Difendono le inchieste e si difendono dalle accuse i pm di Milano tacciati di aver nascosto le prove a favore dell'Eni. «Non c'era alcun atteggiamento del tipo “siamo una squadra, dobbiamo vincere”». Usa i ricordi e le chat il procuratore aggiunto a capo del pool reati internazionali, Fabio De Pasquale, per scattare l'istantanea del momento in cui la Procura di 'Mani Pulite' si spacca sui processi del Cane a sei zampe, scrive LaPresse. È il 19 febbraio 2021. «Indagini fuori dal capo d'imputazione, interferenze, è una galleria degli orrori. Non ho esitazioni a mettere tutto per iscritto e chiedere al Papa di attivare procedimenti disciplinari», il messaggio inviato alla collega Laura Pedio e letto in tribunale a Brescia, dove De Pasquale è imputato assieme a Sergio Spadaro di rifiuto di atti d'ufficio con l'accusa di aver occultato documenti a favore delle difese Eni nel processo sulla tangente nigeriana.

La ricostruzione

Negli sms il 'Papa' è l'allora capo di Milano, Francesco Greco. Le "interferenze" da "procedimento disciplinare" quelle del pm Paolo Storari. Sta indagando sui mandanti occulti dei complotti per depistare le inchieste Eni. Da giorni lo tempesta di mail a oggetto 'Falsità', legate al nome di Vincenzo Armanna. Avrebbe scoperto che l'ex manager Eni, grande accusatore della società petrolifera nel processo 'Eni-Shell-Nigeria' sulla 'stecca' da un miliardo per aggiudicarsi il giacimento Opl245, è un calunniatore-depistatore che tenta di pagare testimoni e fornisce chat e numeri di telefono falsi. 22 febbraio 2021: mancano 23 giorni alla sentenza che assolve tutti gli imputati.

«La tua profezia si è avverata», scrive De Pasquale a Isidoro Palma, il pm che ha sostenuto l'accusa nell'altro processo per corruzione internazionale al gruppo petrolifero, 'Saipem-Algeria'. Con Storari - dice l'aggiunto - hanno già avuto pesanti dissapori in quella vicenda. Due anni prima Palma gli ha scritto: «La slavina sta cominciando a muoversi. Si è fissato (Storari, ndr) che il suo target è Armanna, che sarebbe l'ispiratore del complotto».

Il pm che ha fatto condannare Berlusconi

Sono i panni sporchi di una stagione pesante per la magistratura milanese, che emergono nell'aula della prima sezione penale davanti al presidente Roberto Spanò. De Pasquale - l'uomo dei processi al petrolio e l'unico ad aver fatto condannare Silvio Berlusconi in carriera - si difende dall'accusa che definisce la «più spregevole» per un pm. Quella di aver lasciato le carte in «un cassetto» a prendere polvere.

Fra queste, i messaggi di Armanna ai testimoni dove si parla di 50mila dollari e un video con l'ex legale esterno Eni, Piero Amara, e altre persone che "tramano" per far cadere una «valanga di m...» e «avvisi di garanzia» sulla società di San Donato Milanese. Tutto falso - attacca il pm -. Quelle prove erano «irrilevanti» e «mal interpretate» in «un'accozzaglia di congiunture messe insieme per distruggere la credibilità di Armanna» che non sarebbe mai stato «l'architrave del processo, basato sui documenti e sui soldi», dice ricordando al collegio i «500milioni di dollari movimentati in contanti» e «accertati» dalla sentenza. Per De Pasquale l'ex manager, sebbene macchiato da «zone d'ombra», dentro al «team Eni» era l'unico ad aver reso dichiarazioni «confermate da Descalzi». Rivelazioni che avevano «aperto grandi spazi di comprensione sulla struttura in Nigeria».

Quando si torna in aula

Le “falsità” inviate da Storari? Basate su «chiacchiere». Servivano a sollevare un «polverone prima della sentenza». «Un atto ostile», ha aggiunto, è stato inviare la bozza di informativa in cui si legge che dal telefono sequestrato ad Armanna emergono «elementi significativi» sulla «volontà di procurare testimoni dietro dazioni di denaro». La guardia di finanza, in quel caso, avrebbe preso «un granchio». In aula si torna il 27 giugno. Sarà Spadaro quel giorno a rispondere alle domande dei pm Francesco Prete, Francesco Milanesi, Donato Greco, dell'avvocato Pasquale Annicchiarico che difende l'ex console onorario in Nigeria, Gianfranco Falcioni (parte civile) e del difensore dei due pm, Massimo Dinoia.