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PRESENTAZIONE DELL AREA INDUSTRIALE INTERNA DEL CARCERE DI BOLLATE
Le condizioni attuali delle carceri italiane, caratterizzate da sovraffollamento, alti tassi di suicidi e strutture inadeguate, non sembrano molto distanti dalla situazione descritta nel 2013 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che, con la sentenza Torregiani, ha condannato l’Italia per trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei detenuti. Ed è per questo motivo che Washi Laroo, cittadino olandese di 26 anni accusato di omicidio volontario, incendio e tentata estorsione dalla procura di Milano, non verrà estradato nel nostro Paese.
Non ora, perlomeno, almeno fino a quando il ministero della Giustizia non sarà in grado di fornire garanzie adeguate su una carcerazione che rispetti la dignità umana. Questa, in sostanza, è la risposta fornita dall’Olanda alla richiesta avanzata dalla procura guidata da Marcello Viola, che indaga sull’incendio doloso divampato in uno showroom di via Cantoni a Milano, “Li Junjun”, costato la vita a tre giovani di origini cinesi: Pan An, 24 anni, Yinjie Liu, 17, e Yindan Dong, 18.
Il pubblico ministero milanese Luigi Luzi, che coordina le indagini insieme al procuratore Viola, aveva richiesto tramite il ministero alle autorità giudiziarie olandesi la consegna temporanea di Laroo, al fine di permettergli di partecipare a procedimenti di indagine irripetibili, come previsto dal codice. Ma l’Olanda adotta un approccio severo riguardo all’estradizione verso Stati che presentano problematiche nel loro sistema penitenziario, in linea con la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Ue, motivo per cui la decisione dipenderà dalla capacità dello Stato di garantire un trattamento umano, cosa che allo stato attuale non pare essere in grado di fare.
La situazione delle carceri italiane, secondo l’Olanda, non è molto diversa da quella stigmatizzata nel 2013 dalla Cedu, quando i detenuti erano 62.536 su 47.709 posti disponibili e l’Italia venne condannata per le condizioni di detenzione in alcuni istituti italiani, ritenute inumane e degradanti. In molti casi, i detenuti disponevano di meno di 3 metri quadrati di spazio personale, soglia minima stabilita dalla giurisprudenza della Corte. Un problema non isolato, ma sistemico e strutturale in tutto il sistema penitenziario italiano, secondo la Cedu, che l’Italia avrebbe dovuto risolvere in un anno, adottando misure concrete per migliorare le condizioni detentive.
La situazione, a oltre dieci anni da quella sentenza, non è però migliorata. Così i giudici olandesi hanno chiesto «garanzie dall’Italia sulle condizioni delle carceri» per dare il nulla osta al trasferimento di Laroo, che in Olanda è accusato di altri reati, tra cui rapine, furti, possesso di armi da fuoco, tentato rapimento e traffico di sostanze stupefacenti.
La decisione era stata già rinviata a maggio, a seguito della «preoccupazione» espressa dai giudici per il sovraffollamento delle carceri italiane e per l’alto numero di suicidi, come documentato in un rapporto del Consiglio d’Europa dello scorso ottobre. Da qui la richiesta di prove che tale situazione «sia migliorata», risposta che al momento, a quanto pare, non c’è. Ma anche se Laroo venisse condannato in Italia, per il giudice di Amsterdam il giovane dovrebbe comunque scontare la detenzione in Olanda «per motivi di reintegrazione sociale».
La situazione carceraria olandese è, d’altronde, ben diversa da quella italiana: le carceri sono addirittura costrette a chiudere a causa del basso livello di criminalità. Un risultato raggiunto, secondo gli esperti, grazie all’attenzione rivolta alla riabilitazione piuttosto che alla detenzione. E le celle sono decisamente diverse da quelle italiane: ognuna è fornita di bagno privato, televisione, scrivania e frigorifero e i detenuti condannati a una lunga detenzione possono dedicarsi ad attività come la cura dell’orto e l’allevamento di animali. Un modo di intendere la detenzione diametralmente opposto a quello italiano, dove si è arrivati a mettere in discussione l’articolo 27 della Costituzione e lo stesso fine rieducativo della pena.
Di fronte ai rapporti sulla situazione italiana, tra cui quelli di Antigone, l’Olanda ha dunque preso tempo. I dati a cui fanno riferimento i giudici sono quelli del Comitato per la prevenzione della tortura, che al 25 novembre 2024 aveva censito 62.410 detenuti su una capienza di 51.165, ma 46.771 posti effettivi, con un indice di affollamento superiore al 133%. Questo indice varia, però, da carcere a carcere, in base all’inagibilità di diverse camere o intere sezioni detentive, come nel caso di Milano San Vittore, dove l’indice di sovraffollamento è del 231,49%.
Sono in totale 151 gli istituti con un indice di affollamento superiore al consentito; in 60 di questi, l’indice supera il 150%. E nel 2025 si è già registrato un suicidio ogni tre giorni. Condizioni ritenute inaccettabili dall’Olanda, ma anche dagli standard internazionali. La situazione, oltretutto, non sembra migliorare ed è aggravata dalla costante crescita della popolazione carceraria, dovuta anche alla creazione di nuovi reati. Le autorità olandesi hanno ora reso l’estradizione di Laroo condizionata alla garanzia che la sua detenzione rispetti gli standard fissati dalla Cedu, inclusi i 4 metri quadrati minimi per detenuto richiesti dal Comitato per la prevenzione della tortura. Toccherà al ministro Carlo Nordio, ora, trattare con le autorità olandesi per trovare una soluzione a questa situazione.