«Le prove offrono una nuova ricostruzione dei fatti, un incrocio probatorio che proietta una realtà mai indagata che ha condotto i giudici della cognizione ad una falsa verità». Gli avvocati Baldassare Lauria e Maria Domenica Vazzana lo scrivono a chiare lettere della richiesta di revisione: nel processo “Riscatto” c'è stato un «errore ricostruttivo del fatto storico compiuto dai giudici della cognizione» o meglio, evidenziano, una «“falsificazione” del giudizio di colpevolezza» formulata nei confronti degli imputati.

Nelle quarantadue pagine che compongono la richiesta ex art. 629 e 630 c. p. p, i rappresentanti legali di Lorenzo Tripodi e Michele Nucera sembrano smantellare, passo dopo ` passo, l'indagine sul “branco di Melito Porto Salvo”, che ha visto coinvolti sei ragazzi maggiorenni (solo un minorenne) che tra il 2013 e il 2015 abusarono, in varie occasioni, di una ragazzina che all’epoca dei fatti aveva soltanto tredici anni. Per questo, nel marzo del 2022, anche Tripodi e Nucera sono stati condannati in Cassazione a 6 anni di reclusione per violenza sessuale in gruppo. «Lorenzo e Michele sono vittime di un clamoroso errore giudiziario che va al più presto corretto», dicono i loro avvocati. E, il processo si rifarà. La Corte di appello di Catanzaro letta la richiesta di revisione, analizzati gli atti allegati contenente le nuove prove, valutata la congruenza e affidabilità degli elementi proposti dal pool difensivo ha emesso il decreto di citazione in giudizio. Sarà venerdì 16 giugno 2023 il giorno in cui si inizierà il nuovo giudizio per due Lorenzo Tripodi (oggi 27enne) e Michele Nucera (28enne), due dei sei appartenenti al “branco di Melito Porto salvo”.

Una storia di violenza che destò clamore: secondo la pubblica accusa e poi anche per la Cassazione, a Melito Porto Salvo, cittadina sulla costa ionica di Reggio Calabria, nell’estate del 2013, quando ancora frequenta la seconda media, la vittima si innamora e si fidanzata con Davide (uno dei sei condannati). Dopo qualche tempo il ragazzo la lascia e lei inizia una storia con Antonio (un altro dei condannati). Quando anche questa storia finisce la giovane prova a tornare da Davide, ma per «conquistare il suo perdono» la ragazzina in cerca d’amore finisce per diventare “giocattolo” di lui e dei suoi amici, che agivano in due o tre per volta. La ragazzina e i suoi genitori denunciano, scattano gli arresti, ma non la solidarietà della cittadina ionica: alla fiaccolata per esprimere vicinanza alla giovane vittima si presentano davvero in pochi.

«Leggete gli atti», implorarono proprio un anno fa, attraverso Il Dubbio, i genitori di Antonio, Lorenzo e Michele, che chiedevano la revisione del processo: «Guardate - dicevano - i file trovati tramite una perizia informatica sul computer della ragazza e poi non avrete alcun dubbio: i nostri ragazzi sono innocenti». Sono stati ben sei i punti “novum” della richiesta di revisione.

Il principale è la presenza di un supertestimone «mai sentito nei precedenti giudizi», ma entreranno a far parte del processo di revisione anche una intercettazione telefonica tra i genitori della vittima e un audio registrato dopo la denuncia di abusi, tra il padre dell'allora tredicenne e uno degli indagati appartenenti al “branco”: «Ti ripeto che lo so che Tripodi non c’entra nulla», si sentirebbe dire dal padre della vittima che proseguirebbe dicendo proprio a uno dei ragazzi indagati «... mi dispiace che voi siete entrati in ballo».

Nella richiesta di revisione, inoltre, sono state allegate tre super perizie: quella del perito fonico Gabriele Pitzianti, quella del perito informatico, l'ingegnere Paolo Reale, che ha effettuato l’analisi di digitar forensi sul computer della vittima recuperando sms e chat di whatsapp che erano stati cancellati e che «dimostrano l’innocenza dei ragazzi», dicono i legali, e la consulenza della criminologa Roberta Bruzzone, che ha ricostruito la storia guardando ai comportamenti della persona offesa ed evidenziando allo stesso tempo anche quelli che gli avvocati Lauria del Foro di Trapani e Vazzana del foro di Reggio Calabria - affiancati dall’associazione “Progetto Innocenti” ( ìorganizzazione non governativa che si occupa di errori giudiziari) - nell'atto di revisione definiscono «errori grossolani compiuti dal perito del Tribunale di primo grado».

Per i difensori di Lorenzo Tripodi e Michele Nucera, che ormai da tre anni e cinque mesi condividono la stessa cella nel carcere di Reggio Calabria, i nuovi elementi emersi dalle indagini difensive «offrono una nuova ricostruzione dei fatti».