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«Non era programmato. Mi è venuto spontaneo quando ho cominciato a parlare. Non è che la gente può votare una persona in maschera, hanno diritto di guardarmi in faccia. E come ho detto: è stato un gesto d’amore per il popolo, per continuare a servirlo con la stessa umiltà che ho avuto da carabiniere. Sono sempre stato e sempre sarò un carabiniere degli ultimi». Così Sergio De Caprio, il capitano Ultimo, in un’intervista al Corriere della Sera, ora candidato alle europee con la lista “Libertà” di Cateno De Luca.
Il Capitano Ultimo, nel 1993 alla guida di una squadra di investigatori che riuscì ad ammanettare il capo dei capi della mafia, Salvatore Riina, ha deciso di mostrare il proprio volto dal palco del Teatro Quirino di Roma, dove ha annunciato la sua discesa in campo: «Dopo 31 anni, tolgo la protezione al mio volto, la mia ultima difesa dalla mafia, perché a viso aperto voglio continuare a servire il popolo italiano con lo stesso coraggio, con la stessa umiltà, con lo stesso amore che ho avuto da carabiniere». Oggi De Caprio ha 63 anni, ha lasciato l’Arma dei Carabinieri e trascorre il proprio tempo impegnato nel sociale e nella difesa della natura e degli animali attraverso la propria associazione.
E adesso che ne farà del suo passamontagna? «Lo terrò sempre in tasca per ricordarmi da dove vengo e per ricordare una lotta che sarà finita solo quando le mafie saranno annientate», dice al Corsera. Lei ha sempre la scorta? «Sì. Come sa è un argomento complicato ormai da sette anni. A settembre - spiega - il Consiglio di Stato deciderà definitivamente se Bagarella è ancora pericoloso per me oppure no. Nel frattempo è venuto fuori che nel carteggio per decidere questa storia della scorta non ci sono i verbali dei collaboratori che raccontano dei piani per uccidermi. E sa cosa fa l’avvocatura dello Stato?». Cosa? «Dice che siccome Riina è morto il pericolo non esiste più. E quel che disse di me Provenzano? E il progetto di Bagarella per farmi fuori? Niente. I verbali non ci sono quindi il pericolo non c’è. E in questi sette anni avessi ricevuto una telefonata da un ministro, un prefetto...», dice.
Deluso da tutti quanti? «Beh, uno Stato che tratta così la vita di una persona... Dispiace. Ora - prosegue - il Consiglio di Stato ci dirà se Bagarella non è più un pericolo, ma se non lo è allora non ha senso tenerlo al 41 bis». «Se mi tolgono la scorta combatterò da solo. Del resto - evidenzia - mi chiedo: ha senso avere una scorta contro il parere dei ministri dell’Interno che si sono susseguiti in questi anni e contro il parere del comandante dei carabinieri?».