Il clima giustizialista che avvolge il Paese non sembra lasciare spazio ad un pensiero garantista. Più si accende la campagna elettorale  più vengono sfornate ricette securitarie. Costruzione di nuovi carceri, fondi per le forze dellordine, assunzioni di altri poliziotti . In tutto questo cè lo spazio per una visione differente della società? [embed]https://youtu.be/yS0HUVuMaEQ[/embed] Forse si ma bisogna cercarlo. Allora, magari,  si trovano un liceo  e un progetto in controtendenza.Stefano, Arianna, Ludovica,  Paola, Francesca , Giorgia, sono solo alcuni dei nomi  dei ragazzi del liceo Giosuè Carducci di Roma che hanno lavorato con passione a Carceri senza sbarre. Un progetto realizzato in collaborazione con lassociazione Rising Pari in genere. Lintento non era semplice: quello di eliminare i pregiudizi sugli ex detenuti e sensibilizzare i cittadini sulle loro condizioni sfatando i luoghi comuni sulla popolazione carceraria. I risultati di questo impegno sono stati presentati al pubblico il 7 febbraio. La professoressa Barbara Festuccia, che ha coordinato liniziativa, spiega come «i ragazzi avevano già unidea abbastanza punitiva del carcere quindi allinizio erano anche un pò restii, non erano entusiasti». Poi però «sono rimasti colpiti dalle storie dei detenuti, dai rapporti con i loro parenti»Laspetto umano ha contribuito a  prendere coscienza che esistono possibilità alternative al carcere e che proprio lisolamento delle persone contribuisce ad aumentare molto il tasso  di recidiva, il ricadere di nuovo nel reato. Una realtà messa in evidenza anche dal Garante per i detenuti della Regione Lazio, Stefano Anastasia: «Il fatto che ci siano decine di ragazzi che discutono di questi temi, discutono della necessità di superare i pregiudizi a partire dai luoghi nei quali si manifestano,  credo sia un segno di speranza per la nostra società».«Il clima nel paese è incentrato anche sul disprezzo delle persone continua Anastasia -, non dobbiamo dimenticare quello che è successo pochi giorni fa a Macerata.  Invece le misure alternative al carcere sono una scommessa sulla possibilità di reinserimento  e quindi prospettano una soluzione completamente differente». Alla fine, come dicono i ragazzi, è stato incrinato quel muro mentale che «tende a chiudere le persone dietro il carcere perché la società non li vuole vedere».