Una decisione delle Sezioni Unite Civili di Cassazione sul tema immigrazione riaccende un fortissimo scontro tra magistratura e politica. Nell’incontro del 5 marzo, seppur rimanendo ognuno sulle proprie rigide posizioni rispetto alla riforma della separazione delle carriere, governo e Anm avevano comunque messo in campo un certo fair play.

Tutto è svanito di nuovo, quando è stata resa nota una ordinanza di Piazza Cavour che ha accolto il ricorso con cui un gruppo di migranti eritrei, trattenuti per giorni, su decisione dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, a bordo della nave della Guardia costiera Diciotti dopo un soccorso in mare, ha chiesto un risarcimento dei danni non patrimoniali, patiti dal 16 al 25 agosto 2018, alla Presidenza del Consiglio e al Viminale. Il supremo organo di giurisdizione italiana ha rinviato alla Corte di Appello di Roma per la sola quantificazione del danno. Le 37 pagine infatti fissano dei principi inderogabili.

Innanzitutto, «va certamente escluso che il rifiuto dell’autorizzazione allo sbarco dei migranti soccorsi in mare protratto per dieci giorni possa considerarsi quale atto politico sottratto al controllo giurisdizionale», in quanto «l’azione del governo, ancorché motivata da ragioni politiche, non può mai ritenersi sottratta al sindacato giurisdizionale quando si ponga al di fuori dei limiti che la Costituzione e la legge gli impongono, soprattutto quando siano in gioco i diritti fondamentali dei cittadini (o stranieri), costituzionalmente tutelati». Inoltre, l’obbligo del soccorso in mare «costituisce un preciso dovere».

La scelta dei giudici ha scatenato la furia dell’Esecutivo. La premier Meloni ha commentato: «Non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante». Salvini ha parlato di decisione «vergognosa» perché «mi sembra un’altra invasione di campo indebita. Se c’è qualche giudice che ama così tanto i clandestini, li accolga un po’ a casa sua e li mantenga. Chissà se di fronte allo splendido palazzo della Cassazione allestissero un bel campo rom e un bel centro profughi, magari qualcuno cambierebbe idea».

Contrario, ma con parole meno taglienti, il vice premier di FI Antonio Tajani: «Credo che il dovere del governo è di difendere i confini nazionali, ma se tutti gli immigrati irregolari chiedessero un risarcimento faremmo fallire le casse dello Stato. È una sentenza che non condivido». La reazione della maggioranza politica all’ordinanza dei nove ermellini ha portato addirittura la prima presidente di Cassazione, Margherita Cassano, ad emanare una nota breve, ma dal contenuto molto duro: «Le decisioni della Corte di Cassazione, al pari di quelle di altri giudici, possono essere oggetto di critica. Sono, invece, inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto».

Nel pomeriggio è arrivata la presa di posizione dell’Anm: «Ancora una volta inspiegabile è la distanza tra il riconoscimento dei principi e l’applicazione degli stessi. Ora anche le decisioni delle SU della Cassazione sono oggetto di attacchi ingiustificati, senza alcun rispetto per la separazione dei poteri. Ogni volta che una decisione è sgradita, viene collegata ad una valutazione ideologica». Contemporaneamente tutti i consiglieri togati del Csm, insieme ai laici Carbone, Papa e Romboli, hanno difeso il ruolo dei giudici della Suprema Corte, le cui decisioni «devono essere rispettate perché a presidio del principio di eguaglianza e manifestazione del diritto di ricevere tutela giurisdizionale sancito dall’articolo 113 della Costituzione. La Costituzione è un bene comune dei cittadini italiani e deve essere tutelata da tutti gli attori istituzionali».

Lunedì sarà presentata anche una richiesta di pratica a tutela. Contro l’Esecutivo è intervenuto anche il segretario di AreaDg Giovanni Zaccaro: «Le sentenze, soprattutto se espresse a SU, vanno lette e studiate ed eventualmente criticate nel merito e non perché “non piacciono”. Ieri è stata ribadita la primazia dei diritti fondamentali delle persone sulle volontà delle maggioranze di turno, anche se schiaccianti. È il principio fondante delle democrazie moderne. Spiace che ad alcuni politici ogni tanto sfugga, forse avrebbero dovuto ascoltare con più attenzione cosa ha cercato di dire l’altro ieri il Presidente Parodi all’incontro con il governo». Il riferimento è appunto all’incontro del 5 marzo a Palazzo Chigi durante il quale il leader del “sindacato” delle toghe aveva chiesto ai vertici dei partiti di maggioranza «un maggiore rispetto per i magistrati spesso accusati di produrre provvedimenti non giurisdizionali ma ideologici».

Soddisfatta per la decisione di Piazza Cavour la segretaria del Pd Elly Schlein che critica la premier: «Giorgia Meloni continua ad alimentare lo scontro con la magistratura per coprire i fallimenti del suo governo. Ma la Cassazione è l’ultimo grado di giudizio, come stabilito dalla Costituzione, che non cambia in base al suo umore. Non è possibile che ogni giorno il governo attacchi le sentenze. Ciò che allontana i cittadini dalle istituzioni è una sanità pubblica presa a picconate dai tagli del suo governo, con quasi 5 milioni di cittadini che rinunciano alle cure. Ciò che allontana i cittadini dalle istituzioni sono salari da fame, con 3,5 milioni di italiani poveri anche se lavorando e mentre Meloni affossa il salario minimo. Ciò che allontana i cittadini è il quasi miliardo di euro dei contribuenti scialacquato proprio da Meloni in Albania, per costruire delle prigioni vuote: il prezzo delle sue scelte intanto continua a pagarlo gli italiani».

A stigmatizzare le parole della premier ci ha pensato anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi: «La Prima Presidente Margherita Cassano ha ragione. Criticare nel merito le sentenze, i magistrati, le decisioni giurisprudenziali è giusto e doveroso. Mettere in discussione la separazione dei poteri è il segno che la presidente del Consiglio ha perso lucidità e correttezza istituzionale. Come del resto abbiamo già visto sui casi Almasri, Paragon e sulla ripetuta fuga dal Parlamento. L’influencer Giorgia ha preso il posto della presidente Meloni. E questo è inaccettabile».