparenti, sono tutti lì, tutti bonificati. Non bisogna andare a ricostruire il flusso di denaro, magari con un’attenta azione investigativa, per cui si va a cercare dove erano quei denari. No, perché in questa vicenda i denari sono bonificati, trasparenti, sotto il controllo delle autorità di vigilanza, a cominciare da Banca d’Italia. L’indagine qui non è sui soldi. Non è un’indagine sulla ricostruzione del finanziamento di denaro e del flusso di denaro. L’indagine qui è su che cos’è un partito e cosa non è. L’indagine non vuole mettere in discussione i denari, della cui tracciabilità nessuno dubita. Sono tutti bonificati, anche prima che la legge imponesse per tutti il bonifico bancario. Con la legge del 2014, tutti i denari destinati ai partiti politici devono essere bonificati. Quindi, sono tutti tracciati; non c’è più un problema di trasparenza. Si può discutere delle opportunità, ma tutto è tracciato. No: l’indagine parte dall’assunzione del fatto che il giudice penale desidera stabilire che cos’è una corrente di partito, come si deve organizzare, quali modalità concrete di organizzazione della politica si possano fare oppure no. E pensa di poterlo fare il giudice penale». «Si vergogni chi pensa che qui stiamo attaccando la magistratura. Non c’è nessun attacco ma chiediamo che la politica faccia i conti con realtà», ha detto Renzi nell’aula del Senato. «Chi oggi dice che siamo in presenza del tentativo di un senatore di allontanarsi dal suo processo, mente sapendo di mentire. Questo è un conflitto di attribuzione e non ha niente a che vedere con la posizione personale dell’imputato: non cambia niente nel processo che mi riguarda. Siamo qui perché si parla non di me, ma di un principio di civiltà giuridica». «Fare politica non è reato». E io non «fuggo dal processo» ma «chiedo di sollevare conflitto di attribuzione». «Se c’è da lottare controcorrente lo faccio, se c’è da dire che la politica è una cosa seria io lo faccio», ha aggiunto. E ha sottolineato: «continuo a difendere l’idea che la politica non faccia schifo». «Il punto del contendere non è il metodo di quella magistratura», ma il fatto è che la «legge è uguale per tutti». «Noi difendiamo la libertà dell’informazione, ma non può vederci silenziosi davanti al fatto che una velina della Procura vale più di una sentenza della Cassazione. Non è pensabile che notizie prive di rilevanza penale vengano pubblicate in prima pagina. Se la stampa cede il ruolo di guardiano democratico, il populismo vince anche per mancanza di responsabilità da parte della stampa». «Non sono pro o contro Matteo Renzi, non conosco le carte del processo» sulla Fondazione Open «e quindi non giudico i processi degli altri. Giudico però indegno aver letto sui giornali gli estratti conto di un cittadino italiano o la lettera di un padre a un figlio. È indegno di un paese civile leggere, e qualcuno dovrebbe pagare per questo errore», ha commentato invece il segretario della Lega, Matteo Salvini. «Io non so cosa sta dicendo adesso Renzi al Senato, da lui mi separa se non tutto, tantissimo, però non lo combatterò mai a colpi di magistratura».