GIANNI CUPERLO

«Draghi ha annunciato la completa autonomia energetica da Mosca per la seconda metà del 2024, ma è l’Europa che deve superare le resistenze sul fronte delle sanzioni e deve farlo perché l’alternativa è consentire a Putin di proseguire la guerra anche con le nostre risorse». La nostra conversazione con Gianni Cuperlo parte dalle difficoltà europee di individuare una strategia comune sul fronte delle sanzioni a Mosca per poi affrontare i nodi della politica interna. «Temo che stiamo pagando le mancate scelte del passato. Nel 2014, anno dell’annessione della Crimea, la percentuale di gas russo sul fabbisogno dell’Unione europea era il 30 per cento del totale, nel 2021 quella percentuale era del 44 per cento. Vuol dire che pure condannando la politica del Cremlino abbiamo ritenuto conveniente aumentare la nostra dipendenza energetica rinviando quella strategia di diversificazione che siamo stati costretti a inseguire negli ultimi mesi», dice.

E intanto l'Ungheria continua a minacciare il veto sull’embargo al petrolio russo...

L’Ungheria in questi mesi non ha mai mostrato alcuna volontà di rompere, e neppure incrinare, il suo legame con Mosca. A tenere saldo il rapporto non sono solo interessi economici, ma l’unità di vedute tra Putin e Orban sul declino della democrazia liberale e la crisi delle classi politiche in Occidente accusate di non saper più proteggere i loro cittadini dalle aggressioni “esterne”, leggi i migranti, e “interne” ai valori tradizionali di patria e famiglia. Siamo di fronte a un paradosso con un paese membro dell’Unione europea che nei fatti teorizza l’annullamento dei principi fondativi della stessa integrazione politica.

E come si esce da questo paradosso?

Su come esercitare il massimo della pressione su Putin è bene che si rafforzi l’iniziativa comune di un nucleo di nazioni a partire da Francia, Germania, la Spagna e noi. Quanto ai veti di Budapest la strada da imboccare è nel superamento di quel principio dell’unanimità che da troppo tempo paralizza o posticipa anche le scelte più urgenti e necessarie.

Quale deve essere l'obiettivo delle sanzioni europee? Far cessare le ostilità o rovesciare lo “zar” come è sfuggito in qualche occasione a Biden?

Non dubito che debba essere la prima cosa. Questa è una guerra, una tragedia, che non può trovare soluzione sul campo. Per i costi umani che produrrebbe e che si sommerebbero alle migliaia di vittime di ora e perché lascerebbe in eredità un continente condannato all’insicurezza e alla minaccia di un conflitto nucleare. Ha ragione il presidente Mattarella che al Consiglio d’Europa, citando Robert Schuman a proposito degli sforzi creativi che la ricerca della pace impone, ha parlato di una nuova Helsinki e non di una seconda “cortina di ferro”.

La telefonata di Draghi al presidente russo per sbloccare la crisi alimentare segna l’ingresso ufficiale dell'Italia nei negoziati. Può essere il primo passo per intavolare davvero un dialogo serio e concreto tra Putin e Zelensky?

Quella che è stata battezzata la “diplomazia del grano” può essere una delle strade da percorrere se davvero si vuole riannodare un filo, per quanto esile, di dialogo. Le tonnellate di cereali fermi nei porti ucraini dal 24 febbraio sono un dramma nel dramma con decine di paesi esposti ai rischi di una devastante crisi alimentare. Aggiungo solo che l’aumento del prezzo dei cereali è alimentato anche e soprattutto dalla speculazione finanziaria prontissima a sfruttare cinicamente la notizia sulla carenza dei prodotti.

Ma per sminare i porti serve la volontà di Kiev per individuare gli ordigni piazzati a difesa del territorio ucraino. Crede che Zelensky accetterà di fare un passo indietro?

Credo sia interesse di tutti favorire la soluzione più razionale e umanitaria. Il governo italiano per voce del ministro della Difesa si è detto pronto a fornire il supporto operativo a un’operazione che si fa di giorno in giorno più urgente fosse solo perché svuotare quei silos consentirebbe lo stoccaggio dei nuovi raccolti.

Cosa pensa del viaggio di Salvini a Mosca prima

pianificato e poi annullato?

Penso che sulla politica estera, e nello specifico in una situazione delicatissima e tragica come l’attuale, è bene che la voce della diplomazia sia quella del governo, di cui per altro la Lega fa parte.

Conte sventola la bandiera del pacifismo che un tempo apparteneva soprattutto alla sinistra. Crede sia solo una scelta opportunistica, per occupare uno spazio lasciato libero, o il frutto di un convincimento?

Non mi permetto giudizi e rispetto le posizioni di ciascuno, stiamo parlando di guerra, armi, e dubbi e interrogativi agitano la coscienza di tutti.

M5S e Lega chiedono di interrompere i rifornimenti militari a Kiev e un nuovo voto in Aula. Se si aprisse una crisi di governo sulla guerra l'alleanza Pd- M5S potrebbe comunque proseguire?

Se fossi stato in Parlamento avrei votato i decreti del governo, compreso l’aiuto militare alla resistenza del governo e della popolazione ucraina, l’alternativa poteva essere una caduta del paese in pochi giorni o settimane. Ora però, come detto, bisogna imboccare la via della tregua e della trattativa nell’interesse in primo luogo di un popolo segnato da oltre tre mesi di guerra. Tocca a Zelensky indicare i termini accettabili di un accordo e l’Europa in quello sforzo ha il compito di sostenerlo. Quanto a una eventuale crisi di governo non voglio prenderla neppure in considerazione tanto apparirebbe assurda e irresponsabile.

Pd al governo e M5S all'opposizione per gli ultimi scampoli di legislatura. Il modello centrodestra non è replicabile a sinistra?

Sinceramente penso di no, temo che sarebbe una sconfitta in primo luogo per il paese.

Le primarie di coalizione, a partire dalle Regionali siciliane, possono essere un modo per cementare l'alleanza?

In Sicilia possono essere lo strumento che mobilita energie e risorse diffuse e in parte oggi divise, ma che di fronte al ritorno sulla scena di protagonisti della stagione più compromessa del passato sentono il dovere politico e morale di battersi perché quella terra straordinaria non sia costretta a rivivere il suo passato peggiore.

Il Pd, dal canto suo, somiglia ogni giorno di più al partito di Draghi, l'unica forza stabilizzante all'interno di una maggioranza composita e litigiosa. Proporsi agli elettori come il partito della responsabilità per eccellenza è l'unica strada possibile?

No, oltre a farci carico della responsabilità dobbiamo rappresentare la scommessa del cambiamento. Siamo in un governo di eccezionalità voluto dal capo dello Stato e guidato da una personalità tra le più autorevoli di cui oggi dispone l’Italia, ma la nostra proposta deve mettere al centro i bisogni e i diritti delle persone che hanno pagato prima il prezzo più alto della crisi e ora quello combinato della pandemia e della guerra. Lavoro, salute, una scuola di qualità, la sostenibilità ambientale, un’etica pubblica da rigenerare, tra meno di un anno verremo giudicati su questo.

Renzi ha annunciato la raccolta firme per abrogare il reddito di cittadinanza, cosa ne pensa?

Penso che quel reddito ha consentito a migliaia di famiglie di non sprofondare nella povertà. Credo vada corretto e migliorato, abrogarlo lo considero un errore.

Sulle armi rispetto i dubbi di Conte, ma...

«NON MI PERMETTO GIUDIZI E RISPETTO LE POSIZIONI DI CIASCUNO, STIAMO PARLANDO DI GUERRA, ARMI, E DUBBI E INTERROGATIVI AGITANO LA COSCIENZA DI TUTTI.

MA NON CREDO SIA POSSIBILE IMMAGINARE UN’ALLEANZA COL PD AL GOVERNO E IL MOVIMENTO 5 STELLE ALL’OPPOSIZIONE. TEMO CHE SAREBBE UNA SCONFITTA IN PRIMO LUOGO PER IL PAESE »