«Devi modificare il bilancio come chiede il socio. Tu lo devi cambiare comunque, anche se ti dicono che la Luna è piatta». Chi parla in questa registrazione, che risale al 30 ottobre scorso ed è in possesso della Procura di Roma, è Virginia Raggi. Chi doveva eseguire l’ordine è Lorenzo Bagnacani, ex amministratore delegato dell’Ama che, dopo questo scontro verbale su cui indaga la magistratura, fu silurato dalla sindaca lo scorso febbraio.

L'audio è allegato all'esposto presentato alla Procura da Bagnacani che denuncia presunte pressioni ricevute per modificare il bilancio della municipalizzata dei rifiuti. Nella registrazione, pubblicata dall'Espresso on line, Bagnacani chiede chiarimenti sulla vicenda e su come valutare la qualità del credito, la sindaca taglia corto: «Non devi valutare, se il socio ti chiede di fare una modifica la devi fare: tu lo devi cambiare comunque, anche se ti dicono che la Luna è piatta». Nell’esposto si sostiene che le presunte pressioni sul cda dell’azienda fossero «finalizzate a determinare la chiusura del bilancio dell’Ama in passivo, mediante lo storno dei crediti per i servizi cimiteriali». La sindaca «avrebbe spinto il manager a togliere dall’attivo dell’azienda (il bilancio era in utile per oltre mezzo milione di euro, un dato di poco inferiore rispetto a quello dell’anno precedente) crediti che invece erano certi, liquidi ed esigibilì, con l’unico obiettivo di portare i conti di Ama in rosso.

Naturalmente scoppia subito un vero putiferio. E parte un nuovo capitolo dello scontro elettorale nella maggioranza tra Lega e Cinquestelle, che se le danno di santa ragione in vista delle Europee. Salvini ha appena attaccato la gestione della sindaca su Roma, vendicandosi delle critiche del M5S e delle sfide lanciate dal Di Maio pseudosinistrorso sui porti, sugli alleati europei, sul 25 aprile e pure sui prefetti. Sintetizza il senatore leghista De Vecchis: «Prima i frigoriferi, poi i materassi, le buche, i topi, le fermate della metropolitana che chiudono una dopo l’altra. Ora a quanto si apprende, un possibile quadro di forzature ed omissioni che sottintende ad un reato. Se venissero confermate le sconcertanti intercettazioni telefoniche diffuse dalla stampa, le dimissioni del sindaco Raggi sarebbero l’unica via di uscita e un atto di rispetto per la cittadinanza, che merita un sindaco capace, trasparente e rispettoso della grande responsabilità affidata da milioni di romani».

Schiaffoni che piovono anche dalla Camera: «Abbiamo appreso con sconcerto le ultime cronache relative all’amministrazione comunale di Roma e alla gestione di Ama. Notizie inquietanti che non possono lasciarci indifferenti: se quanto riportato dalle intercettazioni corrispondesse a verità, si tratterebbe di un fatto di gravità inaudita. Per rispetto delle regole interne del Movimento cui appartiene, sarebbe opportuno per il sindaco Raggi farsi da parte e presentare subito le dimissioni», incalza Riccardo Molinari, capogruppo Lega alla Camera assieme a quello del Senato. Anche i ministri degli Affari regionali, Erika Stefani, e dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, sono duri: «Sarebbe la confessione di un grave reato e la chiara ammissione di una palese incapacità a governare. Per coerenza con le regole del Movimento ci aspettiamo le sue immediate dimissioni». Il sottosegretario agli Esteri, Di Stefano difende la Raggi: «Trovo vergognoso che Salvini paragoni la questione Raggi e quella di Siri dato che non si trattò mai di accuse di corruzione e tanto meno ci furono intercettazioni così eloquenti. La questione morale quando si tratta di mafia è un principio sacro. Lo crede anche la Lega o no?».

Il Movimento la giudica «una goffa ripicca, la Raggi non è indagata». Tra i due litiganti si inserisce la Meloni che guarda al futuro post Europee: «Si può parlare di tutto ma prima di proporre i sindaci bisognerebbe proporre una visione per i romani e dire cosa si vuol fare per loro e per Roma. Roma ha bisogno di poteri, come accade per tutte le grandi capitali occidentali, quindi il problema da cui partire è quello dei poteri di Roma Capitale, che non si è mai voluto risolvere. Lo scontro tra Raggi e Salvini? La Raggi è un bersaglio facile perché è obiettivamente un sindaco incompetente, che non sta dando risposte». «Credo che l'attivismo di Salvini e della Lega su Roma sia semplicemente dovuto a questo e, probabilmente, serve anche alla Lega e al M5S per polarizzare lo scontro per la campagna elettorale e litigare all'interno del Governo. Detto questo, non condivido Salvini quando dice che a Roma non servono altri soldi, perché Roma è la Capitale d'Italia e non può essere trattata come se fosse un Comune qualsiasi».